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Argomento: Mappe d'impianto online

Autore Risposta

geocinel
Carlo Cinelli
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Lamporecchio (PT) - geocinel@tin.it

 0 -  0 - Inviato: 14 Giugno 2014 alle ore 18:35

Gianni

Le informazioni in mio possesso sono leggermente diverse.

I Collegi, se ne erano convinti, avrebbero avuto tutto il tempo per farle.

Non giustifichiamoli. Dal 2006 se ci fosse stata la volontà......

A Pistoia siamo stati il sesto Collegio a farle, perché non aspettavamo atro che l'Agenzia ce ne desse la possibilità.

Pertanto non mi dispiace affatto che la stessa ad un certo punto abbia preso le redini della situazione.

E farebbero anche bene a concretizzare quello che Ferrante ha sempre detto: per questi collegi niente accesso alle mappe scansionate.

Oppure, peggio, gli farei pagare 40 Euro per ogni estratto A3.

Così si renderanno conto della enorme occasione che hanno perso.

Quanto all'ultimo passaggio non ho l'esigenza di spiegare accuratamente al Professor Luciano Surace l'operazione che faccio nelle riconfinazioni e il numero dei crocicchi che di volta in volta mi servono per compierla.

Era solo per sottolineare che quell'operazione che Lui auspicava la facciamo analogamente su una porzione di mappa o su tutta a seconda dell'esigenza.

Quello che invece, secondo me, andrebbe sottolineato è che questa operazione di rettifica del raster può creare dei problemi legati al ricampionamento dei pixel.

Ecco che forse, opportunamente, andrebbe digitalizzata tutta la mappa per crearne un file vettoriale.

Ma sarebbe un bel lavoro a cui l'Agenzia, vista la mole, non pensa nemmeno.

Cordialmente

Carlo Cinelli

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Leo
Leonardo Gualandi (leometra@gmail.com)
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 0 -  0 - Inviato: 15 Giugno 2014 alle ore 08:54

Nelle mie ormai parecchio diradate frequentazioni del sito, mi sono imbattuto in questo intervento estremamente positivo, che potrebbe costituire l'ossatura di una trattazione completa sulla materia; ma non pensando di poter avviare tale trattazione, mi limito ad un paio di punti a cui spero di poter aggiungere qualcosa:
"Luciano.Surace" ha scritto:
...

- dematerializzare i documenti catastali e salvaguardare dalle insidie del tempo un prezioso documento tecnico, conservato in unico esemplare cartaceo;
- fornire gli adeguati elementi cartografici per recuperare la precisione metrica delle mappe vettoriali attualmente in conservazione;
- effettuare la calibrazione tra file cartografici vettoriali e fogli di impianto per individuare e risolvere buchi o sovrapposizioni e conseguire congruenza topologica tra fogli adiacenti, fino ad arrivare alla costituzione del continuum territoriale su area comunale/provinciale

[...] Con la risoluzione scelta, la dimensione di un pixel sull’immagine è pari a 0.127 mm x 0.127 mm (sul terreno è pari a 0,254 m x 0,254 m). Si rischia pesantemente di perdere informazione e continuità dei segni grafici, con conseguenze negative sulla collimabilità degli stessi.



Dei tre "fini" qui indicati considero il primo abbondantemente prevalente sugli altri, perché fallire questi ultimi rimarrebbe nella consuetudine di spreco di risorse, mentre fallire il primo comprometterebbe il documento stesso. Magra consolazione il fatto che lo spreco sia consuetudine; ma qualcosa mi suggerisce che senza quello spreco, la semplice scansione sarebbe stata rinviata sine die.

Un discorso molto meno "fatalista" meritano le caratteristiche delle scansioni, sulle quali la disamina del prof. Surace è molto interessante, ma soltanto accennata e meritevole di approfondimento.

La risoluzione di 200 punti/pollice produce la richiamata dimensione del pixel, che nelle più diffuse scale delle mappe catastali porta a 13 centimetri per 1:1000, 25 per 1:2000 e 50 per 1:4000. Dimensioni pari alla metà del solo errore di graficismo richiamato in più occasioni da Aurelio Costa (p.es. Atti del Convegno di Rimini del 1997), il quale Costa dava anche conto delle tolleranze di misura, modificate con le diverse norme entrate in vigore nel tempo, che comunque raddoppiavano quel valore già alla distanza di 100 metri.

