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Argomento: Riconfinazione stradello di impianto, scegliere i trigonometrici giusti
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georox
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"geocinel" ha scritto: Quella di Torrebelvicino, grazie all'abile destrezza del CTU, ha ribaltato totalmente la volontà delle parti espresse nell'atto di trasferimento dove il mio committente acquistava un lotto di terreno picchettato sul posto e di cui al Tipo di Frazionamento Prot. XXX. Misure del frazionamento perfettamente coerenti con i picchetti materializzati sul posto. Mi ricordo che hai definito quel CTU un "mafioso", e io stesso ho avuto modo di vederne l'opera in una riconfinazione a Trissino che ho seguito l'anno scorso per conto di un geometra del posto. Quel caso quindi non fa testo perché inficiato da un comportamento passibile di codice penale. Rispetto i 30 anni di attività e le decine di CTP e CTU. Ma è proprio per questo che non dovrebbe esserti difficile postare qui una sentenza a dimostrazione della tua tesi. Ma vedo che non lo vuoi fare, peccato. "geocinel" ha scritto: ... vorrei che mi confutaste quelli espressi in questo Topic. Ok, facciamolo questo quiz. "geocinel" ha scritto: 1) Il confine è una linea che differenzia i diritti tra Tizio e Caio o una linea di mappa? È una linea che differenzia i diritti tra Tizio e Caio. "geocinel" ha scritto: 2) C'è differenza tra la ricostruzione di una linea e la riconfinazione o no? Sì, c'è molta differenza. "geocinel" ha scritto: 3) C'è una gerarchia assoluta per i mezzi di prova oppure tutti concorrono alla soppesata finale e in un modo del tutto soggettivo tra un caso di fattispecie e l'altro? Sì, c'è una gerarchia ma solo a due livelli: il primo è la manifestazione della volontà delle parti che hanno partorito il confine, volontà che può essere dimostrata con qualsiasi mezzo di prova (quindi non solo atti di trasferimento, ma anche elementi materiali, foto che dimostrino la presenza di un confine di fatto accettato, ecc.). Solo in subordine alla volontà delle parti che hanno generato il confine possono essere fatti valere altri elementi. "geocinel" ha scritto: 4) Le discontinuità storiche nello stato dei luoghi hanno una valenza oppure no? Sì, hanno valenza. "geocinel" ha scritto: 5) Il caso di cui vi ho chiesto in un precedente post si risolve ricostruendo la strada nella posizione 1 o 2? Non ho voglia di rileggermi un post di due pagine indietro, se lo riposti bene, altrimenti lascio ad altri questa risposta. Concludo dicendo che, come già fatto notare da Orlando, tutta questa scaletta di punti "sconfina", e pesantemente, sugli aspetti legali, e quelli è bene lasciarli agli avvocati. Noi tecnici dobbiamo limitarci a supportare il legale con una ricostruzione tecnica del confine, con ciò intendendo anche il rinvenimento di cippi ed altri elementi materializzati, nonché ovviamente ricerche storiche, catastali e sulla variazione dello stato dei luoghi (foto aeree o da terra). Ma poi la partita la gioca l'avvocato, non il geometra. Al geometra spetta la perizia tecnica, e questa alla fin fine ( struca-struca, come diciamo qui in Veneto), nella stragrande maggioranza dei casi finisce sempre con il ricostruire la linea di mappa (intesa ovviamente anche come atto di aggiornamento) perché tutti gli altri possibili elementi sono labili e/o contestati dalle parti. A presto, geom. Gianni Rossi
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geocinel
Carlo Cinelli
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E aggiungo: Cosa c'entra una sentenza a sostegno di tesi? Le sentenze riportano delle verità processuali, non delle verità "vere". Altrimenti il mio committente nel caso di Torrebelvicino avrebbe vinto perchè la volontà delle parti in quel caso avvrebbe dovuto e doveva essere, visto anche il breve lasso di tempo tra l'atto di compravendita e la causa (meno di dieci anni), il mezzo di prova di gran lunga predominante. Cosa si pensa inoltre che ci sia scritto nelle sentenze? Che aveva ragione Tizio ma siccome Caio era più bello e il Giudice donna ha pensato bene di favorire il secondo? No di certo. Nel