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norma descrizione categorie catastali |

archiwalter
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Ciao a tutti. Sto inutilmente cercando il testo dell'atto dal quale è stata estratta questa descrizione: C/1 - NEGOZI E BOTTEGHE I locali occupati da barbieri, modiste, orologiai, nonché gli uffici telefonici, le ricevitorie postali, i banchi del lotto, le esattorie delle imposte dirette, le bancarie o assicurative, le biglietterie, le sale d'aspetto delle linee automobilistiche di servizio pubblico, ambulatori medici, ecc. posti in comuni locali che hanno ingresso diretto dalla strada pubblica e le comuni caratteristiche dei locali per bottega, i locali adibiti ad esposizione cercando con Circolare n. 5 del 14 marzo 1992 della Direzione Generale del Catasto e dei SS.TT.EE.; nota C1/1022/94 della Direzione Centrale del Catasto e dei Servizi Geotopocartografici e della Conservazione dei RR.II.; Circolare n. 4 del 16 maggio 2006 non arrivo a nulla! Grazie. Walter
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anonimo_leccese
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archiwalter
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Ciao. Purtroppo si. Sono partiro proprio da li per la ricerca. Avrei bisogno di sapere esattamente quale nota/circolare/norma dia la descrizione della categoria C1 ma, le due circolari non la contengono e la nota C1/1022 non riesco a trovarla. Sai dirmi da dove abbia origine la descrizione che ho riportato? Grazie per l'attenzione. W.
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mariano.f
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17 Luglio 2018 alle ore 16:34
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buon giorno, spero di aver fatto bene ad accodarmi a questo post invece di aprirne un altro. anche io, letto il 'Quadro generale delle categorie e delle tipologie catastali' pubblicato da geoalfa e letti i provvedimenti citati in quel post, avrei necessità di individuare l'atto normativo che definisce le categorie come ben descritte nella guida, dovendolo esibire al suap comunale. caso specifico: vecchio locale commerciale di 45 mq in centro cittadino - urbanisticamente B1 - adibito da sempre ad attività commerciali varie (cartoleria, piccola frutteria ecc.) ma nel tempo anche - ad es. - a studio fotografico. adesso il proprietario intende affittarlo ad un orologiaio che effettua prevalentemente riparazioni, quasi assente la vendita - attività che dal mio punto di vista e anche secondo il 'quadro generale' è perfettamente compatibile. il suap pretende il cambio d'uso - urbanistico e catastale - in C/3 ritenendo la cat. C/1 non idonea all'uso richiesto. Cosa che oltre a spese tecniche notevoli che - in onestà - non ritengo giusto far sostenere al cliente (anche perché se tra un anno l'orolgiaio va via e torna una cartoleria occorre fare il percorso inverso per ritornare in C/1) comporta tempi biblici perché urbanisticamente un cambio d'uso senza opere - da confronti con l'UTC - richiede, paradossalmente, il rilascio del PdC - e non è ritenuta idonea nemmeno la SCIA sostitutiva. il suap non vuol sentire ragioni, per cui chiedo se vi sia un - anche remoto - provvedimento normativo di qualsiasi livello da citare a supporto di quanto contenuto nel 'quadro generale delle categorie' che così com'è non è sufficiente (anche in previsione di un futuro intervento dell'avvocato) a scardiare le convinzioni del suap. tra l'altro nella zona vi sono parrucchieri, fotografi, poste private, ecc... tutti in locali C/1... grazie dell'attenzione e - anticipate - per le risposte. mariano
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Orlando1973
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Secondo me devi sentire il tuo ufficio provinciale (ogni ufficio è un mondo a se') ed in base a cosa risponde ti rapporti con il SUAP . Sul fatto che poi magari l'anno prossimo diventi un ripostiglio , poi diventa abitazione ec.. si cambia categoria con docfa tutte le volte che necessita , non vedo e no mi porrei alcun problema .