Mi sembra anche importante considerare che le mappe d'impianto hanno interesse metrico all'attualità limitato alle linee tuttora "vigenti", per l'eventuale ricostruzione, e a quelle riprodotte invariate su altri documenti per la calibrazione di questi. Ciò comporta la graduale perdita di interesse per il rigore metrico via via che si va indietro nel tempo; un po' per le più ampie tolleranze delle mappe più antiche, un po' per i minori riscontri di queste con la situazione attuale.

Il tutto deve esser considerato alla luce delle esigenze pratiche operative, che vedono nella maggior parte dei casi sensibili svantaggi nell'impiego di files più pesanti. Ma ciò non giustifica di per sé solo l'alleggerimento dei files originali, in quanto sarebbe possibile, ad esempio, la scansione a 1200 punti/pollice per la tutela del documento e la distribuzione di copie a 200 per la maggior parte degli usi.

Cionondimeno i costi di scansioni a più alta definizione, e quelli per la loro gestione, sono più alti e per le mie esperienze (su mappe Samson-Flamsteed di fine '800 e Cassini-Soldner fra fine '800 e primi del '900) non giustificati da esigenze metriche. Quindi, anche se è il caso di evitare il fatalismo che mi ha spinto a dire "pazienza lo spreco, purché si salvi il documento", suggerisco comunque una certa disponibilità al compromesso fra le esigenze pratiche prevedibili e le massime prestazioni teoriche, al fine di non indirizzare l'intera operazione verso una trattazione estremamente raffinata che potrebbe rivelarsi sterile e comportare tempi tali da vanificare tutto il lavoro.

Infine non vorrei che le lunghe dissertazioni viste facessero abbassare le "difese" contro il rischio giustamente paventato da Gionata Laudani che quelle "georeferenziazioni" possano essere rese note, conferendo la famigerata "ufficialità" a elaborazioni a dir poco strampalate, com'è stato ampiamente dimostrato. Quindi quanto sopra ben spiegato dall'efficacissima "penna" di Luciano Surace dovrebbe costituire elemento base per ogni dissertazione sugli eventuali impieghi delle mappe d'impianto in ogni loro forma.

Io me lo sono copiato e lo conserverò gelosamente Ma spero che l'Autore gli dia anche autonomo risalto nei più opportuni ambiti...

Leonardo Gualandi

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georox

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 0 -  0 - Inviato: 15 Giugno 2014 alle ore 12:19

Carlo,

"geocinel" ha scritto:
I Collegi, se ne erano convinti, avrebbero avuto tutto il tempo per farle. Non giustifichiamoli. Dal 2006 se ci fosse stata la volontà......
E farebbero anche bene a concretizzare quello che Ferrante ha sempre detto: per questi collegi niente accesso alle mappe scansionate.
Oppure, peggio, gli farei pagare 40 Euro per ogni estratto A3.
Così si renderanno conto della enorme occasione che hanno perso.

Mancano solo un centinaio di frustate ben assestate e siamo a posto.

Non ti facevo così crudele nei confronti degli altri Collegi.

Come sai, io ho avuto a che fare praticamente con tutti i Collegi d'Italia nell'organizzare corsi e seminari, e ti posso assicurare che la realtà è molto diversa da quella che tu hai appena descritto.

In quasi tutti i Collegi ho sempre trovato chi aveva la stessa diligenza, passione e buona volontà del Collegio di Pistoia.

Solo che erano bloccati da mille ostacoli, anche "bruttini" in qualche caso.

Ciononostante, qualcuno c'è riuscito pur tra mille difficoltà.

Penso ad esempio a quanto ha dovuto penare l'amico Alberto Venosa a Salerno con un Collegio commissariato per la maggior parte del tempo.

In molti altri casi si sono trovati di fronte un'Agenzia provinciale che, alla faccia delle disposizioni centrali, non ne voleva sapere di fare la convenzione. È il classico caso in cui il dirigente di turno vedeva la cosa soltanto come una rogna e diceva tra sé:

Ma chi cazzo me lo fa fare di prendermi questa briga, tanto dei geometri chi se ne frega !