caso di Torrebelvicino c'erano esattamente riportate le surrettizie motivazioni del CTU, del tutto fantasiose. Non basta leggere una sentenza per capire come è andato un processo, bisogna leggere tutti gli atti di causa, memorie di parte e testimonianze. E quando si fa riferimento alla volontà delle parti a cosa in particolare? Chi è avvezzo a partecipare alla stesura e a leggere atti sa bene che negli ultimi 30 anni quasi mai (per non dire mai) si è fatto riferimento a materializzazioni o quant'altro. Si riporta solamente che Tizio vende a Caio la particella 346 del Foglio 27 rimandando al frazionamento Prot. XXXX per ogni specifica. Quindi calma e sangue freddo quando si parla di volontà delle parti. La materia è scivolosa. Cordialmente Carlo Cinelli
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geocinel
Carlo Cinelli
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"georox" ha scritto: "geocinel" ha scritto: 1) Il confine è una linea che differenzia i diritti tra Tizio e Caio o una linea di mappa? È una linea che differenzia i diritti tra Tizio e Caio. "geocinel" ha scritto: 2) C'è differenza tra la ricostruzione di una linea e la riconfinazione o no? Sì, c'è molta differenza. "geocinel" ha scritto: 3) C'è una gerarchia assoluta per i mezzi di prova oppure tutti concorrono alla soppesata finale e in un modo del tutto soggettivo tra un caso di fattispecie e l'altro? Sì, c'è una gerarchia ma solo a due livelli: il primo è la manifestazione della volontà delle parti che hanno partorito il confine, volontà che può essere dimostrata con qualsiasi mezzo di prova (quindi non solo atti di trasferimento, ma anche elementi materiali, foto che dimostrino la presenza di un confine di fatto accettato, ecc.). Solo in subordine alla volontà delle parti che hanno generato il confine possono essere fatti valere altri elementi. "geocinel" ha scritto: 4) Le discontinuità storiche nello stato dei luoghi hanno una valenza oppure no? Sì, hanno valenza. "geocinel" ha scritto: 5) Il caso di cui vi ho chiesto in un precedente post si risolve ricostruendo la strada nella posizione 1 o 2? Non ho voglia di rileggermi un post di due pagine indietro, se lo riposti bene, altrimenti lascio ad altri questa risposta. Concludo dicendo che, come già fatto notare da Orlando, tutta questa scaletta di punti "sconfina", e pesantemente, sugli aspetti legali, e quelli è bene lasciarli agli avvocati. Noi tecnici dobbiamo limitarci a supportare il legale con una ricostruzione tecnica del confine, con ciò intendendo anche il rinvenimento di cippi ed altri elementi materializzati, nonché ovviamente ricerche storiche, catastali e sulla variazione dello stato dei luoghi (foto aeree o da terra). Ma poi la partita la gioca l'avvocato, non il geometra. Al geometra spetta la perizia tecnica, e questa alla fin fine ( struca-struca, come diciamo qui in Veneto), nella stragrande maggioranza dei casi finisce sempre con il ricostruire la linea di mappa (intesa ovviamente anche come atto di aggiornamento) perché tutti gli altri possibili elementi sono labili e/o contestati dalle parti. A presto, geom. Gianni Rossi Ohhhh finalmente, si comincia a parlare di confini. Rispondi (ti ridò del tu come d'altronde stai facendo anche te) anche a questa e dopo farò le mie osservazioni. "Uno stradello vicinale sterrato corre attraverso una campagna. All'impianto questo stradello viene rilevato nella posizione 1. (Sappiamo bene che la natura giuridica delle strade vicinali è quella di essere proprietà dei "vicini" frontisti). Di comune accordo tra gli aventi diritto, negli anni '60, un tronco di 170 metri di questo stradello viene spostato e traslato in posizione 2. Questo uso perdura fino ai primi del 2000. Da allora lo stradello non viene più transitato e quel sedime viene ricondotto a terreno. Volendolo ricostruire è giuridicamente più corretto farlo nella posizione 1 o 2?" Cordialmente Carlo Cinelli
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georox
