Eh, Ragazzi, che fatica avere a che fare con chi è convinto che nelle riconfinazioni i numeri non servono.
E che fatica avere a che fare con chi non vuole più studiare (perché è troppa fatica) e sostiene tesi basate solo sulle sue "libere interpretazioni".
Il fatto stesso che, anziché rispondere alla domanda del mio esempio, mi rispondiate con "altri esempi", significa che quello che ho postato io vi ha messo in crisi. Ma questo è sempre un buon segno perché in genere (ma non sempre) fa riflettere. Succede spesso anche a me di riflettere su casi di studio. A voi credo succeda meno, appunto perché, anziché basarvi sui numeri, vi basate su vostre "libere interpretazioni" che ritenete giuste "a prescindere" (come diceva Totò).
L'esempio che ho postato è volutamente basato su punti di inquadramento che determinano un vincolo per il confine. Anche se voi non avete risposto (solo per l'orgoglio, bambinesco, di non darmi ragione), è fuori discussione che il confine da tracciare è quello blu a 250 metri dal fabbricato centrale. Il che significa dover applicare la variazione di scala.
Ora la questione è questa: se quell'esempio dimostra l'assoluta necessità di applicare la variazione di scala, significa che la variazione di scala, entro il limite consigliato (per me 1.5 m/km) e sui punti di inquadramento che hanno dato scarti accettabili, va applicata e basta.
L'hanno chiamata (anche Tani e Costa) "variazione di scala" perché la mappa e la realtà sono due entità diverse che non hanno la stessa scala. E se non hanno la stessa scala bisogna riportarle alla stessa scala. Altrimenti si sbaglia.
Macius,
ti ho conosciuto come un
strafalson (è in dialetto Veneto, quindi lo capirai) che non vuole né studiare né approfondire, ma non pensavo fino a questi livelli.
"macius" ha scritto:
Un fabbricato d'impianto ha un lato lungo metri 16.80; sulla mappa d'impianto tale lato (prima o dopo la parametrica è del tutto indifferente), misura invece metri 16.10.
No, prima o dopo la parametrica non è indifferente, lo è per te perché
te si un strafalson.
"macius" ha scritto:
Quesiti:
A) Si è ristretta la mappa e va fatta quindi la variazione di scala
B) Si è dilatato il fabbricato e va fatta quindi la variazione di scala
C) Si è contemporaneamente ristretta la mappa e dilatato il fabbricato e va fatta quindi la variazione di scala
D) nessuna delle tre risposte sopra è corretta; TRATTASI INVECE DI UN BANALE ERRORE DEL RILEVATORE/DISEGNATORE D'IMPIANTO E NON VA FATTA NESSUNA VARIAZIONE DI SCALA DELLA MALORA!
Hai scoperto l'acqua calda.
Tutti i punti di mappa sono potenzialmente affetti da errori commessi dal rilevatore oppure dal disegnatore ed è evidente che un punto può essere più corretto di un altro. Ma questo non significa che non dobbiamo cercare di correggere il più possibile questi difetti.
Nel caso del tuo fabbricato che risulta rimpicciolito in mappa, devi rilevare tutti e due gli spigoli e sottoporli a rototraslazione ai minimi quadrati. Questa ti dà lo scarto su entrambi e ti permette di capire quale dei due è il più attendibile. A quel punto l'altro lo scarti.
Certo, tu che la rototraslazione la fai a occhio sul CAD facendoti andare bene tutti i punti, non hai questa possibilità.
Quando, dalla rototraslazione ai minimi quadrati, hai selezionato i soli punti di inquadramento che danno uno scarto buono, ma presentano un fattore di scala nella norma, la variazione di scala va applicata.
Quando capirai questo concetto, semmai lo capirai (perché non vuoi studiare), sarà sempre troppo tardi.
Caro Macius, non volermene per lo
strafalson. Spero che, per essere anch'io un Veneto ruspante come te, mi permettarai di queste battute.
Aspetto sempre la birra a Pedavena.
geom. Gianni Rossi
Responsabile corsi online del Collegio Geometri e G.L. di Padova
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