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Procedura per riconfinamento |

Emanuele
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Buongiorno, A forza di leggere i vari topic sulle riconfinazioni si vanno ad accrescere i dubbi sulla operatività Propongo un caso reale che stò affrontando e vi chiedo gentilmente la vostra opinione in modo da definire un “modus operandi” che possa avere valenza generale. Per poter dare informazioni aggiuntive ho preparato un pdf contenente le operazioni che ho svolto e alcune immagini. Grazie dell'attenzione e buon lavoro http://www.varie.ferstudio.it/PREGEODO...
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geocinel
Carlo Cinelli
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"Emanuele" ha scritto: Buongiorno, A forza di leggere i vari topic sulle riconfinazioni si vanno ad accrescere i dubbi sulla operatività Propongo un caso reale che stò affrontando e vi chiedo gentilmente la vostra opinione in modo da definire un “modus operandi” che possa avere valenza generale. Per poter dare informazioni aggiuntive ho preparato un pdf contenente le operazioni che ho svolto e alcune immagini. Grazie dell'attenzione e buon lavoro http://www.varie.ferstudio.it/PREGEODO... Caro Emanuele Purtroppo o per fortuna non esiste un "modus operandi" che possa avere valenza generale. Nelle riconfinazioni la specificità, la fattispecie, la singolarità e la soggettività hanno sempre il sopravvento. Quello che possiamo sicuramente uniformare sono i principi generali ma non certo il "modus operandi". Sempre che per "modus operandi" non si intenda la corretta procedura delle fasi del processo e dei compiti da seguire. Se così fosse si può fare richiamo alle specifiche UNI-CNG scaricabili dal sito del Consiglio Nazionale stesso. Veniamo al tuo caso di fattispecie. Tu dici che hai battuto dei termini lapidei in coincidenza della linea da riconfinare. Benissimo. Però ometti una descrizione iimportante e che riguarda la genesi della linea da ricostruire. Si perchè stiamo parlando di ricostruzione di una linea catastale e non di una riconfinazione che è materia più ampia. Potrei evincere che essendo presenti su queste linee i termini lapidei, esse siano linee presenti sulla mappa d'impianto. E se così fosse le operazioni che hai fatto vanno bene. E' abbastanza fortunata come condizione l'avere i punti di appoggio/inquadramento coincidenti con la linea da riconfinare. E quand'è così più che le fini operazioni topografiche che hai fatto spiegandoci addirittura i valori di dop e quant'altro, opterei per l'esecuzione di una georeferenziazione della mappa di tipo Trilaterale. Non è accettabile infatti quando c'è coincidenza tra punti di inquadramento e linea da riconfinare la presenza di scarti residui. Non ti rimane a quel punto che preparare e tracciare i punti residui dove non si trovano i termini lapidei. Cordialmente Carlo Cinelli
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Emanuele
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Come sempre Geocinel è gentile ed esaustivo. Confermo gli appunti che hai riportato, la condizione di fortuna e ammetto il mio errore nel definire riconfinazione quella che invece è una ricostruzione di dividente materializzata mediante la determinazione dei termini. Mi interessa invece approfondire la questione della trilaterale in alternativa a quella da me adottata. Parto da considerazioni di tipo pratico: - i termini sono materializzati da pietre di dimensioni variabili (alcune anche 15-20 cm) per le quali è difficile individuare quale punto identifichi il vero confine; questo mi porterebbe a dire che parto da un errore di posizionamento reale da 5 a 10 cm - le mappe (nel mio caso ma anche più in generale) sono in scala 1:1000 e se non erro (tralasciando problemi di scansione, deformazioni, ecc) ho un errore mappa di 25 cm - l'orografia è notevolmente variabile presentando terrazzamenti, scarpate di notevole pendenza, piccoli promontori...diciamo che non siamo in un prato pianura Ammetto di non aver mai usato la trilaterale ma da quanto ho capito (e vi prego di correggermi): - deve essere preceduta da una baricentrica (semplice o rigorosa) per eliminare i punti d'appoggio con scarti elevati - l'azzeramento degli scarti avviene imponendo la "baricentrità" del punto che nel primo step di calcolo viene definito in un intorno triangolare. Ma sostanzialmente lo scarto esiste e potrebbe essere definito come la distanza tra il punto calcolato e il vertice più lontano del triangolo che lo racchiude Se considero che parto (nella migliore delle ipotesi) da errori base di (5+25) 30 cm mi chiedo quale discriminante dovrei usare per l'adozione del metodo. Eseguendo la rototraslazione ai minimi quadrati (così come nella baricentrica), per ogni punto d'inquadramento, si determina l'incertezza di posizionamento e se ne valuta la bontà (ad esempio rispetto ai 30 cm sopra citati). La trilaterale quali miglioramenti apporta? Buon lavoro a tutti
