Hai ragione, proprio per questo ho messo il post. Per riflettere se possibile considerare la cosa.
Ho sempre sostenuto che non fosse dovuta la computazione degli "imbullonati" nelle categorie D e E e la norma me ne da ragione, in un certo verso.
Ma sostengo pure che la dotazioni di impianti anche per un residenziale, ha senso solo se la rendita è calcolata mediante stima e non per percentuali pseudo parimetriche.
Inoltre l'impianto può essere pertinente solo se integrato nell'edificio, cosa che il fotovoltaico al tetto quasi mai lo è.
Pensiamo alllora ad una coibentazione spinta, ed efficiente.
Rispetto alla mera pavimentazione: gres, monocottura, marmo etc. non credete abbia più rilevanza nella rendita?
Se vogliamo un catasto equo e da valutare nel principio dell'ordinarietà si dovrebbe stimare ogni edificio, secondo parametri nuovi in primis, con principi rinnovati al passo del progresso edilizio.
Aggiornando ove necessario il vecchio già censito, sia in diminuzione per vetustà, sia in rivalutazione per ristrutturazione. Ora gli strumenti per farlo ci sono, c'è la telematica e funziona.
La mia idea è superare il catasto come unico strumento fiscale, che da tempo ha perso questa identità, per orientarsi verso strumento investigativo e statistico.
Lo penso come un potente data base/gis di immobili, con elelnate: caratteristiche, consistenze, elementi censuari e utenze.
Ma dico basta a sommare o detrarre (questo quasi mai) ogni tot anni, piccoli balzelli al solo scopo di fare cassa istantanea, senza costruire nessun percorso, solido e duraturo.
E' un mio ragionamento e mi farebbe piacere ragionarci con voi. Grazie
M. Centioni