E tu vorresti fargliela pagare ai Collegi o, peggio, ai loro iscritti ?

Sarebbe questo lo spirito di solidarietà per la categoria ?

Ciao,

Gianni Rossi

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luciano.surace

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 0 -  0 - Inviato: 18 Giugno 2014 alle ore 12:53

Salve a tutti, vi ringrazio per l’attenzione che avete dedicato alla mia nota di giovedì scorso e provo a continuare lo scambio di idee. Prima però lasciatemi fare due brevi premesse: in primis, nel mio post non c’era alcuno spunto polemico con Gianni Rossi, nemmeno lontano, e mi scuso se posso aver dato questa impressione. Partire dalla “buona notizia” era solo un artificio retorico per innescare il contatto. La spiegazione fornita sulla bontà della notizia è totalmente condivisibile. In verità non voglio fare polemica neanche con l’ex AdT, ma certamente avanzare delle critiche, o almeno delle perplessità. In secondo luogo vi prego di mettere da parte i titoli accademici; in questo contesto io sto esternando le mie idee come semplice professionista, con esperienza specifica probabilmente inferiore a quella di tanti di voi. L’unica differenza tra me e voi è l’età, e gioca tutta a vostro vantaggio.

Per continuare serve a mio avviso viaggiare in parallelo, affrontando i problemi tecnici e scientifici posti dall’uso buono e meno buono delle mappe d’impianto, ma non dimenticando che questa è solo la tessera di un mosaico perverso da cui non usciremo mai se non risaliamo alle cause della situazione allarmante in cui versa il nostro settore. In un momento in cui tutti, almeno a parole, sostengono che senza profonde riforme non si va da nessuna parte, il compito dei professionisti che si occupano di territorio è quello di indicare all’esterno la strada che riteniamo percorribile per uscire dalla palude in cui ci troviamo. Dircelo tra di noi è come parlare della formazione della nazionale al bar, ma noi non siamo tifosi della domenica, dovremmo essere in teoria giocatori e allenatori. A mio avviso serve, per quanto utopistico, un Catasto probatorio e multi-funzionale, come base di tutte le attività connesse con il territorio; non un restauro conservativo che lasci ancora spazio a chi, in buona e in cattiva fede, ha partecipato allo scempio di un patrimonio e soprattutto di una cultura e di una professionalità che, nelle amministrazioni non solo catastali, sono ormai ridotte al puro volontariato di esigue minoranze di missionari.

Le nuove tecnologie hanno per certi versi marginalizzato la topografia romantica, ma hanno aperto praterie vastissime per un nuovo approccio alla professione. Certo ci vogliono progetti e non progettucoli, come dice Carlo Cinelli. Certo “sono rimasti in pochissimi i Geometri che conoscono e praticano la topografia per quella che è”, come dice Gianni Rossi, ma con il risultato che nelle praterie si sono lanciati stuoli di informatici e di società di informatica, spesso di altissima competenza specifica, ma convinti, dalle nostre debolezze e dall’incapacità progettuale degli Enti pubblici, che due pulsanti del GPS e quattro di un GIS risolvano i problemi del territorio. Tanto le mappe si adattano, gli archivi si bonificano e le coordinate si consolidano, magari da sole, per inerzia.

Le nuove tecnologie come il GPS e i GIS sono come dei potentissimi antibiotici; questi curano mali una volta incurabili, quelle risolvono problemi in passato insormontabili. Ma, come tutti gli antibiotici, GPS e GIS hanno effetti collaterali e vanno somministrati sotto il controllo del medico, meglio se quello di base, perché ricorrere al primario è spesso indice di un male in stato troppo avanzato. Ma dove sono i medici di base? È il ruolo che compete, almeno nei paesi avanzati, alla figura del Geometra, rivista e corretta. Qui si aprirebbe un immenso discorso sui processi formativi scolastici e post-scolastici che per il momento voglio mettere da parte per un’eventuale futura discussione.