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geocinel
Carlo Cinelli
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Si, le tue considerazioni sulle risultanze mi trovano d'accordo. Con una precisazione: i 25 cm. sono l'imperfezione di graficismo della mappa che non è l'unica imprecisione imputabile. C'è anche quella legata alle risultanze del rilievo di confinazione che non sono così facilmente quantificabili. Comunque affiniamo. E per fare ciò è bene sapere che i termini hanno la loro corrispondenza al centro della testa, sempre che non siano stati manomessi o spostati leggeremente. Sulla Trilaterale è giusto quello che riporti sia riguardo alla procedura sia ai possibili miglioramenti che ti darebbe viste le tue buonissime risultanzei, ma concettualmente è altrettanto giusto e pertinente in un caso come il tuo applicarla perché azzera gli scarti sui punti portando la piena corrispondenza tra la mappa e il rilievo. Aggiungo che per questa procedura devi prendere anche altri punti di appoggio esterni alla figura che hai rilevato, proprio per trattare e georeferenziare anche il contesto visto che alcuni punti da tracciare sono esterni al perimetro dei termini lapidei. Ricorda anche che questi punti dovranno essere con la stessa genesi della linea da riconfinare e quindi di Impianto. Cordialmente Carlo Cinelli
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Emanuele
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Caro Carlo, ti rispondo ai diversi punti e precisazioni 1) I valori che ho citato sono riferiti alle migliori condizioni e quindi teorici. A questo punto mi verrebbe da pensare che possono essere usati come limite inferiore da paragonare agli sqm 2) Per i termini in genere adotto questo sistema: - se la testa è piatta mi posiziono al centro - se c'è una punta ben visibile, indipendentemente dalla sua posizione uso quella Già da queste considerazioni (aggiunte alle tue sulle possibili manomissioni o non perfetto allineamento con i "testi" interrati) creano un'altra incognita 3) Sulla questione delle risultanze del rilievo secondo me si apre un mondo che va: - dalla arcinota diattriba gps vs stazione totale - veridicità dei punti d'appoggio - nel caso di gps necessità o meno di trasformazione da rdn (wgs) a roma - nel caso di stazione totale (e come spesso mi accade di orografia altamente variabile) meglio centramenti forzati o orientamenti su target - ecc, ecc 4) Ritengo giusto il concetto di piena rispondenza ma è l'iter che lo ha portato ad essere aleatorio (ed è l'aspetto che più mi inquieta ogni volta!) visto che: - si parte da dati incerti (mappa) - si utilizzano rilievi che hanno un loro errore intrinseco (piccolo ma esiste) - posizione e numero dei punti d'appoggio non definito - valore (o quantomeno comparazione numerica) degli scarti per la scrematura di quelli non accettabili. A questo punto sorge anche il dubbio sulla combinazione da usare Alla fine si arriva a un risultato (che definirei come distanza tra il punto da picchettare e gli n punti d'appoggio) che oltre ad essere non univoco potrebbe non essere identico nel tempo ma non per colpa del tecnico ma per mutate condizioni (un punto d'appoggio è sparito) e del metodo (compensazione ai minimi vs trilatera). (Con questo senza nulla togliere alla trilatera che anzi vedrò di approfondire) Saluti
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einste
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Andria
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Ciao Emanuele siccome parli di modo di operare non ci hai detto come hai prelevato i punti omologhi dalla mappa, scusami non mi è chiaro perchè hai sovrapposto la mappa CTR alla mappa dell' AGT. Inoltre non ho chiaro se le dividenti in mappa sono relative a una particolare epoca e se si a quale epoca? Distinti saluti e buon lavoro
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Emanuele
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"einste" ha scritto: Ciao Emanuele siccome parli di modo di operare non ci hai detto come hai prelevato i punti omologhi dalla mappa, scusami non mi è chiaro perchè hai sovrapposto la mappa CTR alla mappa dell' AGT. Inoltre non ho chiaro se le dividenti in mappa sono relative a una particolare epoca e se si a quale epoca? Distinti saluti e buon lavoro Rispondo alle giuste osservazioni: 1) Per determinare i punti omologhi ho digitalizzato (manualmente) la mappa a disposizione importandola in cad e creando una polilinea. Il software Meridiana permette la rototraslazione ai minimi quadrati di entità grafiche 2) La sovrapposizione della CTP mi è servita nella sola fase preliminare per poter georeferenziare la mappa nel sistema RDN in modo da avere un'idea di dove potessero trovarsi i termini. Così facendo ho supposto che rispetto alla posizione indicata dal gps, il termine poteva essere nell'intorno di 2-3 metri 3) Le dividenti sono quelle d'impianto per cui, come mi ha fatto notare geocinel, non è corretto chiamare riconfinazione ma ricostruzione.
