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Riconfinamento e termine lapideo |

samstef
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30 Settembre 2013 alle ore 14:14
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Salve, per problemi di "vicinato" un geometra incaricato dal mio vicino mi ha inviato una raccomandata in cui si dice che dai rilievi topografici eseguiti e dalla loro sovrapposizione con la mappa catastale è emerso che parte del mio fabbricato "risulterebbe" ricadere nella proprietà del suo cliente. Nella relazione tecnica allegata si dice che si tratta di un "confine risalente all'impianto", che ha proceduto al rilievo di 3 fabbricati, di cui solo 2 presenti nella mappa di impianto, e che una volta elaborato il rilievo, sovrapposto alla mappa catastale, è venuto fuori che il mio immobile sarebbe x circa 2 metri nella proprietà del vicino.....in pratica anche se nella mappa catastale risulta sul confine (tra l'altro in occasione di recenti lavori di adeguamento il confinante ha anche sottoscritto lettera in cui mi autorizzava a costruire una colonna sul confine, ammettendo implicitamente che il mio immobile era sul confine e non nella sua proprietà. ...) dai rilievi topografici si sarebbe spostato x circa 2 metri.... Al di là del preambolo chiedo questo, visto che sul posto esiste un termine lapideo, visto che si tratta di confine risalente all'impianto, visto che il termine lapideo sarebbe perfettamente in linea con la mappa catastale che vede il mio immobile sul confine, e non al di là del confine, perché quando ho chiesto al geometra che ha eseguito la rilevazione, quale valore avesse il termine lapideo, lui ha risposto che non era importante e non serviva??? Per quel poco che ho letto, ho capito che in occasione di riconfinamenti di confini risalenti all'impianto i termini lapidei hanno più valore delle rilevazioni strumentali. ...e xchè il geometra mi dice che non serve a niente???
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robertopi
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Caro Amico i termini, spesso hanno i piedi.....non lo sapevi?? Comunque al di là di ogni considerazione, per fugare ogni dubbio è necessario che ti rivolga ad un tecnico che esegua le dovute indagini e rilievi. Il fabbircato è di recente costruzione? saluti
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samstef
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30 Settembre 2013 alle ore 14:14
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No, il fabbricato è li almeno dagli anni '40.....stessa posizione e tra l'altro in occasione di una ristrutturazione di 10 anni fa il vicino ha firmato l'autorizzazione per regolarizzare una colonna a supporto di una tettoia, e ci ha autorizzati a fare la colonna sul confine.....x cui 10 anni fa la colonna era sul confine, ed allineata al confine di impianto in linea con il termine lapideo.....mentre oggi si sarebbe spostata, la colonna, di 2 metri. I termini possono avere le gambe....ma la colonna no!!!
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geoalfa
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C'è qualcosa che non convice! come per esempio, al tecnico di controparte queste cose che ci racconti, spno state dette oppure a lui è stato chiesto di verificare la corrispondenza della mappa con lo stato di fatto, e poi: occorrerebbe sapere con esattezza che tipo di rilievo ha fatto, quali dati ha assunto per realizzarlo, se ti ha comunicato preventivamente l'intenzione di eseguire il rilievo e se ti ha chiesto di far presenziare da un tecnico di tua fiducia, e soprattutto se il detto tecnico conosce il diritto di usucapione nel malaugurato caso che il suo rilievo fosse più preciso della mappa di impianto (!) ma comprendo che per te sarà difficile comprendere questa sequela di domande!
