"geogradi" ha scritto:
Non voglio deridere nessuno di voi ....
Geogradi,
mi rivolgo a te proprio a partire da questo tuo esordio perché leggendo il tuo post sopra mi sembri uno equilibrato e aperto al confronto senza mettere davanti i personalismi.
Quello che dici circa l’assurdità di andare in tribunale per pochi cm è sacrosanto e credo che nessuno qui consigli il committente in tal senso. Il problema è che a volte, come riferito anche da Macius in questo topic, sono proprio i due confinanti a non voler cedere nemmeno di 1 cm. Attualmente sto facendo consulenza ad un CTU in una causa proprio di questo tipo. In questi casi, come sai bene, la motivazione non è il confine in sé, ma un astio e un rancore infiniti che perdurano da decenni. Il confine, quindi, è solo un pretesto per danneggiare l’avversario. Tuttavia, la causa che si instaura va sotto l’art. 950 del codice civile ed è, volenti o nolenti, un regolamento di confini.
Nel caso del CTU che sto seguendo, ad esempio, data la totale negazione al compromesso delle due parti, è evidente che lui dovrà dimostrare di aver ricostruito il confine con la massima precisione possibile, cioè come diceva Pier Domenico Tani, tale
che un eventuale tecnico antagonista possa, nella fattispecie, operare in modo migliore.
L’esigenza di affinare il più possibile il processo di ricostruzione di una linea di mappa nasce quindi da casi come questi (sempreché ovviamente la mappa sia effettivamente l’ultimo e unico mezzo di prova disponibile). È chiaro che se le parti sono disponibili a mediare, la variazione di scala, ma anche altre elaborazioni, può benissimo essere trascurata.
Bene, premesso quanto sopra, parliamo della variazione di scala.
Contrariamente a quanto pensano i quattro “amici al bar” che partecipano a questa discussione, io non sono affatto “assolutista”, nel senso che non dico mai:
è così perché lo dico io, quello sono proprio loro a farlo. Prendi Macius, per esempio, definisce la variazione di scala una
cagata pazzesca e un
algoritmo idiota.
Io sono abituato a dimostrare oggettivamente la validità delle mie tesi. Prendi il caso dell’ottagono che ho postato. Quando Cinelli risponde “
Avete mai visto voi un confine ottagonale? Io no”, oppure altri che rispondono “
Ah ma quello è un caso inventato e quindi non fa testo”, significa non voler entrare nel merito della questione e continuare a dire che la variazione di scala è una
cagata pazzesca e un
algoritmo idiota.
È evidente che quell’esempio è inventato. Con esempi reali, infatti, non riesci mai a evidenziare l’esistenza di un fattore di scala perché questo viene nascosto proprio dalla casualità di disposizione dei punti di inquadramento. Ma quell’esempio dimostra in maniera incontestabile l’esistenza del fattore di scala tra mappa e rilievo di riconfinazione.
D’altra parte, come hai osservato anche tu, il caso in cui il confine sia in posizione intermedia tra fabbricati d’impianto non è rara. E se la distanza mappa tra tali fabbricati non corrisponde a quella rilevata, è fuori discussione che per portare il confine dalla mappa al rilievo devi rapportarla a quella reale. Il che significa proprio applicare la variazione di scala.
Non ha più alcuna importanza la genesi dell’errore che ha portato quei fabbricati ad essere stati inseriti in mappa ad una distanza che non corrisponde a quella reale. Non c’entra più niente che si sia trattato di errori “puntuali”, che abbiano sbagliato i rilevatori dell’impianto o che il disegnatore quel giorno avesse bevuto qualche
ombra in più. L’evidenza è che la distanza mappa tra quei fabbricati (entro la quale c’è il confine) non corrisponde a quella reale. E questo rende obbligatoria la variazione di scala. Altro che
cagata pazzesca e
algoritmo idiota.
Ai miei “quattro amici al bar” ho anche riportato (più volte) il passo di Aurelio Costa dove diceva come calcolare il fattore di scala e la condizione in cui va applicato, e cioè quando "
i due sistemi non hanno la medesima precisione", come accade esattamente tra mappa e rilievo di riconfinazione. Ma niente, anche Aurelio Costa era talmente incompetente da adottare una
cagata pazzesca e un
algoritmo idiota.