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"geocinel" ha scritto: (ti ridò del tu come d'altronde stai facendo anche te) Io non ho mai smesso di darti del tu, quella del Lei è sempre stata soltanto una tua pagliacciata. "geocinel" ha scritto: Rispondi anche a questa e dopo farò le mie osservazioni. Ok, adesso rispondo a Geogradi su una sua considerazione tecnica che mi appassiona molto di più delle tue disquisizioni giuridiche (che, come detto, lascio volentieri agli avvocati). Poi risponderò anche a quest'ultimo tuo quesito. A presto, geom. Gianni Rossi cell. 3202896417 Email: gianni.rossi@riconfinazioni.it www.co************** www.riconfinazioni.it
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georox
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Ciao Geogradi (vedo che Carlo Cinelli ti chiama Graziano, non sarai mica per caso il Graziano delle provincia di Parma che conosco io vero?) "geogradi" ha scritto: GEOROX - dalle affermazioni "le coordinate analitiche non sono coerenti con quelle grafiche" e "non si rispetta la congruità locale" sono solo in parte daccordo con te nel senso che anche con Carlo si è sempre parlato del come coinvolgere i trigonometrici nelle rototraslazioni ed è sempre stato abbastanza chiaro che i trigonometrici lontani vanno utilizzati per la correzione angolare. Mi pare di aver rispettato la congruità quando gli ho detto di chiedere informazioni in merito all'esistenza di termini vicini visto che di fabbricati, a parte uno e mezzo, non ce ne sono. La questione dell'utilizzo dei trigonometrici nelle riconfinazioni è molto delicata e, come tale, andrebbe affrontata con molta cura. Noto invece che molti tecnici, anche tra quelli che hanno sul groppone 20 o 30 anni di carriera, li usano tranquillamente e con qualsiasi schema, primo fra tutti Snellius-Pothenot. Nell'ultima pagina del capitolo del mio libro dedicato al confronto tra apertura a terra multipla e rototraslazione orientata (vedi oltre il PDF che ti allego) ho descritto l'equivoco in cui cascano tali tecnici e cioè: Se da un lato è ovvio che nelle riconfinazioni vanno usati schemi topografici rigorosi e collaudati, dall’altro lato non è invece altrettanto ovvio che qualsiasi schema topografico, pur se rigoroso e collaudato, sia idoneo a risolvere una riconfinazione. N.B.: dove ovviamente in questo caso il termine "riconfinazione" assume il significato di ricostruzione cartografica. Per quanto riguarda i trigonometrici, dunque, dici bene quando affermi che "vanno utilizzati per la correzione angolare". Tuttavia molti (non so se tra questi ci sei anche tu) pensano di utilizzarli solo per la correzione angolare anche quando applicano l'apertura a terra multipla, com'era nell'ipotesi del caso originario di questo topic al quale tu hai risposto. In realtà, invece, con questo schema tu determini le coordinate della stazione (e di conseguenza poi il confine) come diretto risultato di quelle del trigonometrico lontano, con ciò non rispettando la congruità locale. È proprio per evitare questo rischio che io ho elaborato l'algoritmo della variante "orientata" della rototraslazione. Fu proprio Carlo Cinelli all'epoca (quando mi dava del tu sempre e non solo a sprazzi  ), a farmi riflettere sull'utilità di questo schema, incentivandomi a studiarlo. In pratica, con la rototraslazione orientata, continui a calcolare una rototraslazione, cioè il confine viene determinato solo sulla base dei punti di appoggio, mentre il trigonometrico (o più trigonometrici se adotti anche la CMO) entra in gioco effettivamente solo per la correzione angolare. Ti riporto qui sotto due capitoli del mio nuovo libro '"Tecniche di riconfinazione", il primo spiega la rototraslazione orientata, il secondo mette a confronto la rototraslazione ai minimi quadrati con l'apertura a terra multipla. Rototraslazione_Orientata.pdf AT_multipla_VS_rototraslazione.pdf Se ti interessa avere maggiori informazioni sul libro le trovi sul sito www.riconfinazioni.it, menù "Libri | Novità". A presto, geom. Gianni Rossi cell. 3202896417 Email: gianni.rossi@riconfinazioni.it www.co************** www.riconfinazioni.it
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geogradi