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samstef
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Allora, provo, intanto grazie mille per la disponibilità!!! Il tecnico di parte ha fatto un rilievo chiesto dal vicino, non l'ha fatta in presenza di un nostro tecnico ma in nostra presenza (c'erano i miei, un pò inesperti e non io) ha messo dei picchetti provvisori per i rilievi. Dopo qualche tempo è arrivata la raccomandata in cui dice che a seguito dei rilievi, di cui allega relazione tecnica, una parte di nostro fabbricato "sarebbe" nel terreno del vicino, quindi chiede il nominativo di un nostro tecnico per avviare un confronto. Dalla relazione si evince che ...."si tratta di confine risalente all'impianto, si è proceduto al rilievo della posizione di 3 fabbricati posti sul medesimo foglio, di cui solo due presenti nella mappa di impianto; rilievo celerimetrico eseguito con Trimble 5600...elaborato poi il rilievo con programma informatico, è stato sovrapposto alla mappa al fine di verificare la corretta posizione del confine rispetto ai manufatti. In data ....., in presenza di entrambe le proprietà, sono stati posizionati i picchetti di confine A B e C." (da cui risulta parte del nostro fabbricato sul terreno altrui). Del termine lapideo presente in loco e non considerato nella sua relazione, nè per i rilievi eseguiti, i miei hanno chiesto ma lui ha risposto che non era importante, mentre dell'autorizzazione concessa a suo tempo per una regolare pratica edilizia di ristrutturazione (in quell'occasione il vicino ha implicitamente ammesso che il limite della nostra abitazione era sul confine e non sul suo terreno) noi alla rilevazione non abbiamo detto niente, e non penso che il vicino ne abbia fatto cenno....(anche perchè è una persona molto anziana). Ho già sentito un mio tecnico, però anche lui concorda sul fatto che non valga la pena spendere dei soldi per una questione di valore infinitamente minore rispetto alle spese che andremmo ad affrontare. Sono ben conscio che con usucapione o eventualmente accessione invertita non avrei problemi ad ottenere quanto mi spetta, però partendo già ora con l'usucapione implicitamente ammetterei che le misure della controparte, a mio sfavore, sono corrette. Per questo, basandomi sul fatto che non è stato considerato il termine lapideo, aggiunto al fatto che il vicino ha firmato tempo fa autorizzazione (inserita negli atti di regolare pratica edilizia) che implicitamente gli fa ammettere che il confine è dove c'è la colonna e non dove ha detto il suo tecnico, volevo provare a "smontare" la sua misurazione. In sostanza secondo la giurisprudenza, le rilevazioni e le mappe vengono in subordine rispetto ad altri elementi sul campo, ed io volevo far valere il termine lapideo sul campo e soprattutto il fatto che il vicino ha già formalmente ammesso che il confine è sulla colonna, e non 2 metri a mio sfavore. Ovviamente sto cercando di recuperare la dichiarazione firmata, poi scirverò una lettera al loro geometra dicendo che a mio avviso non c'è bisogno di un confronto tecnico perchè gli elementi per stabilire il confine ci sono già, e sono il termine lapideo (da lui ignorato) e soprattutto la colonna che la controparte ha autorizzato a costruire "sul confine" e non sul suo terreno. Poi se vorranno procedere per vie legali a quel punto potrò intraprendere la strada dell'usucapione.
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samstef
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Visto che la questione è complessa riformulo il quesito in maniera precisa e mirata: dopo aver ricevuto la raccomandata del tecnico della controparte che mi dice di voler avviare un confronto con un mio tecnico, perchè in base alle sue misure una parte del mio fabbricato (colonna e tettoia) sarebbe nel terreno altrui per circa 2 metri, se io rispondo con raccomandata allegando dichiarazione della controparte che qualche anno fa accetta la costruzione di una colonna sul confine in occasione di precedente pratica edilizia regolamente depositata in comune, cosa succede??? Valgono più le misure del tecnico che dice che probabilmente la colonna è nel terreno altrui, o vale più la dichiarazione della controparte che ammette, circa 10 qnni fa, che la colonna è sul confine, confine ritenuto tale da ambo i confinanti per circa 90 anni???
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geoalfa
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Hai detto giusto: è un argomento molto complesso e difficilmente si potrà arrivare alla conclusione, anche se hai tentato di essere il più dettagliato possibile, ma, senza documenti e senza quelle informazioni che si possono reperire in sito, si può facilente andare fuori binario! e chiarisco: 1) va bene che il tecnico di controparte abbia formalizzato il risultato del suo rilievo (ed ho motivo di ritenere che è molto sicuro di aver lavorato correttamente - ma come detto non sono in grado di stabilirlo con i pochi dati forniti! - per esempio: - ha utilizzato gli stessi dati e appoggi utilizzati per la formazione della mappa d'mpianto? - - ha utilizzato la mappa d'mpianto o sua copia conforme? 2) ammesso che la costruzione sia stata fin dall'origine realizzata in parte sulla proprietà della parte avversa ed in sede di formazione della mappa sia stato commesso qualche errore di graficismo, ecc.... non vi sembra che il diritto di usucapione sia stato ampiamente acquisito? 3) mi sembra che la prova della buona fede su tutta la questine la dimostri proprio la firma dei documenti ..... 4) mi sembra ancora che il tecnico di controparte non è perfettamente sereno, anzi la sua voglia di fare e disfare vada la di là di quanto ammissibile e richiesto dal suo cliente... o no?