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Leo
Leonardo Gualandi (leometra@gmail.com)
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Ciao Emanuele. La descrizione delle operazioni mi lascia perplesso dal primo punto: " Come supporto cartografico è stata utilizzata la mappa fornita dall’ADT in formato pdf e convertito in tiff." Non solo non si tratta di riconfinamento, bensì di ricostruzione; ma soprattutto si ricostruisce la mappa attuale e non d'impianto. Dato che non mi risultano mappe d'impianto direttamente prodotte in Wegis. Dunque si tratterebbe di una procedura per la ricerca di eventuali termini in loco; ricerca che può essere finalizzata all'individuazione dei termini di confine, oppure propedeutica alla ricostruzione di un confine appoggiato ai termini stessi. E in questo caso non mi pare neppure vantaggioso adoperare il PDF per digitalizzarvi una sessantina di punti: l'acquisto del foglio DXF me li avrebbe dati in posizione incontestabile (ma NON d'impianto) a meno di settanta centesimi l'uno... Dicevo che la ricerca potrebbe servire all'individuazione di eventuali termini di confine oppure per appoggiarvi la riconfinazione; ma è possibile che le due cose si integrino: se " sono riuscito a ritrovare alcuni termini che in fase preliminare non erano stati trovati e rilevati (causa sottobosco, fogliame, ecc)", questi termini dovrebbero entrare nel nuovo calcolo della rototraslazione, essendo a tutti gli effetti punti di appoggio di pari dignità di quelli precedentemente ritrovati. Come già notato da Carlo, il fatto che alcuni termini materializzino esattamente il confine, non dovrebbe consentire di accettare per essi alcuno scarto residuo: mi pare più corretto ipotizzare che lo scarto derivi da deformazione della mappa. In senso generale di somma di errori di formazione (e trasposizione in Wegis!) e successiva deformazione del supporto. Poiché la cosa immagino che sia ovvia (non hai certo spostato i termini secondo le risultanze della ricostruzione delle linee catastali), non tener conto della deformazione come descritta implica che ai termini sia stata data posizione arbitrariamente modificata, mentre alla posizione dei punti di confine immediatamente prossimi non sia stata applicata alcuna modifica. Cosa non corretta, e a mio avviso migliorabile proprio correggendo la deformazione triangolo per triangolo, con opportuna scelta dei triangoli stessi. In linea di principio tutta la disquisizione ha valore piuttosto teorico, poiché in aree boschive è spesso ragionevole accettare scarti come quelli che hai evidenziato senza grosse remore. Ma oltre un metro di scarto nel punto a2, prossimo al fabbricato, come posso capire, non è poco; meno male che la direzione Y è la meno preoccupante, in quel punto! Sulle operazioni di rilievo e scelta dei punti di appoggio, farei due precisazioni (sempre di carattere generale e perciò non strettamente legate agli specifici punti per i quali sarebbe necessario un sopralluogo!): - è bene che ogni punto sia stato acquisito, in RTK-VRS, " previa reinizializzazione del calcolo"; ma più che una nuova inizializzazione, sulla quale non ci sono verifiche, mi pare da preferire un duplice rilevamento con inizializzazioni diverse; il massimo SQM ammesso pari a 10 cm mi pare un po' grassoccio per offrire garanzie sulla correttezza dell'inizializzazione stessa... - il giudizio sull'attendibilità del PF01 è un po' troppo sbrigativo: come PF non ha alcun "valore aggiunto" e pertanto la descrizione del punto di rilevamento non interessa; si deve valutare se sia un "buon" punto in quanto rappresentato in mappa e leggendone eventualmente le coordinate dalla mappa stessa. Solo questo ne dovrebbe determinare l'inclusione o l'esclusione dalla rosa dei papabili. Leonardo Gualandi
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Emanuele