Nel convegno di Viareggio di tanti anni fa, cui faceva riferimento Gianni Rossi, dissi anche che parole come “bonifica degli archivi” e “consolidamento delle coordinate” non avevano diritto di esistenza all’interno delle scienze topografiche. Si bonificano i campi minati e si consolidano i fabbricati pericolanti, ma forse c’è un fondo di verità in quelle temerarie definizioni, forse gli archivi catastali sono pieni di mine e forse le coordinate con cui lavoriamo sono pericolanti. Certo, vengono i brividi a leggere cosa scriveva Aurelio Costa sugli errori riscontrati in tanti atti di aggiornamento: “La percentuale di tipi di frazionamento riscontrati errati è stata spesso altissima. Quei tipi, allegati ad atti di compravendita, avrebbero dovuto individuare e identificare con assoluta certezza i confini e permettere di aggiornare la mappa che può servire per il ripristino dei confini ai sensi dell’art. 950 del codice civile. Ebbene quei tipi hanno portato in causa tanti confinanti e hanno rovinato le mappe catastali. Misure riferite a punti stabili appartenenti a fabbricati … distrutti trent’anni prima; misure lette graficamente sulla mappa … sbagliando addirittura scalimetro; misure desunte graficamente da schizzi non quotati derivati da mappe dei catasti preunitari vigenti due secoli fa e rilevate con la tavoletta pretoriana, e tanto altro …Tutto questo nei tipi allegati agli atti di compravendita è un falso in atto pubblico!”. La teoria degli errori ci insegna a combattere gli errori grossolani, ad abbattere quelli sistematici con opportune procedure, a compensare gli errori accidentali con opportuni metodi statistico-matematici. Qualunque teoria è impotente contro gli errori “dolosi”, categoria non trattabile con approccio scientifico, per quanto sofisticato.

L’assunzione che la topografia è quella "patentata" dal Catasto è certo assurda, perché oggi la tecnologia a disposizione dei professionisti è almeno equivalente a quella in possesso degli Enti pubblici, mentre le competenze di questi sono discutibili, a leggere quello che scrivono. Io non voglio vedere malafede nei Capitolati, ma devo osservare che essi sono lacunosi e lasciano spesso troppo spazio alle interpretazioni. Non posso accettare che lo scopo sia diverso da quello esplicitato, che la scansione serva per usi interni e augurarmi che non venga resa ufficiale. I soldi sono anche miei e vorrei non sprecarli, tanti o pochi che siano. Il problema è che i valenti burocrati italiani, per dirla con Gramsci, scrivono per i loro superiori, mentre quelli francesi scrivono per il popolo!

Torniamo dunque alla prima operazione, la scansione, sulla quale in linea di principio siamo tutti concordi per la sua valenza di salvaguardia di un inestimabile patrimonio. Primo problema, con che tipo di scanner? Coro unanime, scanner piani! Secondo problema, a che risoluzione? Criterio di risposta possibile e da verificare: risoluzione tale da non perdere informazione e procedura che mi garantisca di non doverla rifare, salvo casi eccezionalissimi. Una scansione sbagliata può essere solo rifatta, aumentando così il rischio di danneggiare l’originale prezioso. Non perdere informazione vuol dire catturare il più piccolo segno grafico significativo presente, teoricamente 0.10-0.12 mm, di colore diverso dal nero e spesso sbiadito. Con 200 dpi, 0,125 x 0,125 mm, pari a una diagonale di 0,18 mm, nella migliore delle ipotesi la linea occupa un pixel e talvolta, se il bianco prevale sul colore, rischio un’interruzione o una perdita. Il fatto diventa ancora più grave se vado a ricampionare il raster per ruotarlo, mi pare che il problema sia stato individuato da Carlo Cinelli meglio di me. Sarebbe allora opportuno che il pixel fosse più piccolo (quanto?) della più piccola informazione grafica presente in mappa. Io ho lavorato estensivamente su mappe originali d’impianto di San Marino, fatte con grande cura negli anni ’50 seguendo in tutto e per tutto le specifiche italiane, esaminate in un laboratorio universitario e provenienti da una scansione di modesta qualità geometrica e ottima qualità radiometrica. A 300 dpi sussistevano rilevanti problemi di collimabilità dei particolari, a 600 dpi si cominciava a lavorare bene. Troviamo un criterio, o per lo meno cerchiamo di capire qual è quello adottato nella stesura del Capitolato. Forse sussistono problemi di dimensioni dei file, aiutatemi a fare un po’ di conti e probabilmente scopriremo che, a meno di non voler avere in linea tutte le mappe d’Italia contemporaneamente, un computer professionale non ha problemi. Illuminanti sono state per me le considerazioni di Leonardo Gualandi. Non presumo, ma vorrei capire …