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samstef
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So benissimo di avere il coltello dalla parte del manico (come ha detto il mio tecnico che non ha fatto per ora i rielievi ma ha solo visto la relazione della controparte), l'usucapione non avrei problemi ad ottenerla. Il punto è che volevo capire se posso riuscire a sistemare le cose senza procedimenti legali ecc.... Andrò dal tecnico di controparte con la lettera di autorizzazione del mio vicino (di cui lui, il tecnico, non conosce l'esistenza) e vedrò coda mi dice alla luce di quella lettera. Una curiosità, leggevo che l'usucapione si può ottenere anche con atto notorio dal giudice di pace, in questo modo spetta alla controparte imbastire un procedimento legale per dimostrare che ha ragione lui, entro i 10 anni. In questo caso, dopo i 10 anni,dovrò comunque far trascrivere l'atto in conservatoria e far cambiare la mappa al catasto? ??
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totonno
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"samstef" ha scritto: So benissimo di avere il coltello dalla parte del manico (come ha detto il mio tecnico che non ha fatto per ora i rielievi ma ha solo visto la relazione della controparte), l'usucapione non avrei problemi ad ottenerla. Il punto è che volevo capire se posso riuscire a sistemare le cose senza procedimenti legali ecc.... Andrò dal tecnico di controparte con la lettera di autorizzazione del mio vicino (di cui lui, il tecnico, non conosce l'esistenza) e vedrò coda mi dice alla luce di quella lettera. Una curiosità, leggevo che l'usucapione si può ottenere anche con atto notorio dal giudice di pace, in questo modo spetta alla controparte imbastire un procedimento legale per dimostrare che ha ragione lui, entro i 10 anni. In questo caso, dopo i 10 anni,dovrò comunque far trascrivere l'atto in conservatoria e far cambiare la mappa al catasto? ?? L'autorizzazione del vicino a mio parere non basta. Le parti potrebbero essere addivenute all'accordo senza essere a conoscenza dello sconfinamento, quindi l'avvenimento non dimostra quale sia la posizione legittima del confine e l'accordo non è finalizzato a verificare la posizione di quel confine nè del fabbricato. L'usucapione lasciamo perdere perchè vuol dire ammettere che il fabbricato ha sconfinato. Al limite può essere un possibilità da giocarsi in sede di controversia giudiziaria. Ma prima non la inizierei. Rimane lo scontro sul campo topografico e giuridico. Quello sì. Conviene relazionarsi in un primo momento con un tecnico di fiducia che può verificare l'attendibilità delle misure fatte dal tecnico parte avversa e poi decidere se mandare una raccomandata di risposta in cui si rifiuta la richiesta di verifica topografica ritenendo di avere buone ragioni per dimostrare che non c'è sconfinamento, anche con l'aiuto dei titoli di proprietà, dello stato reale di rilievo dei luoghi e dei segnali esistenti sul terreno che distinguono chiaramente la posizione del confine, l'epoca in cui il confine esistente è stato realizzato, anche con testimonianze della gente del posto. Altrimenti, se non vi sono evidenti motivazioni occorre procedere al rilievo del confine da parte del tecnico di fiducia e poi, in base all'esito, se negativo, chiamare il loro tecnico e addivenire ad un accordo pacifico possibilmente senza andare in causa. Saluti.
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samstef
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In effetti ricorrndo subito all'usucapione vorrebbe dire ammettere che le misure della controparte sono giuste, per cui la terrò come ultima strategia. In ogni caso fra una settimana vedrò il tecnico della controparte e cercherò di capire che valore potrà avere l'autorizzazione che la controparte diede a costruire la mia colonna sul confine....a quell punto valuterò con quale strategia proseguire. Un dubbio però mi resta sulle misure. Nella relazione dice che il riconfinamento riguarda un confine di impianto, ed ha utilizzato due fabbricati presenti all'impianto più un terzo non presente. Chiedo, è sufficiente utilizzare due fabbricati presenti all'impianto o sarebbe stato più preciso utilizzare tutti e tre i fabbricati già presenti all'impianto???? O questo non incide sulla precisione delle misure???
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geoalfa
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Secondo il mio modo di operare, va tenuto conto: - della constatazione di fatto della situazione che non è stata mai modificata e chi più della controparte, nella persona anziana e che ha avuto l'occasione di constatare la immodificata situazione, avvalorata dalla presenza sul confine di un edificio, può riconoscere come esatta la posizione del confine stesso, tanto che alla richiesta di posizionare un pilastro sul confine stesso - ora contestato - ? - che la maniera migliore è quella di discutere civilmente sul diritto di lasciare immodificata la situazione, così come goduta da sempre! - ciò anche perchè non conosciamo nè la metodologia applicata nel rilievo, nè i mezzi, nè altro, che quindi manca completamente un parametro fondamentale per proseguire con utilità. - certo è che, se la trattazione bonaria della questione non andasse a buon fine, rimane l'opportunità di utilizzare l'arma dell'usucapione, ed una prova importante è proprio la documentazione detta!
