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valutazione impianti stabilemente infissi |

nicola81
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30 Novembre 2009
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Salve, confrontandomi con alcuni colleghi, mi viene un dubbio sulla valutazione degli impianti stabilmente infissi. Io ho sempre calcolato un valore medio dell'impianto in funzione della vita media dello stesso. Mentre altri calcolano il valore al momento della valutazione, eventualmente applicando un coefficente di riduzione per vita residua(ad esempio 30 anni vita media, dopo 2 anni, valore x 28/30; impianto nuovo nessuna riduzione). Ma applicando questo metodo, teoricamente ogni anno devo andare a variare il valore degli impianti. Voi cosa ne pensate?
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bioffa69
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BRESCIA
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i valori sono sempre riferiti all' 88/89...per cui indifferentemente da quando fai la pratica detto valore non puo' (diciamo non dovrebbe) cambiare.
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nicola81
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30 Novembre 2009
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Il valore cambia essendo due metodi completamente diversi. Posto che riporto sempre il valore al biennio, il mio dubbio e' questo: facendo l'esempio di un bene appena acquistato, devo applicare valore mediato in funzione della vita media del bene, oppure mi calcolo il mio bel valore e finita li'?
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bioffa69
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23 Settembre 2009
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BRESCIA
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il valore del bene e' uno e basta.....che poi ognuno lo calcoli in modo diverso e' un altro problema, per questo ho scritto dovrebbe, ma e' chi stima che lo fa' in modi diversi, il bene e' uno ed ha il suo valore.... ...anche il fatto della vita del bene e' gia' compreso nel suo valore. ...pero' ripeto il valore non puo' cambiare...... se quella cosa vale 100, deve valere 100 in qualunque modo la calcoli...se per qualcuno vale 90 o 110 "sbaglia" qualcosa (la valutazione chiaramente)
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nicola81
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30 Novembre 2009
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Non c'e' dubbio che due metodi entrambi corretti portano al medesimo risultato. Il problema e' che i due metodi da me descritti sono sostanzialmente diversi, uno e' un valore medio e l'altro un valore a un detrminato momento . Quindi: qual'e' secondo voi quello corretto? Non vorrei ripetermi ma, per un bene acquistato oggi il valore corretto e' dato da: costo di acquisto x coefficente di conversione al 88/89 oppure a questo risultato va applicato un ulteriore coefficente che mi medi il valore in funzione della vita media del bene
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robertopi
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Nicola, secondo me il tuo criterio è corretto ed è quello che utilizzo anche io, ovviamente Bioffa non ha tutti i torti, poichè questa è ed è stata certamente materia di contenzioso, in proposito ti riporto i principi di fondo per la determinazione del valore di un bene stabiliti dal principio internazionale contabile n.16 dell’Unione Europea, ( punto 41) ….Il valore ammortizzabile di un elemento di immobili, impianti e macchinari deve essere ripartito sistematicamente lungo la sua vita utile …. ( punto 42) …. Man mano che l’impresa fruisce dei benefici economici generati da un bene, il valore del bene deve essere ridotto per riflettere questo consumo, di norma addebitando un costo per questo consumo …. ( punto 46) … il valore residuo di un bene è spesso irrilevante e perciò non è rilevante nel calcolo del valore ammortizzabile.. Pertanto, è ovvio che secondo i principi enunciati dai tuoi colleghi, si dovrebbe ricalcolare la rendita ogni anno, questo è ovviamente inconcepibile, per quanto sostiene Bioffa invece, a mio giudizio, si genera una disparità di valutazione, in quanto il macchinario viene valutato perche fine all'impianto produttivo, se prendiamo il caso delle centrali elettriche, in special modo le termo, è evidente che la produzione ossia la resa del macchianrio diminuisca col passare del tempo (quidni delle sue ore di funzionamento), tanto da arrivare alla fine della vita utile che il suo valore è quasi pari a zero (se poi vogliamo diventerebbe un costo, se pensiamo allo smantellamento ed i relativi costi),perciò il criterio di stima più logico per determinare il valore concorrente la rendita, è quello medio rapportato alla vita utile. saluti
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nicola81
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Riporto il testo di una dispensa del collegio dei geometri di Venezia che parla di questo argomento e mi fa riflettere parecchio sul mio metodo... Se confrontiamo un macchinario nuovo con uno usato è intuitivo dedurre che con il trascorrere del tempo aumenta la differenza tra il valore dei due. Quindi un macchinario usato “invecchia” e si deprezza con il suo impiego in varie forme di deperimento. Uno è il deperimento d'uso conseguente al suo utilizzo (la vita fisica del macchinario diminuisce); L'altro è il deperimento di obsolescenza (il macchinario usato o magari ancora nuovo è stato superato da altri di maggiore capacità produttiva e di minor costo di manutenzione). In genere questo avviene istantaneamente, nel momento stesso in cui nel mercato entra un apparecchio di più elevato rendimento. Ogni macchinario ha perciò una sua Vita Utile, superata la quale non è più conveniente mantenerlo in esercizio ma diventa necessario sostituirlo ed ovviamente, anno dopo anno, a causa del deperimento del macchinario, l’azienda subisce una perdita. Le operazioni di tipo contabile che tengono conto del deperimento si chiamano Ammortamento. Supponiamo che un macchinario sia costato 300'000 €. e che la sua vita utile sia di 5 anni. E' ovvio che il deperimento totale del macchinario avverrà in 5 anni e quindi, per ciascuno dei 5 anni di vita, si avrà una quota annuale del deperimento totale (ogni anno verrà perso 1/5 del valore iniziale). Dopo un anno il valore sarà di 300'000 €. - (300'000 €. /5) = 300'000 €. - 60'000 €. = 240'000 €. La situazione patrimoniale dell’azienda è peggiorata dopo un anno perché prima aveva un valore di macchinario (nuovo) di 300'000 €. e dopo (con il macchinario vecchio di un anno) di 240'000 €. Dopo 5 anni l’azienda avrà perso 300'000 €. perché il macchinario sarà completamente deprezzato e si dovrà comprarne uno nuovo. Anno dopo anno la situazione patrimoniale dell'azienda diminuirà e il costo d'esercizio aumenterà di conseguenza. Però quando si stima un opificio non ci interessa l’ammortamento ma il valore corrente del macchinario! Esempio del macchinario dopo 1 anno di vita V. Corrente = 300'000 €. x 4/5 V. Corrente = 240'000 €.
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robertopi
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Le stime sono del tutto soggettive, del resto non c'è nessuna norma che ti impone di adottare un determinato criterio, quindi, se si considera giusto il proprio ragionamento, mi sembra opportuno seguire la propria strada, al di là di quanto scrive tizio o caio di tal collegio o ufficio. Inoltre, il criterio di stima dei macchinari, ripeto, argomento molto delicato, è bene concertarlo con la committenza, ossia renderla edotta dei pro e dei contro dei vari medoti per giungere al risultato finale. saluti
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