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Autore Mediazione e confini

geocinel
Carlo Cinelli
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 0 -  0 - Inviato: 05 Aprile 2015 alle ore 09:49

Antonio alias Totonno in altra discussione scrive:

"Cosa pretendete di insegnare, visto che la posizione di un confine deve per forza essere condivisa tra i legittimi proprietari di fondi contigui ed è frutto sicuramente di una mediazione, sempre e con l'aiuto dei tecnici ?

Tra tecnici confinatori va trovato sempre un punto di accordo. Per giungere alla esatta posizione del confine vanno misurati gli interessi di entrambe le parti e ci si accorda per forza. Non è soltanto questione di numeri, cartografia, topografia. Questa ricerca di mediazione, accordo tra la volontà delle parti, i tecnici partecipanti sono demandati a sforzarsi di trovare."

Siccome è uno spunto interessante di discussione non l'ho voluto lasciar cadere nel vuoto e ho aperto questa nuova discussione per esprimere un mio parere al riguardo e, ovviamente, sentire anche quello altrui.

Quando è stato pensato l'istituto della mediazione ho sperato che questa fosse la consacrazione del precedente istituto dell'arbitraggio, sempre poco considerato.

L'arbitraggio è quella procedura nella quale due tecnici di parte si affidano ad una altro tecnico super partes ed esperto per determinare una data cosa.

Direi una panacea dei mali.

Quando invece ho conosciuto l'istituto della mediazione così come è stato concepito ho avuto un grande scoramento.

E' chiaro che io riporto queste considerazioni legate al mondo dove opero maggiormente e cioè le riconfinazioni e vorrei limitare a questa materia la discussione. Da lì anche il titolo "mediazione e confini".

Questo istituto infatti non tendeva verso la verità ma verso un avvicinamento delle parti a prescindere.

Nel discorso di Antonio ho ritrovato questa impostazione, soprattutto quando lui dice: Per giungere all'esatta posizione del confine vanno misurati gli interessi di entrambe le parti e ci si accorda per forza.

No, Antonio.

Questo non ha niente a che fare con l'Azione di regolamento di confini così come prevista dall'Art. 950 del CC.

L'esatta linea di confine è una cosa, il risultato di una mediazione è un'altra.

E' chiaro ed evidente che per determinare una linea di confine bisogna tener conto di tutte le tolleranze del caso e due tecnici non possono discutere di una differenza di 20 cm. nelle risultanze quando stiamo riconfinando una linea di mappa di impianto.

Ma altra cosa è quando le risultanze divergono di 2 metri, magari una parte ha fatto le operazioni corrette e l'altra no, e ci si accorda a metà o quasi perché l'istituto della mediazione prevede di riavvicinarsi.

Quella risultante non ha niente a che vedere con l'esatta linea di confine.

E se devo dire la mia fino in fondo questo istituto lo trovo pericoloso perché non rispetta la confinazione e il peso di tutti gli elementi probanti idonei alla ricostruzione del confine.

Cordialmente

Carlo Cinelli

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Autore Risposta

Leo
Leonardo Gualandi (leometra@gmail.com)
» ACCOUNT NON PIU' ATTIVO
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Castel del Rio

 0 -  0 - Inviato: 06 Aprile 2015 alle ore 07:59

Sì, Carlo, mi trovi pienamente d'accordo sugli aspetti generali; quelli inerenti l'individuazione della posizione di un confine andato perduto per cui è corretto dire che la mediazione non ha niente a che fare con l'azione di regolamento di confini.

Ma spesso abbiamo ricordato che la riconfinazione è un'attività più vasta, che non può escludere a priori accordi diversi dalla ricostruzione delle linee teoricamente corrette. Si badi bene: diversi; quindi pienamente in linea con quanto sostieni nel merito.

Penso che lo "scoramento" che manifesti conseguente all'aver preso coscienza della mediazione com'è stata concepita dipenda soprattutto dalle aspettative che ti eri fatto se davvero confidavi in una sorta di rafforzamento dell'arbitraggio. Infatti questo, come gli arbitrati e il giudizio, rimane strettamente nel solco dell'accertamento di un diritto già costituito e immutabile, mentre la mediazione esce da quel solco per esplorare altre possibilità.

Quando caldeggiavo gli accordi, nelle premesse ai nostri corsi, lo facevo specificando che potevano essere molto vantaggiosi (necessari?) quando le lacune degli elementi probanti o intervenute modifiche nei luoghi rendessero dannoso per entrambe le parti ricostruire una linea che si rivelerebbe assurda se posta seguendo le risultanze teoriche. Ci tenevo poi a precisare che la ricerca dell'accordo non deve però essere giustificata dall'impreparazione del Tecnico. Non è una scappatoia!