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Rispondo a Leo che con il suo intervento ha evidenziato altri aspetti decisamente importanti. 1) Come base propone di utilizzare il dxf che costituirebbe un supporto incontestabile. Mi trova d'accordo ma ho letto e constatato personalmente che sovente le digitalizzazioni sono affette da errori. In generale mi pare di capire (ad esempio vedendo diversi filmati di persone competenti) che si prediliga il supporto "estratto di mappa" inteso come raster. Come ho riportato la vettorializzazione l'ho eseguita esclusivamente sui termini e non sulle linee pertanto ritengo di aver operato, nella definizione dei punti, con una precisione adeguata allo scopo. Certo che se si può considerare il dxf quale base inattaccabile, non posso che essere contento! 2) Leo propone di far rientrare nel calcolo della rototraslazione anche i termini ritrovati nella fase di picchettamento finale. Dal punto di vista teorico è ovviamente corretto ma allora la procedura ricorsiva potrebbe estendersi all'infinito ogni qualvolta si trova un nuovo punto fisso. Concordo con la necessità di ricalcolo nel caso in cui, in fase preliminare, si fossero trovati punti d'appoggio solo da una parte o in numero ridotto. 3) Sulla questione degli scarti quanto dice Leo mi pare comporti la necessità di operare mediante: - operazioni di calibrazione della mappa - utilizzo della georeferenziazione trilaterale per cui mi viene da chiedere, qual è la procedura da adottare? Se ricalibro la mappa opero in maniera "manuale" andando ad aggiungere gli errori di puntamento dei punti omologhi. Nella trilaterale gli scarti sono intrinseci al metodo ma di nuovo, se questo metodo è riconosciuto come corretto (in virtù che formalmente azzera i residui) ben venga la sua adozione! 4) Il punto a2 è lo spigolo del fabbricato e già in fase di sopralluogo mi aspettavo discordanze visto che aveva subito nel tempo delle modifiche tant'è che l'ho escluso dal calcolo. MI conforta l'affermazione "in aree boschive è spesso ragionevole accettare scarti come quelli che hai evidenziato senza grosse remore" però a questo punto mi viene da chiedere se tutto quanto stiamo dicendo abbia un senso o meglio ancora sino a quale punto si debba spingere l'operazione. In un precedente post parlavo di 30 cm come scarto ipoteticamente congruo da accettare; diciamo che il mio interesse è centrato proprio sulla ricerca di valori numerici di riferimento. 5) Sulla modalità d'uso del gps e sul duplice rilevamento non sono completamente d'accordo. L'assunzione di 10 cm come sqm bloccante mi pare congrua con gli errori di partenza; è ovvio che più basso sarà l'sqm meglio è ma se semplicisticamente diciamo che il punto è definito nel cerchio di 20 cm di diametro siamo ancora nell'errore di graficismo della mappa Il duplice rilevamento porta ad avere due set di coordinate e di sqm. Se i valori sono nettamente discordanti tra loro (e anche qui bisognerebbe definirne l'entità limite) è ovvio che risulta necessario un terzo set ma se le differenze (in termini di coordinate) rientra ad esempio nei 10 cm (sqm impostato) come bisogna trattare le misure? Aggiungo una problematica (che, almeno dalle mie parti tanto rara non è) se invece del gps operassi con la stazione totale? Sulla questione dell'inizializzazione ho letto diversi topic in merito; premettendo che ho sempre reinizializzato il calcolo in quanto negli spostamenti sovente c'era perdita di segnale (alberi, inclinazione dell'antenna, ecc) per cui è sempre meglio ripartire con nuove correzioni personalmente ritengo che, adottando adeguati livelli di confidenza e verificando le condizioni al contorno (in primis l'avanzamento del calcolo dell'ambiguità), sia il minore dei problemi 6) Attendibilità del PF01. Le valutazioni che mi hanno portato all'esclusione sono le seguenti: - la sua materializzazione monografica è alquanto ambigua; essendo "spigolo alla sommità del fabbricato sotto trave tetto" non individua un punto definito (il trave non è perfettamente allineato con il muro) - essendo il muro non verticale, per rilevarlo avrei dovuto usare la st quindi aggiungendo ulteriore incertezza (piccola ma esistente) Ovviamente, in caso di univocità e corretta definizione sarebbe da usare. Non mi è chiara l'affermazione "si deve valutare se sia un "buon" punto in quanto rappresentato in mappa e leggendone eventualmente le coordinate dalla mappa stessa" buon lavoro!