Terzo problema, come documentare e verificare la qualità dello scanner e la ripetibilità dell’operazione? Risposta possibile e da verificare, calibrando (con la presenza contestuale di ditta, D.L. e collaudatore) geometricamente e radiometricamente il sistema all’inizio dei lavori, ripetendo l’operazione ad intervalli di tempo e/o di quantità di scansioni, comunque almeno a fine lavori, e producendo gli opportuni certificati di calibrazione. Esperienze e documentazione su questo aspetto, provenienti da più raffinati lavori di scansioni “fotogrammetriche”, sono disponibili in grande quantità.

Per ora mi fermo qui, seguendo un processo passo passo, come ho suggerito nel primo post. Le fasi successive, georeferenziazione e congruenza topologica, più interessanti e più piacevoli, meritano una “gustosa” trattazione separata, se ne avete voglia.

Una sola ultima considerazione: non dimentichiamo mai che il catasto italiano nato nel 1886 per togliere all’Italia quell’anacronistico e logoro vestito d’Arlecchino costituito da 22 catasti preunitari, doveva tenere in evidenza le mutazioni delle proprietà e con mappe precise (come suggeriva Napoleone) dare garanzia e sicurezza ai loro confini (scopo civile e giuridico) e perequare l’imposta fondiaria (scopo fiscale). Il Messedaglia voleva che al nuovo Catasto fosse attribuito quel carattere di opera civile non restringendolo ai soli fini tributari ai quali sarebbero stati sufficienti esattezza minore e quindi minori tempo e spese. Quel sogno non si è mai realizzato, ma nel terzo millennio la società richiede una totale rivisitazione dei Catasti e delle professioni coinvolte, richiede di riscrivere i sogni, anche quelli non realizzati.

Un caro saluto e ancora grazie per l’attenzione



Luciano Surace

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geocinel
Carlo Cinelli
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 0 -  0 - Inviato: 19 Giugno 2014 alle ore 09:24

Ci sarebbe da fare una tavola rotonda su questo tema molto interessante.

Parlo della Cartografia Catastale e del suo eventuale sviluppo e miglioramento.

Mi piacerebbe, Professore, conoscere la sua opinione sulla congruenza topologica al limite dei fogli, anche uqesto tema da non banalizzare, come invece mi sembra si vada a fare.

Venendo alle scansioni, tutto ciò che dice è scientificamente corretto e rigoroso: bisogna fare una scansione che includa la lettura anche dei particolari più piccoli.

Dice Leonardo e io condivido: Senza però trascurare il particolare costi-benefici.

E di quì il discorso della doppia risoluzione.

il problema, glielo dico per esperienza diretta in quanto ho seguito il processo per il Collegio di Pistoia, è che i costi all'aumentare della risoluzione hanno una impennata vertiginosa.

Abbiamo pagato 5€. a foglio per la scansione a 200 dpi.

Mi sembra che ce ne volevano quasi il doppio a 300 dpi.

Lasciamo perdere 600 dpi.

Per l'uso che ne dovevano fare gli iscritti i 200 dpi sono sufficienti.

Nelle operazioni di riconfinazione, come anche accennato dall'amico Leonardo nella citazione di Aurelio Costa, siamo dentro le tolleranze dell'imperfezione di graficismo.

Per altri scopi possono non esserlo.

Ma non si possono caricare sui collegi gli altri scopi che non sono degli iscritti.

E' un po' la storia di questi ultimi anni.

L'agenzia fa fare agli altri quello che dovrebbe fare lei, con grande rigore e nel rispetto del passato. Abbiamo cominciato nel 1988 e giù a venire.

Ci sarebbe bisogno davvero di un grande progetto che coinvolga le migliori teste e le più grandi conoscenze, ma sappiamo bene che non succederà.

Lei una volta mi disse: "Cinelli, noi la ricomposizione cartografica, ammesso che ci sarà, non la vedremo".

E non la vedremo, aggiungo io, per i grandi errori commessi.

