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Argomento: Buoni e cattivi
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Francesco2015
Iscritto il:
10 Settembre 2015 alle ore 13:01
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1627
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"BCNC" ha scritto: ....... Mi riferivo al fatto che praticamente ognuno di noi ha in mente qualche collega di cui non va fiero... Ed è appunto una condizione soggettiva; così come più in generale e altrettanto soggettivamente ognuno di noi ha considerazione più o meno buona di ciascun Collega con cui viene in contatto. Io credo che più che fare una graduatoria dei buoni e dei cattivi, andrebbe fatta una valutazione sui colleghi di cui non andiamo fieri come professionisti. Io non vado fiero di: - chi si vanta di pagare a modo suo la cassa - chi si vanta di utilizzare software pirata - chi si vanta di non stipulare la polizza - chi si vanta di fregarsene della formazione continua - chi non si aggiorna - chi non recepisce immediatamente obblighi quali privacy, pos, preventivo obbligatorio - chi non ha uno studio professionale che possa ritenersi tale (almeno il minimo necessario occorerebbe averlo) - chi impiega più tempo a leccare sederi che a lavorare - chi sparla dei colleghi senza aver valutato bene se un lavoro svolto sia errato o la motivazione che ha portato ad eseguirlo in un certo modo. In tutto questo grande colpa è dei Collegi (ovviamente condizionati dal CNG e dalla Cassa) che non fanno azioni di controllo e permettono TUTTO in nome del Dio Denaro, mi ricordo che qualche decennio fa era difficilissimo superare l'esame di abilitazione, adesso abilitano cani e porci... Ci vorrebbe tanto a far sottoscrivere una sorta di dichiarazione/questionario ogni inizio anno a TUTTI gli iscritti? Il professionista che lo fa tanto per non fa un danno solo a se stesso ma a tutta la categoria. Oltre che spesso il "tanto per" equivale a prendere incarichi pubblici, appunto per il leccaggio di c... PS: state filosofeggiando troppo... provate un po' a scendere al piano terra...
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don.ABBONDIO
Iscritto il:
30 Settembre 2015 alle ore 11:48
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TEX (il buono) scendi a piano terra che Mefisto (il cattivo) è tornato
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BCNC
» ACCOUNT NON PIU' ATTIVO
Iscritto il:
27 Dicembre 2016 alle ore 18:09
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Grazie, Francesco2015, per aver ulteriormente sottolineato l’importanza delle soggettività. Ne hai elencate nove, e molte altre se ne potrebbero aggiungere; inoltre per ognuna di esse se ne possono individuare altre affini o opposte. Addirittura alcune possono pure trovarsi in conflitto fra loro, se è vero che il solerte adempimento di obblighi formali sconfina, almeno soggettivamente, nel lambire orifizi! Come dicevo, le soggettività sono ovvie, naturali; e sono benefiche dal momento che alimentano quella varietà che potrebbe compensare l’appiattimento dato da procedure standardizzate. Vorrei che fosse oggettivo che basare su alcune di esse l’eventuale (non troppo) decimazione, costituirebbe un arbitrio. Motivo per cui resto convinto che sia bene perseguire principi oggettivi, che dovrebbero esserci come sopra precisato e potrebbero trasparire anche dagli spunti storici di Rocco. Fra l’altro la ricerca di questi principi mostra una decima soggettività di Francesco2015: a mio modo di vedere stiamo scavando per cercare principi profondi, quindi per il “ piano terra” si dovrebbe salire! Leonardo Gualandi
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samsung
Iscritto il:
29 Ottobre 2005
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2849
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Gli interventi che precedono confermano quanto sia difficile sfuggire al soggettivo quale modalità istintiva di relazione col mondo. Daltronde è vero che nella ricerca del criterio oggettivo dobbiamo esprimerci soggettivamente, come io stesso sto facendo. Ciò non può che ricondurmi all'idea espressa nel mio primo intervento, e cioè che per ottenere un criterio oggettivo abbiamo bisogno di definire l'ambito nel quale dibattiamo. Solo all'interno dell'ambito definito e dell'obbiettivo stabilito è possibile trovare il criterio ricercato. Gli uomini l'hanno sempre fatto per esempio definindo le regole della convivenza. Queste regole, nelle società semplici, erano poche, non per questo meno efficienti, tramandate di bocca in bocca e con l'esempio venivano garantite dal "capo tribù". Il capo tribù nell'esercizio delle sue funzioni indossava particolari vesti e copricapo ed agiva secondo un rituale stabilito, non arbitrario, non per megalomania, ma per rassicurare a livello simbolico che chi stava per prendere decisioni inflienti nella vita della comunità aveva lasciato le sue caratteristiche personali nella capanna ed era pronto ad agire e decidere "oggettivamente" per il bene della collettività. La stessa cosa avviene oggi nelle società più complesse, dove non si può prescindere da leggi e regolamenti scritti e dove il ruolo di garante dell'oggettività è demandato al "giudice". Ancora oggi il giudice nelle aule dei tribunali si distingue nell'abbigliamento, in Italia indossa una toga, in altri paesi può indossare anche una parrucca fuori moda. E ciò non rappresenta un vezzo, ma come per i tempi andati il giudice indossando toga e parrucca, simbolicamente vuol rassicurare che chi prenderà decisioni importanti per la vita del singolo e della comunità ha lasciato a casa i tratti della sua umanità che sono l'emotività, la paura, l'empatia, la capacità di odiare ecc., in altre parole ha lasciato a casa la sua soggettività. Ricapitolando: non si può sperare di individuare un criterio oggettivo se prima non stabiliamo un ambito e le regole valide in quell'ambito. Saluti
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BCNC
» ACCOUNT NON PIU' ATTIVO
Iscritto il:
27 Dicembre 2016 alle ore 18:09
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Samsung tiene attentamente d’occhio il nocciolo del problema e ci invita a specificare l’ambito d’indagine che può influenzare il criterio di giudizio sul buono e cattivo; sul bene e sul male, quindi. Concetti forse un po’ limitati che dovremmo superare andando al di là (oops!) Per quanto riguarda l’ambito, ricordo che questa discussione è nata dal fatto che, a seguito dell’enunciazione di una volontà di vertice di ridurre (indiscriminatamente?) il numero di iscritti, qualche collega ha abbozzato una giustificazione, vaga e che perciò richiederebbe chiarimenti. Da parte sua Maurizio Savoncelli sembra che abbia auspicato la riduzione manifestando un certo disgusto per chi non vanta alti redditi e sentenziando (strumentalmente?) un irragionevole legame fra “grandi morosi” e inadempienti all’obbligo formativo soggettivamente amato da alcuni. Mi pare evidente la stravagante soggettività di quest’affermazione: a un “grande moroso” non mancano certo i mezzi per comprare punti nel vivace mercato attuale. Soggettività oggettivamente rischiosa in un personaggio che si pone al vertice. Ma in generale vedo un aspetto critico nella significativa conclusione di Samsung per cui la soggettività sarebbe superabile soltanto stabilendo un ambito e le relative regole. Mentre per l’ambito sono sostanzialmente d’accordo, onde non generalizzare sterilmente, per le regole nutro perplessità sulla base di quanto ripresi da uno stimato Collega il 27 u.s., riguardo al loro rapporto con i principi, che dovrebbero prevalere anche perché solo questi possono essere oggettivi. Propongo quindi di fissare l’ambito nelle Libere Professioni tecniche. E per i principi? Buon cenone, buona fine, miglior principio (!) e un ottimo 2019 a tutti! Leonardo Gualandi
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