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geocinel
Carlo Cinelli
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"samstef" ha scritto: Allora, provo, intanto grazie mille per la disponibilità!!! Il tecnico di parte ha fatto un rilievo chiesto dal vicino, non l'ha fatta in presenza di un nostro tecnico ma in nostra presenza (c'erano i miei, un pò inesperti e non io) ha messo dei picchetti provvisori per i rilievi. Dopo qualche tempo è arrivata la raccomandata in cui dice che a seguito dei rilievi, di cui allega relazione tecnica, una parte di nostro fabbricato "sarebbe" nel terreno del vicino, quindi chiede il nominativo di un nostro tecnico per avviare un confronto. Dalla relazione si evince che ...."si tratta di confine risalente all'impianto, si è proceduto al rilievo della posizione di 3 fabbricati posti sul medesimo foglio, di cui solo due presenti nella mappa di impianto; rilievo celerimetrico eseguito con Trimble 5600...elaborato poi il rilievo con programma informatico, è stato sovrapposto alla mappa al fine di verificare la corretta posizione del confine rispetto ai manufatti. In data ....., in presenza di entrambe le proprietà, sono stati posizionati i picchetti di confine A B e C." (da cui risulta parte del nostro fabbricato sul terreno altrui). Del termine lapideo presente in loco e non considerato nella sua relazione, nè per i rilievi eseguiti, i miei hanno chiesto ma lui ha risposto che non era importante, mentre dell'autorizzazione concessa a suo tempo per una regolare pratica edilizia di ristrutturazione (in quell'occasione il vicino ha implicitamente ammesso che il limite della nostra abitazione era sul confine e non sul suo terreno) noi alla rilevazione non abbiamo detto niente, e non penso che il vicino ne abbia fatto cenno....(anche perchè è una persona molto anziana). Ho già sentito un mio tecnico, però anche lui concorda sul fatto che non valga la pena spendere dei soldi per una questione di valore infinitamente minore rispetto alle spese che andremmo ad affrontare. Sono ben conscio che con usucapione o eventualmente accessione invertita non avrei problemi ad ottenere quanto mi spetta, però partendo già ora con l'usucapione implicitamente ammetterei che le misure della controparte, a mio sfavore, sono corrette. Per questo, basandomi sul fatto che non è stato considerato il termine lapideo, aggiunto al fatto che il vicino ha firmato tempo fa autorizzazione (inserita negli atti di regolare pratica edilizia) che implicitamente gli fa ammettere che il confine è dove c'è la colonna e non dove ha detto il suo tecnico, volevo provare a "smontare" la sua misurazione. In sostanza secondo la giurisprudenza, le rilevazioni e le mappe vengono in subordine rispetto ad altri elementi sul campo, ed io volevo far valere il termine lapideo sul campo e soprattutto il fatto che il vicino ha già formalmente ammesso che il confine è sulla colonna, e non 2 metri a mio sfavore. Ovviamente sto cercando di recuperare la dichiarazione firmata, poi scirverò una lettera al loro geometra dicendo che a mio avviso non c'è bisogno di un confronto tecnico perchè gli elementi per stabilire il confine ci sono già, e sono il termine lapideo (da lui ignorato) e soprattutto la colonna che la controparte ha autorizzato a costruire "sul confine" e non sul suo terreno. Poi se vorranno procedere per vie legali a quel punto potrò intraprendere la strada dell'usucapione. Vorrei rispondere alle considerazioni di questo post che mi sembra quello riassuntivo. Innanzitutto: "La riconfinazione non è il labile controllo per sovrapposizione tra la mappa e lo stato di fatto". Non lo dico io ma lo diceva Pier Domenico Tani. E io lo condivido, ovviamente, in tutto e per tutto. Abbiamo lavorato alla stesura degli standard di qualità per le prestazioni del Geometra e si spera che un bel giorno questi vengano letti. A mio parere e da quanto descrivi il tecnico di controparte non ha fatto un buon lavoro. I motivi sono 2 ma importanti. Il primo: fare un rilievo con due soli punti di appoggio, se non siamo nel deserto, è rischiosissimo. La rototraslazione a due punti, essendo uno schema di rileivo e di calcolo non autocontrollato, può portare a risultanze ed errori grossolani. Se infatti uno dei due punti non è affidabile e posto alla stessa distanza dall'altro ma ruotato, noi non ce ne accorgiamo e commettiamo un errore importante. Quindi il nostro amico doveva prendere altri punti per controllo anche lontani, magari pesandoli diversamente. Il secondo: doveva includere nel rilievo anche il termine lapideo. Inizialmente doveva includerlo nel calcolo; se questo dava