E' vero che ci sono libretti che portano con sé grandi errori ma il più grande errore è stato non rendere univoco il triangolo fiduciale, come giustamente dice il mio amico Udino.

Loro dovevano, all'inizio, con estrema cura sciegliere i Punti Fiduciali, imporne la maglia e non lasciare, come poi è successo, libero arbitrio al professionista redattore.

E' facile dire che se le misure fossero state corrette non ci sarebbero stati problemi, ma sappiamo tutti, soprattutto chi misura, che non poteva essere che così.

Ecco che i bastoni tra le ruote ce li siamo messi da soli.

Non sono d'accordo con lei, mi permetta, sul consolidamento delle coordinate dei PF.

Io credo che sia un progetto ancora percorribile e che potrebbe avere sviluppi interessanti che riguardano anche le reti di Stazioni GPS.

Vediamo cosa vorranno fare in futuro.

Tornando al tema della scansione e mi scuso per le divagazioni, noi a Pistoia abbiamo fatto un nostro collaudo della bontà delle stesse.

E questo non poteva essere che un confronto tra il cartaceo e la scansione stessa.

Con i nostri potentissimi mezzi , abbiamo preso 5 fogli a campione e misurato le diagonali dei fogli cartacei e della scansione per verificare se i risultati erano dentro quelle tolleranze prospettate dalla ditta che ha eseguito il lavoro.

La prima serie di fogli non era per niente dentro queste tolleranze e abbiamo chiesto e ottenuto che le rifacessero in toto.

Quello della calibrazione degli scanner planetari è effettivamente una problematica da non trascurare.

Cordialmente

Carlo Cinelli

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luciano.surace

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 0 -  0 - Inviato: 19 Giugno 2014 alle ore 11:57

Caro Cinelli,
sono totalmente d'accordo con quello che dice, tranne il pessimismo, compresi i dubbi sul mio rifiuto di accettare il consolidamento delle coordinate.E' un argomento che merita di essere affrontato, anche per non dimenticare quello che lei scrisse un po' di anni fa sulla distribuzione e densità degli interventi di misura in provincia di Pistoia. Vado a mente, ma mi pare di ricordare che c'era una grande disomogeneità di interventi, per cui si rischia di consolidare dove si può e di trascurare dove magari servirebbe. Comunque voglio solo essere convinto a cambiare idea, anche perché, quando ero giovane, i punti o erano noti e fissi, o erano incogniti; da consolidare c'era semmai la materializzazione.
Volevo piuttosto aggiungere un particolare più giuridico che tecnico, di cui mi ero dimenticato (la vecchiaia gioca brutti scherzi): nella gara d'appalto non c'è alcun riferimento al D.Lgs. 42/2004, che disciplina con attenzione la gestione e la conservazione dei beni culturali, tra i quali ricadono a pieno titolo le mappe d'impianto. E' legittimo? Se qualcuno prova a leggere quel decreto, forse può aiutarci.
Luciano Surace

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Carlo Cinelli
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 0 -  0 - Inviato: 19 Giugno 2014 alle ore 12:46

Caro Professore.

Stamani, dopo aver scritto quel messaggio, riflettevo che, per consolidamento, intendiamo cose diverse.

Tre anni fa scrivevo, con lo pseudonimo di Cassini (un pò di divertimento ci vuole), sempre su questo forum, il progetto per il rifacimento della cartografia catastale.

In calce al presente messaggio riporto l'ultima stesura di questo in cui, al punto 2, parlavo del consolidamento delle coordinate dei PF.

Credo che lei invece intenda un'altra cosa.

E su quella mi trova perfettamente allineato anche perché solo un perfetto idiota può pensare che le coordinate dei punti si consolidino da sole.

Cordialmente

Carlo Cinelli

P.S. Il pessimismo, ammesso che sia tale (io lo chiamo realismo), mi diviene dal fatto che non c'è la volontà a discutere di certi argomenti. Tempo fa un caro amico che conosce bene l'ADT, dopo aver letto quel progetto, mi disse: caro Carlo, condivido tutto ma questo non può essere realizzato perché è venti anni avanti alle esigenze attuali che deve curare l'Ufficio. Lo stesso è successo quando 15 anni fa ero consigliere comunale di minoranza. Mi affannavo a dire certe cose che solo oggi sono state prese in considerazione (qualcuna). Come si fa ad essere ottimisti con delle macchine che potrebbero viaggiare a 100 km/h e che invece vanno a 5 Km/h? Stiamo perdendo tutti i treni.