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Leo
Leonardo Gualandi (leometra@gmail.com)
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Primariamente preciso che se davvero è parso che proponessi di utilizzare il dxf così, senza raccomandazioni, allora mi sono spiegato molto male: premesso che si è adoperato il PDF del Wegis e non l'impianto, allora mi domando perché non usare il dxf che ad un costo modesto somma il vantaggio di non aggiungere ulteriori errori. Nel Wegis di errori ce n'è già una caterva, rispetto all'impianto! Infatti, Emanuele , riconosci di aver constatato personalmente che le digitalizzazioni sono affette da errori. E questo suggerirebbe di non adottarle come supporto; ma soprattutto non giustifica l'uso di un metodo che ne aggiunge altri! Confesso di aver usato anch'io i fogli della mappa "numerizzata" per cercare confini nei boschi; ma ho acquistato i dxf, ne ho fatta una stampa lucida e l'ho sovrapposta all'impianto per accertarmi che non ci fossero "grosse" discordanze. Ci trovavamo per l'appunto in aree boschive di scarso valore, e dovevo individuare alcune centinaia di punti di confine verso proprietà per lo più abbandonate in tempi in cui non erano ancora disponibili le scansioni dell'impianto... Ho anche schiaffato i punti in un Garmin per cercare, nel bosco, gli elementi di probabile confine; ma questo non ne fa la regola. Per quanto riguarda il calcolo "ricorsivo" conseguente al ritrovamento di punti del confine, la sequenza non risulterebbe "infinita" per l'ovvia ragione che i punti da ritrovare sono finiti, ma soprattutto perché non si avrebbe alcun vantaggio a ripetere il calcolo ogni volta che si trova un termine prima sfuggito: prodotto il primo modello del confine se ne tracciano/cercano tutti i vertici, e solo dopo si farà il nuovo calcolo includendo tutti quelli trovati in un sol colpo. La differenza sarà certo di pochi centimetri o, al più, di qualche decina; e quindi non si troveranno altri termini! Ma ora non approfondirei oltre: Carlo ha già fatto notare che non stiamo parlando di riconfinazione, e mi pare di aver già efficacemente sostenuto che non stiamo neppure ricostruendo una linea di mappa che dovrebbe essere cercata sulla base del documento che la generò; ovverosia dell'impianto. Quindi procedendo alimenteremmo soltanto l'equivoco che fa pensare a una vera e propria riconfinazione. Stiamo parlando della ricerca grossolana di punti presenti sulla mappa "numerizzata". Nulla più. Aggiungo volentieri qualcosa sulla modalità d'impiego del GPS, per chiarire che non intendevo criticare la scelta di sqm limite pari a 10 cm per via della scarsa accuratezza delle misure: per lo scopo anzidetto andrebbe più che bene. Segnalavo soltanto che i sw che mi hanno dato maggior affidamento non garantivano mai di aver fissato le ambiguità con sqm sopra i sei o sette centimetri. E anche questi valori erano raggiunti raramente: oltre i cinque si perdeva l'inizializzazione. Mi insospettisce l'"ottimismo" di programmi che perseverano nell'entusiastica indicazione "Fixed" anche con valori di sqm alti. Ma in particolare osservo che ogni inizializzazione può essere falsa, e cinque epoche di osservazione non sono poi moltissime. Per questo non considero rassicurante battere un punto con nuova inizializzazione rispetto al precedente, quanto invece mi tranquillizza batterlo due volte con inizializzazioni differenti: false forse sì, ma mica lo sono "ugualmente"! Infine le motivazioni per escludere il PF01 le avevo ben capite; soprattutto la descrizione "ambigua" della monografia. Ma un PF non può essere MAI correlato alla mappa sulla scorta della monografia; perché questa è stata prodotta per indicare il punto da impiegare per i nuovi aggiornamenti, mentre in mappa ci finì il punto che rispondeva alle esigenze normative della formazione. Quindi l'adozione di un PF per la ricerca di linee grafiche dovrà tener conto della posizione grafica del punto su cui (o presso il quale) il PF è posto; al contrario di quella per la ricostruzione di geometrie derivate da atto di aggiornamento che lo impiega, che potranno riferirsi alla monografia. Quindi il PF (come e non più di qualsiasi altro punto) sarà "buono" quando darà buone garanzie di riconoscersi nel punto rappresentato in mappa. Leonardo
