Un utente di Geolive mi ha posto in un messaggio privato la seguente domanda:
Perchè la trasformazione a foglio di gomma non sarebbe adatta per le ns vecchie e care mappedi impianto? Poiché penso che l'argomento possa essere di interesse comune, riporto qui sotto la sezione che ho scritto nel recente libro "La teoria e la pratica nelle riconfinazioni" (co-autori Carlo Cinelli e Leonardo Gualandi).
Se volete leggere il forum dedicato al libro, eccolo:
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http://www.tecnobit.info/teoria_pratica_riconfinazioni.php
Segue il brano suddetto.
Ciao a tutti,
Gianni Rossi
PERCHÉ OMOGRAFIA E RUBBER-SHEETING NON VANNO BENE
Nelle sezioni dedicate alle georeferenziazioni Omografica ed Elastica ho già avuto modo di dire che, a mio avviso, gli algoritmi classici dell’Omografia e del Rubber-Sheeting non sono idonei a georeferenziare e rettificare le mappe d’impianto del Catasto Italiano prive di parametratura (1). Spiego il perché.
L’Omografia non è ideale perché considera la mappa come una proiezione prospettica del terreno. Ma questo presuppone una deformazione uniforme (prospettiva) che, invece, non è certo quella che si è verificata nelle mappe catastali, anzi.
Il Rubber-Sheeting pure non è ottimale perché prevede l’adattamento della mappa su una maglia di punti noti per i quali è altrettanto noto lo spostamento dei rispettivi punti del raster. Questo significa che l’operatore conosce a priori lo spostamento da impartire ai punti (2) e sa, ad esempio, che un punto del raster deformato va spostato di molto, un altro punto invece va spostato di poco, ed un altro ancora non va invece spostato per niente.
Domanda: è questa la situazione alla quale ci troviamo di fronte quando dobbiamo georeferenziare e rettificare una mappa catastale d’impianto?
No, non è questa, anzi, al contrario, non conosciamo assolutamente a priori l’attendibilità dei punti di inquadramento della mappa, cioè quanto ciascuno di essi è fedele o meno alla sua posizione nella realtà. Non sappiamo nemmeno se qualcuno di questi va scartato perché palesemente errato. Applicare l’omografia o il Rubber-Sheeting in queste condizioni è come voler raccogliere il miele da un alveare di api a mani nude, qualche puntura la becchi di sicuro.
La nostra situazione di partenza è “aleatoria” perché l’unica cosa che possiamo fare è georeferenziare il raster sulla base di un rilievo effettivo di punti. E l’unica certezza che abbiamo, se l’abbiamo, è quella di non aver commesso errori di misurazione, per cui sappiamo che delle due serie di punti, mappa e realtà, solo quest’ultima è attendibile. Sui punti mappa non possiamo, a priori, fare alcuna assunzione (3), anzi, dobbiamo mettere in atto procedure in grado di verificarne l’attendibilità.
Sulla base di queste considerazioni e grazie al contributo di alcuni esperti colleghi, in particolare l’amico e co-autore Geom. Leonardo Gualandi, ho quindi studiato ed implementato quella che ho chiamato georeferenziazione “Trilaterale” (sperando che il nome possa dare l’idea) che illustrerò alla sezione seguente.
Note:
(1) Per quelle parametrate va sempre utilizzata la georeferenziazione Parametrica (vedi sezione relativa), a meno di casi particolari in cui va preservata la congruità locale, spiegati al successivo paragrafo, e per i quali va applicata la Trilaterale.
(2) Questo spostamento è, in pratica, impartito definendo direttamente i quadrilateri su cui applicare l’algoritmo.
(3) Fatte salve, ovviamente, quelle sulla loro utilizzabilità, vale a dire una materializzazione stabile e la verificata corrispondenza con il punto reale.