IL MIGLIORAMENTO DELLA CARTOGRAFIA CATASTALE ATTRAVERSO IL RECUPERO DELL’ATTENDIBILITÀ METRICA DELLE MAPPE

Da più parti, soprattutto accademiche, si leggono interventi sul rifacimento del database e della cartografia catastale.

Da professionista che lavora nel settore da oltre 25 anni, oltre che da autore di vari libri e convegni sulle riconfinazioni, non può che farmi piacere tutta questa attenzione al mondo catastale che si incentra su una esigenza reale.

Trovo però che l’idea di un rifacimento totale del database catastale, compresa la cartografia, non sia né un esercizio difficile, né la via da perseguire.

Credo invece che la sfida da raccogliere sia sul miglioramento dell’attendibilità metrica delle mappe attuali.

Tutte le mie umili indicazioni non hanno mai pensato a un rifacimento totale della cartografia ma, dalla prima a quest’ultima che presento oggi (affinamento e completamento di quella già presentata sul N.6/2008 della Rivista Geomedia), hanno sempre previsto l’utilizzazione di una buona parte d’informazioni esistenti.

Bisogna, quando si avanzano certe proposte, aver chiari alcuni principi sui quali il Catasto poggia le sue fondazioni; esso non può prescindere dal diritto e quindi non si può parlare di nuova cartografia senza una legge che modifichi tutte le norme che regolano il diritto di proprietà.

Abbiamo idea di cosa voglia dire questo?

Perché sì è vero, come ha scritto il Professor Selvini, che la cartografia può essere rifatta in quattro anni (sinceramente non so con quali precisioni visto che si rivolge a rilievi aerofotogrammetrici); ma si immagina Professore la lunghezza di un nuovo iter legislativo che riveda il diritto di proprietà in tutta la penisola e il contenzioso che ne scaturirebbe?

Si dice sempre che il Catasto non è probatorio. Ma questo è vero solo parzialmente. Proviamo a leggere il DPR 650/72 riguardo alla valenza probatoria delle misure dei Tipi di Frazionamento oppure a considerare la valenza probatoria (residuale ma oggettiva e importante) delle mappe catastali nell’art. 950 del Codice Civile.

E per mappe catastali si intendevano, allora, quelle di Impianto definite o in corso di definizione, che non ci scordiamo mai sono state pubblicate.

Il Professor Crosilla scrive, riguardo ai vantaggi di una cartografia probatoria: “In questo senso, una cartografia probatoria potrebbe conferire maggiore chiarezza alla conoscenza dello stato di fatto e dello stato di diritto di una particella, in quanto, spesso, è più facile comprendere una rappresentazione grafica che gli atti archiviati, contenenti spesso termini le cui realistiche sfumature sfuggono a coloro che sono alieni all’ambiente giuridico. Inoltre con un semplice estratto di mappa si potrebbero dirimere le controversie in materia di regolazione dei confini, che attualmente, richiedono l’intervento di un giudice.”

Chi può non condividere lo spirito di queste parole come punto di arrivo di un processo?

La sfida però, ripeto, sta nel trovare delle soluzioni che partano dalla legislazione esistente e ridiano alle mappe una attendibilità metrica pari almeno ad un rifacimento aerofotogrammetrico di cui conosciamo le tolleranze.

Il mio personalissimo parere è che la risultante di una nuova mappa catastale, lasciando inalterata la normativa, dovrà essere quella che scaturisce dalla ricostruzione di ogni linea di mappa (come in una riconfinazione). Alla fine ogni linea assume un suo riferimento numerico assoluto e quello deve essere definitivo.

Tutte le altre soluzioni porterebbero una discrasia tra stato di diritto e rappresentazione (lasciamo perdere lo stato di fatto) che renderebbe il lavoro parziale e inefficace.

Molti interventi, infatti, fanno riferimento alla mancata corrispondenza tra stato di fatto e rappresentazione.

Questa, quando relativa alle linee di confine, non interessa al Catasto; mentre può interessare quando relativa ai fabbricati.