Quindi direi che è giusto non condividere il secondo paragrafo che riporti di Totonno, perché sembra porre obblighi laddove invece si dovrebbe raccomandare di tener viva l'attenzione sulle possibilità. Nulla più.

E la mediazione dovrebbe essere un mezzo efficacissimo per realizzare quelle possibilità qualora se ne verificasse l'opportunità.

Lo scoramento per la mediazione io l'ho avuto, invece, perché è stata concepita obbligatoria: negazione del concetto che la regge perché, sintetizzando, non si può obbligare a un (buon) accordo...

Leonardo

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geocinel
Carlo Cinelli
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 0 -  0 - Inviato: 06 Aprile 2015 alle ore 09:18

Leo

Condivido quanto tu dici riguardo al non escludere a priori accordi diversi dalla ricostruzione delle linee teoricamente corrette. E' una attività di cui il tecnico di parte deve tener conto nell'espletamento del proprio incarico.

Non la metterei nell'attività di indagine degli elementi probanti ma in un'area collaterale non meno importante di quella principale.

E qui viene fuori la mia impostazione rigorosa (anche riguardo alla procedura e alle norme) che a volte mi attribuisci e di cui ne sono consapevole.

Per riportare un esempio concreto quello che più mi ha scandalizzato nella sentenza legata alla discussione "Giustizia: Chi è costei?" è il fatto che non si è minimamente tenuta in considerazione la normativa, nello specifico il DPR 650 del 1972 che recita cose chiarissime in relazione alla valenza probatoria dei Tipi di Frazionamento e al ruolo di espressione della volontà delle parti che essi rivestono.

Volevo fare inoltre un'integrazione a quanto detto nel primo post.

Tu ai corsi hai sempre sostenuto che la riconfinazione, spesso, da luogo ad una nuova confinazione.

E, sinceramente, l'esempio ultimo che ho portato mi fa pensare davvero ad una cosa del genere, nella sua più assoluta compiutezza.

Accentuiamo la differenza e pensiamo a differenze nelle risultanze tra i due tecnici di 3 metri. Poniamo il caso che uno dei due ha fatto le operazioni corrette e l'altro no e che queste non siano valutate nella mediazione. Poniamo anche il caso che l'accordo preveda di trovarsi a metà e quindi a 1,5 metri dal "corretto" confine catastale così come ricostruibile dai documenti e dagli elementi probanti.

Fatte salve le considerazioni e la valenza dell'accordo che stabilisce il confine, secondo voi, per ripristinare la corretta posizione della linea nel database catastale ci sarebbe bisogno di un Tipo di Frazionamento?

Cordialmente

Carlo Cinelli

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Leo
Leonardo Gualandi (leometra@gmail.com)
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Castel del Rio

 0 -  0 - Inviato: 06 Aprile 2015 alle ore 09:56

Ecco! Questa mi pare la discriminante: se non occorre frazionamento (e rogito), allora si è fatta un'azione di regolamento di confini; mentre se si raggiunge un accordo (diverso dalla ricostruzione della linea, ma "semplicemente" orientato all'incontro dei reciproci interessi, allora il frazionamento e il rogito sono richiesti.

Parere personale: dire che "i tecnici sono demandati a trovare un accordo" non mi pare corretto, perché i loro incarichi riguardano la ricerca del confine perduto. Quella di un accordo può essere conveniente, e in tal caso (solo in tal caso) dovremo farlo presente alle parti e sarà bene spendersi per favorire l'esito; ma non di più.

Leonardo

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geocinel
Carlo Cinelli
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Lamporecchio (PT) - geocinel@tin.it

 0 -  0 - Inviato: 06 Aprile 2015 alle ore 10:05

Condivido in pieno, Leo.

E' la discriminante.

E proprio nel caso di "Giustizia:Chi è costei" ho cercato di mettere in risalto, nelle mie controdeduzioni, la contraddizione che quella sentenza per essere eseguita in pieno doveva essere corroborata da un nuovo frazionamento che riposizionasse la linea di confine a circa 2,50 m. da dove l'aveva posizionata il Tipo contestato ma mai messo in dubbio per le sue risultanze metriche.

Condivido anche il secondo capoverso che è uno degli spunti per i quali ho aperto la presente discussione.

Cordialmente

Carlo Cinelli

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