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L'apertura a terra io personalmente l'ho usata forse una decina di volte in 20 anni e solo nei casi in cui il Tipo che ha generato la linea ha utilizzato quel sistema. Quindi da questo puoi già comprendere come la penso in merito. E anche quando come nel caso del post, mi sono trovato a non avere niente sono andato a cercare riferimenti oltre, pur sapendo che il di più non sarebbe stato pagato (ma questo è un altro discorso e non invito nessuno a farlo) Il discorso qui è diverso, cioè dobbiamo considerare quello che abbiamo e, nel limite del giusto rapporto economico, fino a dove possiamo arrivare. Tu sei bravo con gli stratagemmi topografico-catastali, lo so io e lo sanno gli altri ma non so se riesci a comprendere a pieno cosa significhi lavorare nei boschi e come sia difficile rilevare al suo interno anche con GPS e soprattutto quando non riesci a trovare un altura da dove vedi tutto con la stazione e tanto più quando non ci sono ne fabbricati ne termini ne memorie. (oltre alla mancanza di altri elementi come già detto sopra) Il discorso della correzione angolare che non abbiamo inventato ne io ne te, e nemmeno probabilmente quel 50enne geometra che me l'ha spiegato oltre 20 anni fa, io lo considero semplicemente un "correttivo d'orientamento" che tu nel tuo algoritmo probabilmente riconosci nella rototraslazione orientata. Capitava di rilevare alcuni punti di orientamento nelle vicinanze e battere l'angolo sul trigonometrico ma solo per "scrupolo" e niente altro perchè a noi interessava l'inquadramento locale (che successivamente ho imparato a chiamare congruità locale) A volte invece capitava di avere pochi punti da un lato e solo un trigonometrico dall'altro. In questo caso la gestione del "sistema" era diversa da caso a caso a seconda della distanza di questultimo e ancora più diversa nel momento in cui si è reso possibile misurare senza il prisma. (reflectorless) Ma questo tu lo sai già. Quindi può anche essere che io non abbia ben compreso il caso del collega ma quello che volevo dire io è questo: se l'unico sistema è un apertura a terra, si usa l'apertura a terra, se l'unico sistema è la tavella, si usa la tavella, se l'unico sistema sono i passi, si usano i passi senza utilizzo di alcun logaritmo. Non so se sono riuscito a spiegarmi bene.
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georox
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Ciao Geogradi, non mi hai risposto se sei quello di Parma "geogradi" ha scritto: L'apertura a terra io personalmente l'ho usata forse una decina di volte in 20 anni e solo nei casi in cui il Tipo che ha generato la linea ha utilizzato quel sistema. Corretto. Per curiosità, in questi casi sei riuscito a rifare stazione nei pressi dello stesso punto in cui l'aveva fatta il confinatore? "geogradi" ha scritto: Quindi da questo puoi già comprendere come la penso in merito. E anche quando come nel caso del post, mi sono trovato a non avere niente sono andato a cercare riferimenti oltre, pur sapendo che il di più non sarebbe stato pagato (ma questo è un altro discorso e non invito nessuno a farlo) Hai fatto bene anche in questo caso. Molti infatti pensano che riferirsi a punti di appoggio esterni comporti di per sé un'approssimazione eccessiva e scartano a priori questa ipotesi; mentre invece a dirti se il punto è attendibile o meno è soltanto la rototraslazione ai minimi quadrati tra mappa e rilievo. Certo, se utilizzi punti di appoggio distanti, ricaschi nel mancato rispetto dell congruità locale, tuttavia se ti risultano buoni sia gli scarti che la variazione di scala, allora anche la congruità locale è sufficientemente garantita, specialmente se il confine si trova nei pressi del baricentro dei punti di appoggio. "geogradi" ha scritto: Il discorso qui è diverso, cioè dobbiamo considerare quello che abbiamo e, nel limite del giusto rapporto economico, fino a dove possiamo arrivare. Non entro nel discorso economico perché quella è una questione strettamente personale. Ognuno deve valutare come comportarsi con il committente e cosa garantirgli a fronte del compenso richiesto. "geogradi" ha scritto: Tu sei bravo con gli stratagemmi topografico-catastali, Geogradi, credimi che chiamarli "stratagemmi topografico-catastali" è dispregiativo, si tratta di schemi di rilievo e di calcolo insegnatici da Pier Domenico Tani e Aurelio