Aggiungo io uno spunto di riflessione.
Nella scelta degli schemi di rilievo e di calcolo spesso si opta (tutti, io compreso e ne sono stato sostenitore nel passato) per cercare e rilevare punti di appoggio intorno alla linea da ricostruire.
Pochi di noi si pongono il problema di cosa può essere più congruente e omogeneo con la nostra linea, anche attraverso valutazioni presuntive perché spesso non ci sono gli elementi oggettivi come atlante delle poligonali, abbozzo del rilievo di confinazione ecc..
Qualcuno di noi valuta l'attribuzione di pesi ai punti di appoggio. Pier Domenico Tani aveva addirittura una sua personale teoria nell'applicarli e nel calcolarli. Con la quale mi confronto e che condivido fino ad un certo punto.
Oggi penso che lo scegliere più punti possibile ed usarli tutti indiscriminatamente nel calcolo definitivo sia un approccio asettico al problema della ricostruzione e della riconfinazione.
Una linea di confine può essere molto congruente o addirittura sorella di alcuni punti di appoggio e lontanissima parente di altri.
E allora perché portare elementi di disturbo all'interno del calcolo definitivo?
Credo che battere molti punti di appoggio serva a capire la bontà degli stessi ed anche a capire l'attendibilità della mappa sulla quale stiamo lavorando. Una volta verificata la bontà il tecnico deve fare delle scelte in base alle sue conoscenze relative alla confinazione.
E' vero che stiamo parlando di poche decine di cm. e quindi in quelli che io personalmente ritengo essere errori di procedura, ma anche questi contribuiscono ad allontanarci dal più probabile punto di confinazione e ad aumentare la tolleranza intesa come imprecisione assoluta.
Cordialmente
Carlo Cinelli