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geocinel
Carlo Cinelli
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Oltre alle ottime risposte di Leonardo vorrei precisare e ribadire alcuni principi, non perché non emergono dalla discussione, ma perchè chi leggerà in futuro tutto il topic abbia chiarissimi alcuni punti fermi: 1) RICOSTRUZIONE DI UNA LINEA DI MAPPA o RICONFINAZIONE La ricostruzione di una linea di mappa è una parte importante ma non necessaria della riconfinazione. La riconfinazione è un processo di indagine che comprende vari compiti: analisi della documentazione, analisi degli elementi probanti, verifica delle materializzazioni, eventuale ricostruzione della linea presente in mappa. Quindi la ricostruzione della linea, come precedentemente sottolineato, è un passaggio importante ma non necessario in quanto, all'interno dell'indagine, possono prevalere elementi probanti di maggiore efficacia. Esempio: E' inutile che io esegua la ricostruzione di una linea di mappa in presenza di una materializzazione ultraventennale. 2) GENESI DELLA LINEA DA RICOSTRUIRE E' indispensabile e opportuno, nella ricostruzione, il rispetto della genesi di ogni linea. Se la linea è presente sulla mappa di Impianto io dovrò operare, riguardo al prelievo delle coordinate dei punti di appoggio/inquadramento e al prelievo delle coordinate della linea stessa, nel pieno rispetto di come essa si è formata. Quindi le coordinate andranno prelevate sulla mappa di Impianto. Se la linea diviene da atti di aggiornamento questi dovranno essere ricostruiti analiticamente per tutti quelli autonomamente ricostruibili e in maniera Carto-analitica per quelli non autonomamente ricostruibili. 3) ERRORI DI METODO ed ERRORI TOPOGRAFICI Gli errori topografici o relativi alla procedura topografica che comprendono: quelli relativi alla scelta dei punti di inquadramento, al peso da dare agli stessi, allo schema di rilievo e di calcolo ecc. danno luogo a imprecisioni che normalmente sono contenute in qualche decina di cm. Gli errori di metodo che comprendono anche il rispetto della genesi della linea stessa soono quasi sempre errori metrici. Pertanto nelle operazioni di ricostruzione delle linee è sempre meglio fare molta attenzione su questi ultimi. Cordialmente Carlo Cinelli
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Emanuele
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Rispondo alla precedente di Leo Non vorrei essere stato frainteso in merito alla ricorsività. E' ovvio che se si trovano tutti i termini...non c'è più nulla da trovare; il riferimento era a ulteriori punti che nelle fasi successive potrebbero emergere. Stiamo parlando della ricerca grossolana di punti presenti sulla mappa "numerizzata". Nulla più. Questa non l'ho capita Sulla parte strumentazione utilizzata direi che esula parzialmente dall'oggetto anche se permettimi di dissentire sul fatto che "ogni inizializzazione possa essere falsa"!! Buon lavoro
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Leo
Leonardo Gualandi (leometra@gmail.com)