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st-topos
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Buongiorno La risposta del SUAP è corretta. L'orologiaio è una attività artigianale. Urbanisticamente devi provvedere a presentare il cambio di destinazione d'uso e pagare anche gli oneri concessori. Catastalmente devi provvedere a presentare un docfa. Perchè ti meravigli
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geoalfa
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Se mi consentite vorrei andare nel dettaglio, e confermando che la Categoria Catastale C comprende i locali di uso terziario e commerciale più precisamente: · Negozi e Botteghe · Magazzini e Locali di deposito · Laboratori per arti e mestieri · Fabbricati e Locali per esercizi sportivi · Stabilimenti Balneari e di acque curative · Stalle, Scuderie, Rimesse e Autorimesse · Tettoie chiuse o aperte Sulla Rendita Catastale">[color=#334862; text-decoration: none... dell’immobile influisce anche la Categoria Catastale e rappresenta una suddivisione per tipologia di destinazione dell’immobile. Descrivo alcune classificazioni delle Categorie Catastali C nel dettaglio: Categoria catastale C1 Negozi e botteghe Appartengono al gruppo catastale C1 i locali occupati da barbieri, modiste, orologiai, nonché gli uffici telefonici, le ricevitorie postali, i banchi del lotto, le esattorie delle imposte dirette, le agenzia bancarie o assicurative, le biglietterie, le sale d’aspetto delle linee automobilistiche di servizio pubblico, ambulatori medici, ecc. posti in comuni locali che hanno ingresso diretto dalla strada pubblica e le comuni caratteristiche dei locali per bottega, i locali adibiti ad esposizione o a “music-store” ed in genere quei singoli o gruppi di locali – costituenti unità immobiliari – dove si effettua la vendita, con prevalenza al dettaglio, di merci, di manufatti, prodotti, derrate, ecc. e quei locali dove la vendita si accompagna con prestazioni di servizio come, ad esempio, trattorie e ristoranti, pizzerie, panetterie (intese come locali di vendita al minuto del pane), bar, caffè, ecc. Categoria catastale C2 Magazzini e locali di deposito[ Sono compresi nel gruppo catastale C2 catasto i fienili agricoli e non agricoli, soffitte e cantine disgiunte dall’abitazione; quei locali dove si esercita la vendita all’ingrosso di merci, manufatti, prodotti, derrate, ecc. o solo adibiti a contenere questi ultimi, ma che non abbiano allestimenti per mostre (vetrine). Generalmente i locali della categoria C2 ( accatastato C2 ) sono di maggiori dimensioni di quelli della categoria C/1, sono ubicati in posizione prevalentemente eccentrica e non hanno, di solito, allestimenti per mostre. C 2 catastale cantina. Categoria catastale C3 Laboratori per arti e mestieri Anche quando sono costituiti da diversi tipi di costruzione, come, ad esempio, una falegnameria con tettoia per deposito legnami o dei locali utilizzati per la lavorazione artigianale del marmo); caseifici, forni da pane, macelli e molini di scarsa importanza economica e quando occupano comuni locali suscettibili di diversa destinazione ordinaria senza radicali trasformazioni ed anche non presentano le caratteristiche richieste dall’art. 10 della legge, senza tener conto dell’entità del reddito dell’industria in essi locali esercitata; officine per la riparazione di autoveicoli; impianti per lavaggio autovetture (se dotati di attrezzature semplici e, quindi, con esclusione di impianti fissi nei locali); Le porzioni di stazioni di servizio adibite ad autofficine e/o autolavaggio chiuso, con idonea attrezzatura e relativa area asservita; tutti quei locali nei quali gli artigiani (ad esempio i fabbri, falegnami, ecc.) provvedono alla lavorazione e trasformazione di semilavorati, in prodotti finiti. Questi locali adibiti a laboratori artigianali sono normalmente ubicati in periferia o nel corpo della città e solo eccezionalmente in località centrali. Di regola non hanno gli adattamenti delle botteghe per la vendita, sebbene talvolta l’artigiano lavori non soltanto per commissione ma anche per la vendita diretta al pubblico. Cordialità
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Orlando1973
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04 Maggio 2015 alle ore 16:51
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[quote="Burbe"][quote="st-topos"]Buongiorno Gli orologiai, al mio paese, svolgono la loro attività in un negozio e non mi risulta debbano chiedere autorizzazione al SUAP perlo svolgimento di quella attività. Da quanto hai scritto manifesti la tua totale ignoranza : non sai neanche che per aprire un'attività bisogna farlo tramite SUAP .