Costa, cioè dai due grandi maestri della materia. Se poi io o qualche altro cerchiamo di aggiungere qualche variante che riteniamo possa migliorarli, non me li puoi chiamare "stratagemmi" (ma non mi offendo). "geogradi" ha scritto: non so se riesci a comprendere a pieno cosa significhi lavorare nei boschi e come sia difficile rilevare al suo interno anche con GPS e soprattutto quando non riesci a trovare un altura da dove vedi tutto con la stazione e tanto più quando non ci sono ne fabbricati ne termini ne memorie. (oltre alla mancanza di altri elementi come già detto sopra) Riesco benissimo a comprendere. Nel corso "Topografia per catasto e riconfinazioni" che stiamo tenendo (io e i colleghi Corrado Brindani e Sergio Ivaldi) abbiamo eseguito un rilievo GPS per riconfinare un bosco in zona montana (a oltre 1300 mt di quota, a Ferriere - PC) per il quale i punti di appoggio erano tutti molto distanti (ovviamente su più fogli e su due Comuni diversi) e ubicati su vallate nelle quali non si riceveva il segnale, tanto che abbiamo dovuto elaborarlo in post-processing. Nonostante la lontananza dei punti di appoggio, gli scarti mappa-realtà sono risultati buoni (indice che la mappa d'impianto della zona è molto precisa) e la ricostruzione è stata quindi altrettanto buona. "geogradi" ha scritto: Il discorso della correzione angolare che non abbiamo inventato ne io ne te, Non capisco questa tua affermazione, ti avevo per caso detto che l'ho inventata io? Ai corsi che tengo dico sempre che nelle riconfinazioni, e più in generale in topografia, non dobbiamo inventarci niente perché (per fortuna) ci hanno già pensato altri prima di noi. Tuttavia ritengo che se in scienza e coscienza riusciamo a migliorare qualcosa, ben venga, o no? "geogradi" ha scritto: e nemmeno probabilmente quel 50enne geometra che me l'ha spiegato oltre 20 anni fa, io lo considero semplicemente un "correttivo d'orientamento" che tu nel tuo algoritmo probabilmente riconosci nella rototraslazione orientata. Hai fatto bene a dire "probabilmente" perché vedo che non hai capito a cosa serve la rototraslazione orientata. "geogradi" ha scritto: Capitava di rilevare alcuni punti di orientamento nelle vicinanze e battere l'angolo sul trigonometrico ma solo per "scrupolo" e niente altro perchè a noi interessava l'inquadramento locale (che successivamente ho imparato a chiamare congruità locale) A volte invece capitava di avere pochi punti da un lato e solo un trigonometrico dall'altro. In questo caso la gestione del "sistema" era diversa da caso a caso a seconda della distanza di questultimo e ancora più diversa nel momento in cui si è reso possibile misurare senza il prisma. Questa volta sono io a non capire: cosa vuol dire che prendevi l'angolo sul trigonometrico "solo per scrupolo"? Che utilizzo ne facevi poi di quell'angolo? Come quantificavi l'errore di rotazione di cui erano affetti i punti di appoggio vicini al confine (in particolare nell'ultimo caso che citi in cui erano tutti da un lato)? Come correggevi i punti di appoggio in funzione dell'errore angolare determinato? "geogradi" ha scritto: Quindi può anche essere che io non abbia ben compreso il caso del collega ma quello che volevo dire io è questo: se l'unico sistema è un apertura a terra, si usa l'apertura a terra, se l'unico sistema è la tavella, si usa la tavella, se l'unico sistema sono i passi, si usano i passi senza utilizzo di alcun logaritmo. Non sono convinto che nel caso esposto da XIFDO l'apertura a terra sia l'unica soluzione possibile, né tanto meno quella ottimale. Ti dico questo perché i geometri che ci sottopongono i loro casi di riconfinazione da presentare al corso sono sempre tutti convinti che ci sia solo un'unica soluzione e questa è quasi sempre debole. Poi noi fissiamo il webinar con loro e salta sempre fuori (semplicemente guardano su Google Earth) che c'è una soluzione migliore e molto più corretta. Era la proposta che avevo fatto anche XIFDO invitando al webinar chiunque avesse voluto parteciparvi (ovviamente con l'impegno di mantenere riservato il caso). Ma questo ragazzo sembra essersi eclissato, probabilmente spaventato dalla piega che ha preso questo topic. "geogradi" ha scritto: Non so se sono riuscito a spiegarmi bene. Sì, tranne che sui punti sopra in cui ti ho posto delle domande alle quali ti sarei grato se volessi rispondere. A presto, geom. Gianni Rossi cell. 3202896417 Email: gianni.rossi@riconfinazioni.it www.co************** www.riconfinazioni.it