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Rapidamente: "Ogni inizializzazione può essere falsa" è inevitabile dal momento che non può essere escluso che una lo sia; soprattutto se una volta ottenuta mi limito a cinque epoche di osservazione. E perciò non rilevando lo stesso punto con due inizializzazioni diverse, non avrò la verifica di nessuna delle inizializzazioni. Non è detto che ce ne sia una falsa, ma se c'è non ho il controllo di quale sia: ognuna potrebbe esserlo. Con qualsiasi metodo di misura: se non eseguo osservazioni sovrabbondanti, anche se opero con molta cautela non posso avere garanzie su nessuna delle misure fatte. Ma tornando in tema, l'affermazione centrale anche del mio primo intervento è che il processo che hai descritto mi risulta viziato alla base adoperando il PDF: questo non è il documento generatore della linea, e pertanto i punti che riporta non hanno alcun legame determinato con il confine. Per ricostruire una linea d'impianto non si parte dalla mappa numerizzata; ovvero non si adopera un PDF, perché la linea d'impianto non è stata "tradotta" in PDF in nessuna provincia e anche se fosse stato fatto, non ci sarebbe alcuna garanzia del processo. Per ricostruire una linea di frazionamento, non si parte dal PDF, bensì dal frazionamento, cercando i punti di appoggio preferibilmente sul terreno. La posizione dei punti nella mappa numerizzata, è affetta da errori casuali rispetto ai documenti generatori, e la digitalizzazione del PDF aggiunge errori casuali rispetto al file vettoriale della mappa. Dunque adoperando il PDF non sto eseguendo la ricerca del confine; non sto eseguendo la ricostruzione della linea catastale; ma sto solo cercando grossolanamente i punti di questa linea. Punti grossolani, che parecchie volte non sono molto distanti da quelli più corretti; ma un mio amico, quando era giovane, diceva pressapoco che una buona riconfinazione dev'essere eseguita in modo tale per cui il Collega che controllerà il nostro lavoro non possa trovare un procedimento migliore Tutto qua Leonardo
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geocinel
Carlo Cinelli
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"Leo" ha scritto: .............ma un mio amico, quando era giovane, diceva pressapoco che una buona riconfinazione dev'essere eseguita in modo tale per cui il Collega che controllerà il nostro lavoro non possa trovare un procedimento migliore  Tutto qua Leonardo Pensa un po' ..... Credo di conoscerlo questo tuo amico. Un altro mio invece diceva un'altra cosa interessante, prima che invecchiasse anche lui. Diceva, pertinentemente con il topic di Emanuele, che quando si ricostruiscono linee di confine in bosco che ha valore unitario molto basso, è accettabile, nella consapevolezza del committente, che le operazioni non siano così rigorose come quando si ricostruiscono linee dividenti di terreno di alto valore. Mi viene anche in mente un eccellente passaggio di Angelo Pericoli sul senso della misura. Cordialmente Carlo Cinelli
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Leo
Leonardo Gualandi (leometra@gmail.com)
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Evviva! "Geocinel" ha scritto: Diceva, pertinentemente con il topic di Emanuele, che quando si ricostruiscono linee di confine in bosco che ha valore unitario molto basso, è accettabile, nella consapevolezza del committente, che le operazioni non siano così rigorose come quando si ricostruiscono linee dividenti di terreno di alto valore. Mi pare proprio di conoscerli tutti due, quei tali. E noto con piacere che il mio invecchiamento non mi ha fatto trascurare quelle raccomandazioni; infatti più sopra avevo ricordato che "Confesso di aver usato anch'io i fogli della mappa "numerizzata" per cercare confini nei boschi; ma ho acquistato i dxf, ne ho fatta una stampa lucida e l'ho sovrapposta all'impianto per accertarmi che non ci fossero "grosse" discordanze. Ci trovavamo per l'appunto in aree boschive di scarso valore, e dovevo individuare alcune centinaia di punti di confine verso proprietà per lo più abbandonate in tempi in cui non erano ancora disponibili le scansioni dell'impianto..." Il senso era proprio quello sostenuto da quei due zuzzurelloni: non sperperare, ma fare le migliori verifiche possibili. Sintetizzerei in "contenimento ragionato dei costi". Leonardo
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