In quei casi ci potremmo riferire ad un “aiuto” fotogrammetrico.

Il mio progetto per addivenire ad un recupero metrico della mappa si compone di 8 fasi e sono:

1) Nella prima fase va determinato il Datum e il Sistema di Riferimento della nuova cartografia risultante e questo non può che essere UTM-WGS 84 (Frame ETRF 2000 e RDN);

2) Nella seconda fase vanno consolidate, attraverso rilievo GPS, le coordinate dei Punti Fiduciali utili ad integrare la Mappa Attuale (post circolare 2/88) con la Mappa Pregressa (ante circolare 2/88), al medesimo scopo vanno rilevati e riferiti allo stesso Sistema di Riferimento, almeno 8/10 punti di buona attendibilità topocartografica per Foglio di mappa e presenti all’Impianto;

3) Nella Terza fase vanno introdotti tutti i tipi di aggiornamento post circolare 2/88 nella maglia dei Punti Fiduciali precedentemente costituita scartando tutti quelli fuori tolleranza che devono essere successivamente confermati dai redattori tramite apposita procedura di correzione degli stessi;

4) Nella Quarta fase vanno georeferenziate le mappe di Impianto superando così le parametrature dei Fogli stessi;

5) Nella Quinta fase vanno inseriti sulle mappe di Impianto, provenienti dalla fase 4, i Tipi di Aggiornamento anteriori all’entrata in vigore della Circolare 2/88, con apposite tecniche da descrivere in Istruzioni separate;

6) Nella Sesta fase vanno integrati i due sistemi Mappa Attuale – Mappa Pregressa; la mappa Pregressa sarà geoereferenziata attraverso procedura omografica, trilaterale o similare per essere adeguata alla Mappa Attuale assolutamente più precisa;

7) Nella Settima fase saranno fatte delle sovrapposizioni con la CTR a grande scala e saranno corrette le posizioni dei fabbricati presenti in mappa che si trovano fuori da tolleranze specificate in Istruzioni separate;

8) Nella Ottava fase la mappa risultante verrà messa in Conservazione con regole simili a quelle attuali ma con tolleranze da correggere e diminuire e soprattutto con l’eliminazione del comando ORIENTA di Pregeo.

In questo modo daremmo l’inizio ad un processo, valido anche civilisticamente, per creare delle mappe come risultante di una procedura idonea di adattamento del pregresso.

Questa mia non vuole essere assolutamente la ricetta, ma una ricetta.

Sono sempre stato convinto, che su questo tema ci sia bisogno di un confronto tra le varie qualità di ogni attore (Catasto, Istituto Geografico Militare, Accademici e Professionisti) , che porterebbe sicuramente ad un risultato degno di nota.

Diversamente, se frutto di una sola componente, sarebbe solo una soluzione parziale e inefficace.

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bea_arch

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 0 -  0 - Inviato: 30 Giugno 2014 alle ore 19:01

Gentilissimo prof. Surace...

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geocinel
Carlo Cinelli
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 0 -  0 - Inviato: 30 Giugno 2014 alle ore 19:14

Gentilissima Beatrice Guida

.......................................

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bea_arch

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 0 -  0 - Inviato: 30 Giugno 2014 alle ore 19:21

Gentilissimo Carlo Cinelli, sinceramente cercavo un aiuto... se a lei non sembra opportuno mi scuso...

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geocinel
Carlo Cinelli
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 0 -  0 - Inviato: 30 Giugno 2014 alle ore 19:30

...............................................

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georox

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 0 -  0 - Inviato: 30 Giugno 2014 alle ore 19:34

Gentile Arch. Beatrice Guida,

contrariamente dal collega Carlo Cinelli che le ha appena risposto, io immagino che lei abbia posto il suo quesito in buona fede senza alcuna volontà di importunare nessuno.

E sicuramente sia io che molti altri in questo forum possiamo darle suggerimenti sul punto, tuttavia le suggerisco anch'io di creare un nuovo topic dal titolo, ad esempio (se ho capito bene) "Trasformazione coordinate da GPS a topografiche piane".

Se preferisce, le lascio anche il mio indirizzo email nel caso voglia scrivermi privatamente: g.rossi@tecnobitmail.com

Cordiali saluti.

Gianni Rossi

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Mario Daverio

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