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geogradi
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poi ci sono casi come in questa foto che immaginandola piena di piante e vegetazione, (il rilievo sarebbe oltremodo antieconomico) senza che si noti un passaggio ne di pedoni ne di macchine ma è evidente una specie di doppio argine, allora è molto probabile che si risolva ad occhio e che vada bene per entrambi. Il nostro lavoro in questo caso si limiterebbe nel verificare la posizione approssimativa con sovrapposizioni d'ufficio tra mappa e satellitare analizzando le macchie di vegetazione e supporto per un minimo di tracciamento manuale. imgur.com/a/1fpwL
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georox
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Ok Geogradi, vedo che gli approfondimenti in materia di riconfinazioni non ti non ti interessano né tanto meno ti appassionano. Fai conto come se non avessi scritto il mio post precedente. P.S. per Carlo Cinelli: nonostante la nostra diversità di vedute, mi sa che siamo veramente in pochi in Italia ad avere a cuore questa materia, tutti gli altri cercano la soluzione semplice e veloce, poi che sia anche corretta ... è un'optional. Buon lavoro a tutti. geom. Gianni Rossi cell. 3202896417 Email: gianni.rossi@riconfinazioni.it www.co************** www.riconfinazioni.it
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Orlando1973
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In questa discussioni di teorici sicuramente non sono all'altezza ma voglio comunque dire la mia . Boh forse l'esperienza e' confinata sui libri , senza nessuna cognizione della realtà. Io non ho scritto libri , non ho tenuto conferenze , non giro per l'italia a fare seminari , ma credo di sapere fare il mio mestiere bene , con scrupolosità ed in modo professionale lavorando da 25 anni ( penso cosi ad occhio almeno un 600-700 casi in cui mi è stato chiesto di identificare un tale terreno per la maggior parte a bosco ) ricostruire linee di mappa , o riconfinare o quant'altro ( i professori diranno non è la stessa cosa) . Ma quale ricognizione dei luoghi , indagini storiche ,..... quando il mio lavoro , se cosi svolto , non so cosa possa costare e sicuramente in alcuni casi piu' del valore del terreno ? Giusto domani pomeriggio devo andare a ricostruire i confini di 2 boschi per un cliente che intende tagliare la legna , se solo dovessi seguire i ragionamenti di Geocinel , o solo proporre tali soluzioni penso che come minimo il cliente mi prenda per matto . Con questo non voglio dire che non ho niente da imparare anzi si ha sempre da imparare . In merito al quesito di Geocinel : "Uno stradello vicinale sterrato corre attraverso una campagna. All'impianto questo stradello viene rilevato nella posizione 1. (Sappiamo bene che la natura giuridica delle strade vicinali è quella di essere proprietà dei "vicini" frontisti). Di comune accordo tra gli aventi diritto, negli anni '60, un tronco di 170 metri di questo stradello viene spostato e traslato in posizione 2. Questo uso perdura fino ai primi del 2000. Da allora lo stradello non viene più transitato e quel sedime viene ricondotto a terreno. Volendolo ricostruire è giuridicamente più corretto farlo nella posizione 1 o 2?" Noi siamo tecnici e non giuidici , penso di essere in un sito tecnici come gia' detto , quindi tutta la vita il caso 1 .
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geocinel
Carlo Cinelli
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Orlando Mi rispondi alla domanda 1) La ripropongo: Il confine è una linea che differenzia i diritti tra Tizio e Caio o una linea di mappa? Grazie Carlo Cinelli
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Orlando1973
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Confine = linea di mappa . Io piccolo geometra non ho ne le competenze , ne il titolo per stabilire altro .