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mariano.f
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17 Luglio 2018 alle ore 16:34
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buon giorno e grazie per i contributi, faccio alcune precisazioni e considerazioni. il locale del mio caso è tipicamente un negozio a piano terra di fabbricato residenziale di ricostruzione postbellica in centro cittadino, con le caratteristiche tipiche: rettangolo 5x9, ampia porta-vetrina direttamente sul marciapiede, spazio interno unico e piccola zona servizi sul retro con wc, antibagno e ripostiglio. da sempre locato ad attività commerciali in alternanza con altre attività che io - e a quanto pare anche il suap, fino ad oggi - ritengo ad esse assimilabili, così come altre nelle immediate vicinanze, regolarmente aperte in locali C/1 (ho verificato): fotografo, parrucchiere, poste private, negozietto di lavori in cuoio, sartoria... il tutto come riscontrabile anche nel 'quadro generale' pubblicato da geoalfa. l'affittuario (orologiaio) ha presentato, come dovuto, la comunicazione di apertura attività al suap il quale per vie brevi (per ora) ha fatto sapere che non ritiene la cat. C/1 compatibile, imponendo cambio d'uso urbanistico e catastale, nonché nuova sca. il proprietario, mio committente, mi ha interpellato per queste pratiche e pertanto le questioni sul tavolo sono: 1. se da un lato il cambio d'uso catastale si fa facilmente e velocemente con un docfa, dall'altro il cambio d'uso urbanistico, per il quale, per senza alcuna opera edilizia, è necessario (!) il PdC, richiede, nel mio comune, tempi biblici... certamente incompatibili con i tempi stretti a disposizione, per cui la locazione salterebbe. 2. dal punto di vista delle spese, tra PdC, docfa e SCA: spese tecniche e accessorie, diritti, oneri ecc. parliamo di un importo rilevante. Potrei fare un ragionamento di comodo invogliando il committente a fare tutto l'iter (spese per lui = fatturato per me), tra l'altro con possibilità di doverlo poi rifare all'inverso in caso di futura locazione ad attività commerciale (altro fatturato)... ma coscienza professionale mi impone di verificare se quanto richiesto dal suap corrisponde a una norma oppure a un... 'ultimamente facciamo così', come spesso ci si sente rispondere, almeno da queste parti, dai funzionari pubblici. 3. premesso che nel 'quadro generale' l'attività di orologiaio è espressamente citata tra quelle compatibili con la cat. C/1, mi pare di leggere - ma è una mia personale interpretazione, aperta a contributi - tra le righe del medesimo che tra le attività artigianali si può individuare una sorta di distinzione: ve ne sono alcune assimilabili alle commerciali (cito: 'barbieri, modiste, orologiai.... posti in comuni locali che hanno ingresso diretto dalla strada pubblica e le comuni caratteristiche dei locali per bottega') ed altre che, anche intuitivamente, lo sono meno (officina-gommista, falegnameria-fabbro-marmista, caseificio-macello-mulino...) e che infatti NON sono 'posti in comuni locali che hanno ingresso diretto dalla strada pubblica e le comuni caratteristiche dei locali per bottega', anzi 'sono normalmente ubicati in periferia o nel corpo della città e solo eccezionalmente in località centrali'. Naturalmente si entra nel campo di una certa soggettività (ed elasticità mentale) ma di fronte a un funzionario che ne è privo occorre esibire provvedimenti normativi ed è questo il motivo della mia richiesta originaria: poiché il 'quadro generale' pubblicato da geoalfa è molto chiaro e anche molto aderente al mio caso, vorrei poter esibire al suap il provvedimento da cui esso discende (presumo, dal lessico utilizzato, una circolare del catasto del secolo scorso..?) oppure, viceversa, se effettivamente vi è una norma che in maniera stringente impone per le attività artigianali la cat. C/3, vorrei poterla esibire al committente, il tutto per giusta coscienza professionale. Come detto, nella zona ci sono pochissimi C/3 ma molte attività 'artigianali' che nel tessuto sociale sono pienamente similari ai negozi, dal mio punto di vista non è pensabile che un calzolaio o, appunto, un orologiaio (che - tra l'altro - ha dovuto lasciare il locale dove storicamente esercitava la stessa attività, a poche decine di metri, ed era un C/1!), debba cercarsi un locale fuori dal centro cittadino oppure si debba attendere 18-24 mesi (ordine di grandezza realistico) per il cambio d'uso... Purtroppo dalle mie parti capita sempre più spesso di avere intoppi burocratici in cui il tecnico risponde: 'non c'è una norma, ma abbiamo sempre fatto così...' e se da un lato - mi scuso per il francesismo - si 'attacca il ciuccio dove vuole il padrone', questo è un caso abbastanza paradossale in cui ciò non è possibile, e francamente di questo modo di fare ci si stanca anche. (piccolo sfogo)
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geoalfa
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mariano.f
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17 Luglio 2018 alle ore 16:34
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concordo sul fatto che - poiché 'il classamento catastale deve avvenire in base alle caratteristiche strutturali dell’immobile e non in base alla sua occasionale destinazione', il catasto portrebbe rifiutare un cambio da C/1 a C/3 senza opere che modifichino le caratteristiche del locale (che - ripeto - sono di tipo commerciale), infatti l'orientamento era non quello di procedere al cambio bensì quello di 'convincere', con argomentazioni normative, il suap comunale a ritenere compatibile l'attività di orologiaio in un locale C/1... anche in considerazione del fatto che la maggior parte di queste attività nella zona e - credo - in molti centri cittadini vengono comunemente esercitate in locali con caratteristiche commerciali... grazie a tutti dell'attenzione e della partecipazione
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