Tutto questo significa che la variazione di scala deve essere applicata sempre? Sicuramente no, ci possono essere casi in cui non va per niente applicata. Io nel mio libro ne ho citati alcuni: l’esempio di rispetto della congruità locale della mappe e quelli in cui ho applicato la georeferenziazione Trilaterale.
Ma allora bisogna analizzare quei casi e “dimostrare” il perché non va applicata. Ai mei “quattro amici al bar” di questa discussione avevo chiesto (qualche paginata fa) di postare qui dei loro casi in cui ritengono che non vada applicata, dicendogli che io li avrei volentieri analizzati dandogli ragione se ne avessi riscontrato la validità della non applicazione.
Ma niente, non ne hanno postato neanche uno, continuando a dire che la variazione di scala non va MAI applicata perché gli errori non sono omogenei e che quindi rimane una
cagata pazzesca e un
algoritmo idiota.
Più recentemente ho chiesto ai “quattro amici al bar” a chi spetta stabilire se la variazione di scala va applicata o meno. Cinelli mi ha risposto che è così perché anche “nell’altro forum” c’è qualcuno che si pone dei limiti di applicazione e perché anche io stesso sono sceso dal considerare il limite dal 2 all’1 per mille (per inciso, il 2 per mille era proprio lui che lo ha proposto ai geometri di tutta Italia quando giravamo insieme per Collegi). Ma anche questa risposta è del tipo:
è così perché lo dice Tizio o perché lo dice Caio.
Poi è chiaro che io continuo a studiare questi temi e quindi, sì, ai miei corsi consiglio di non andare oltre l’1.5 per mille (non 1 come dice Cinelli) e lo faccio perché ho eseguito centinaia di rototraslazioni mappa-rilievo e ho visto che solo rarissimamente si va sopra 1.5, per cui ritengo che questo sia un valore soglia oltre al quale bisogna indagare bene sul motivo per il quale viene superato.
Poi ci sarebbe anche da parlare dei baricentri notevoli. Nel senso che, poiché la variazione di scala si estrinseca dal baricentro del poligono di inquadramento, se si riesce ad avere il confine in posizione abbastanza baricentrica, l’effetto della variazione di scala è minimo e quindi si possono tollerare anche soglie maggiori.
Termino illustrandoti il diverso approccio che abbiamo invece “nell’altro forum”, dove non abbiamo certezze granitiche come qui, tali da definire la variazione di scala una
cagata pazzesca e un
algoritmo idiota. Stiamo selezionando una serie di casi di riconfinazioni già svolte in cui ci sia questa caratteristica: i punti di inquadramento sono in numero e posizione tale da formare un idoneo poligono di inquadramento attorno al confine ma, nel contempo, ci sono alcuni punti di inquadramento interni al poligono stesso. In questi casi, trattiamo questi ultimi punti di inquadramento come se fossero il confine e, dato che sono materializzati sul posto, andremo a verificare quale delle due posizioni di tracciamento, con o senza variazione di scala, si avvicina di più a quella reale.
Questo è l’approccio che si deve avere per dare delle risposte oggettive a questo tipo di quesiti. Qui invece c’è la verità assoluta: la variazione di scala è una
cagata pazzesca e un
algoritmo idiota.
P.S.: visto che hai fatto un inciso sulla formazione, sulla quale qui ci si è prodigati di dire che i geometri la acquistano solo per l'obbligo dei CFP, ti do un dato che riguarda quella che propongo io con il sito
www.co**************. Ogni anno offriamo corsi e seminari gratuiti che danno come minimo 25 CFP. Il che significa che un geometra può maturare più dei 60 CFP obbligatori nel triennio in forma completamente gratuita. Nonostante questo, abbiamo migliaia di geometri che pagano l'abbonamento. Tutti de******** anche quelli?
Buone Vacanze.
geom. Gianni Rossi
Responsabile corsi online del Collegio Geometri e G.L. di Padova
cell. 3202896417
Email: gianni.rossi@co**************
www.co************** www.to************