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geocinel
Carlo Cinelli
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"Orlando1973" ha scritto: Confine = linea di mappa . Io piccolo geometra non ho ne le competenze , ne il titolo per stabilire altro . Risposta errata, Orlando. Su tutta la linea. E lo sai bene anche tu, altrimenti sarebbe grave. Perché avremmo fatto 3 anni di Diritto a scuola altrimenti? Per acquisire le conoscenze di base di quella materia che servono in tutte le applicazioni della nostra professione: topografia, estimo, urbanistica e via dicendo. E queste sono conoscenze di base. L'azione di regolamento di confini è un Art. del Codice Civile e non una Circolare Catastale. Non possiamo parlare di riconfinazione se non conosciamo il significato di confine. Non si può spacciare una ricostruzione di linea di mappa per riconfinazione. E tu hai sempre eseguito delle ricostruzioni di linee di mappa. Non c'è niente di male a patto che anche il Committente ne sia consapevole e partecipe dei rischi annessi e connessi. Se parliamo di costi è del tutto evidente che un Committente edotto può scegliere come meglio crede. E' altrettanto del tutto evidente e normale che quando si vogliono sapere i limiti di un bosco si potrebbero scegliere anche metodologie diverse e di minore precisione rispetto alla mappa catastale. Basta esserne consapevoli. Un mio caro amico indicava i limiti del bosco da tagliare ai suoi committenti con un semplice GPS tascabile (precisione 1,5-5 metri) e diceva al tagliatore: tieniti 5 metri più dentro. Sbagliava? No. quando c'è la consapevolezza di ciò che si sta facendo. Cordialmente Carlo Cinelli
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xifdo
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Buongiorno, non mi sono eclissato, non ho avuto modo di seguire tutta la discussione , anche perchè mai mi sarei aspettato di ricevere così tante risposte . Ho finito di leggere tutto il dibattito e mi fa piacere leggere quanti ne hanno preso parte , leggendo si nota sempre più la difficoltà del tema della riconfinazione e quanti pareri discordanti vi sono in merito. Come avrete notato non sono esperto in materia ad oggi ho espletato qualche incarico di frazionamento e mappale. Per prepararmi ho letto i testi del geom. Cinelli e del geom. Rossi ( ho acquistato, ma non ho ancora letto l'ultimo) e da ciò che ho letto una cosa mi sembrava chiara (ma probabilmente mi sbaglio), nel caso attorno alla linea da riconfinare sono presenti in modo omogeneo lungo i vari orientamenti (est ovest nord est) punti individuati nella mappa di impianto si può procedere nel rilevarli e avendo verificato la loro bontà si può procedere con la rototraslazione baricentrica ai minimi quadrati con variaz. di scala , in caso contrario è necessario ricorrere alla APT multipla. Dunque , la strada da riconfinare non è vicinale ( tratteggiata di proprietà comunale) ma comunale tratto continuo ( senza la presenza di identificativo numerico) . Tale incarico deriva dal fatto che a seguito della futura (aihmè) demolizione con ricostruzione del fabbricato rustico (di impianto ) in fondo allo stradello da riconfinare, c'è la necessità di rendere carrabile la strada mediante la costruzione di idonee canaline di scolo dell'acqua piovana e formazione di idonea pavimentazione percorribile da automobili (no asfalto). L'architetto che ha l'incarico di fare le pratiche in comune, il tutto a spese della ditta proprietaria del rustico da ristrutturare, "ovviamente" ha il timore di progettare le canaline sul terreno di terzi . Così la ditta proprietaria del rustico ha indicato me come tecnico per procedere alla determinazione dei confini. L'architetto che è già d'accprdo con il comune vuole procedere a eseguire il lavoro, mappa wegis alla mano mi dice il da farsi, " devi mettere picchetti sui confini di questa strada comunale " . Le sue intenzioni sono quelle di interrogare i proprietari limitrofi e fargli firmare una carta dove accettano il confine determinato. Ok , prendo la mappa di impianto e vedo che è stata confinata all'epoca. Da sopralluogo ( no google earth in quanto non è accessibile con i mezzi a meno di avere un 4x4) come scritto nei primi post nelle immediate vicinanze c'è indicata nella mappa di impianto il rustico oggetto di ristrutturazione a sud della strada e ad est un fabbricato a confine con la strada però ampliato, sempre li vicino un ad est un altro rustico in corso di ristrutturazione (quindi non utilizzabile). Ora sempre ad est ricordo esserci un termine vicino al rustico in corso di ristrutturazione in quanto me lo ha detto in tecnico di cantiere , è da verificare anche se sembrerebbe anche lui essere di impianto. Lo stradello