risultanze sbagliate rispetto al resto lo doveva escludere. Così facendo ha escluso a prescindere. Alla Totò. Non sono d'accordo con il tuo tecnico che dice di non misurare. Tu devi avere un quadro chiaro della situazione e non lo puoi avere se non si esegue una corretta riconfinazione di quella linea. Qui esprimo un parere personale riguardo anche alla scrittura a cui tu dai tanto peso. Parere personale suffragato dalle esperienze e frequantazioni di Avvocati. Quella scrittura non vale niente ai fini del confine. Se il vicino non era "consapevole" che il confine fosse sbagliato la sua autorizzazione ha valore 0, o meglio può avere del valore ai fini di eventuali calcoli dei danni. Questa "consapevolezza" ricorre spesso nelle sentenze. Cordialmente Carlo Cinelli
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geoalfa
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OK! Carlo. Ma vorre esprimermi e chiarire sul valore della scrittura che tu valorizzi 0, come fanno spesso molti avvocati: Il confine di fatto è stato sempre quello ora contestato dal collega (credo poco esperto in materia - vedi gli appoggi, ma anche qualche altro peccatuccio! - ) Perchè? Ma proprio perchè la scrittura anche se in presenza di "inconsapevolezza" sta a testimoniare l'assoluta dimostrazione che il confine è passato e passa proprio lì da sempre! Al di là della giustezza del rilievo - facilmente contestabile - come del resto qui abbiamo fatto tutti, chi per un verso, chi per l'altro ed io aggiungo (perchè non evidenziato da nessuno) il collega, la lettera avrebbe dovuto scriverla prima di fare il patatrak ....! Ma gradirei che qualcun altro esprima il proprio pensiero in merito. saluti cordiali
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geocinel
Carlo Cinelli
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"geoalfa" ha scritto: OK! Carlo. Ma vorre esprimermi e chiarire sul valore della scrittura che tu valorizzi 0, come fanno spesso molti avvocati: Il confine di fatto è stato sempre quello ora contestato dal collega (credo poco esperto in materia - vedi gli appoggi, ma anche qualche altro peccatuccio! - ) Perchè? Ma proprio perchè la scrittura anche se in presenza di "inconsapevolezza" sta a testimoniare l'assoluta dimostrazione che il confine è passato e passa proprio lì da sempre! Al di là della giustezza del rilievo - facilmente contestabile - come del resto qui abbiamo fatto tutti, chi per un verso, chi per l'altro ed io aggiungo (perchè non evidenziato da nessuno) il collega, la lettera avrebbe dovuto scriverla prima di fare il patatrak ....! Ma gradirei che qualcun altro esprima il proprio pensiero in merito. saluti cordiali Gianni Sono d'accordo con queste tue considerazioni. Nel mio post non sono entrato nel merito dell'usucapione e nemmeno della materializzazione esistente, che mi sembrano cose assodate e sacrosante. Ho solo evidenziato, oltre alla scrittura, come il tecnico di controparte abbia agito in maniera assai superficiale. Riguardo alla "consapevolezza" ho avuto un caso simile dove il confinante aveva chiesto l'autorizzazione al mio committente (postumo) a edificare sul confine. Il mio gliel'aveva dato. Dopo anni il mio ha eseguito delle opere (cancello e altro) sul confine e attaccato al muro del vicino. Il vicino, dopo aver fatto misurare al suo tecnico, ha capito che la sua costruzione non era sul confine e ha chiesto, ottenendola in via giudiziaria, la demolizione del cancello del mio committente. Proprio perché la consapevolezza era stata raggiunta nel momento della misurazione del suo tecnico. Così almeno ha detto il Giudice. Ciao Carlo
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totonno
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"samstef" ha scritto: No, il fabbricato è li almeno dagli anni '40.....stessa posizione e tra l'altro in occasione di una ristrutturazione di 10 anni fa il vicino ha firmato l'autorizzazione per regolarizzare una colonna a supporto di una tettoia, e ci ha autorizzati a fare la colonna sul confine.....x cui 10 anni fa la colonna era sul confine, ed allineata al confine di impianto in linea con il termine lapideo.....mentre oggi si sarebbe spostata, la colonna, di 2 metri. Un momento Domanda: Ma il fabbricato nostro è anch'esso d'impianto (essendo degli anni 40), ma come è stato considerato? Tra i due considerati vertici d'impianto oppure è scartato come punto di appoggio poichè è considerato erroneamente posizionato ? E su quali basi ? Potrebbe il fabbricato essere considerato come vertice tra i punti di appoggio nel rilievo.
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