lungo il mappale di proprietà di tizio è stato confinato con la realizzazione di muro in calcestruzzo e rete metallica, in loco lungo il versante EST a dividere due proprietà vi sono delle paline che dividono due proprietà probabilmente posizionate da un topografo. Non mi resta che estendere il rilievo ad EST dove ci sono altri fabbricati di impianto intatti (mai ristrutturati) scendendo a valle e facendo varie stazioni. Purtroppo il problema è ad ovest dello stradello che ho solo boschi in salita, seguendo il consiglio del geom. Cinelli effettivamente ricordo che sempre ad est vi è un muro in pietrame di contenimento alla base del rustico in fase ristrutturazione che delimita la starada comunale , stessa cosa a sud dello stradello c'è un altro muro di contenimento in pietra che fa da confine tra stradello e proprietà della committenza. L'unica cosa che mi viene in mente è rilevare due torrenti indicati all'impianto uno a nord e uno a sud anche se devo ammettere che flusso dell'acqua possa essere stato modificato artificialmente ( presenza di ponticelli con tubi in cemento ) Pertanto in virtù di quanto descritto pensavo di ricorrere alla Apertura a terra multipla, il problema che volevo conoscere meglio in che modo un tecnico debba scegliere il trigonometrico da osservare in quanto per osservarne uno presente sul territorio comunale devo scendere a valle con una poligonale di circa 5 stazioni , mentre praticamente da vicino lo stradello vedo un trigonometrico del comune confinante. In questi casi voi tecnici più esperti andreste nel bosco ad ovest dove sulla mappa sono indicati termini di proprietà a scavare come cani da tartufo ? Io non ho trovato nulla se non sassi che non mi danno l'impressione di essere termini a meno che io vada a scavarci attorno.
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geocinel
Carlo Cinelli
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"geogradi" ha scritto: L'apertura a terra io personalmente l'ho usata forse una decina di volte in 20 anni e solo nei casi in cui il Tipo che ha generato la linea ha utilizzato quel sistema. Quindi da questo puoi già comprendere come la penso in merito. E anche quando come nel caso del post, mi sono trovato a non avere niente sono andato a cercare riferimenti oltre, pur sapendo che il di più non sarebbe stato pagato (ma questo è un altro discorso e non invito nessuno a farlo) Il discorso qui è diverso, cioè dobbiamo considerare quello che abbiamo e, nel limite del giusto rapporto economico, fino a dove possiamo arrivare. Tu sei bravo con gli stratagemmi topografico-catastali, lo so io e lo sanno gli altri ma non so se riesci a comprendere a pieno cosa significhi lavorare nei boschi e come sia difficile rilevare al suo interno anche con GPS e soprattutto quando non riesci a trovare un altura da dove vedi tutto con la stazione e tanto più quando non ci sono ne fabbricati ne termini ne memorie. (oltre alla mancanza di altri elementi come già detto sopra) Il discorso della correzione angolare che non abbiamo inventato ne io ne te, e nemmeno probabilmente quel 50enne geometra che me l'ha spiegato oltre 20 anni fa, io lo considero semplicemente un "correttivo d'orientamento" che tu nel tuo algoritmo probabilmente riconosci nella rototraslazione orientata. Capitava di rilevare alcuni punti di orientamento nelle vicinanze e battere l'angolo sul trigonometrico ma solo per "scrupolo" e niente altro perchè a noi interessava l'inquadramento locale (che successivamente ho imparato a chiamare congruità locale) A volte invece capitava di avere pochi punti da un lato e solo un trigonometrico dall'altro. In questo caso la gestione del "sistema" era diversa da caso a caso a seconda della distanza di questultimo e ancora più diversa nel momento in cui si è reso possibile misurare senza il prisma. (reflectorless) Ma questo tu lo sai già. Quindi può anche essere che io non abbia ben compreso il caso del collega ma quello che volevo dire io è questo: se l'unico sistema è un apertura a terra, si usa l'apertura a terra, se l'unico sistema è la tavella, si usa la tavella, se l'unico sistema sono i passi, si usano i passi senza utilizzo di alcun logaritmo. Non so se sono riuscito a spiegarmi bene. Caro Graziano Credo che tu e Gianni Rossi in fondo la pensiate in modo quasi analogo con dei distinguo di ordine particolare dovuti alla tua notevole esperienza di campo. Io invece, anche in merito agli schemi di rilievo e di calcolo vorrei fare delle considerazioni di ordine generale, che poi possono essere calate nel particolare. La scelta di questi diventa importante in presenza di mappe (perché dopo il 1988 il problema non si pone) non troppo buone. Perché laddove ho invece riscontri validi la scelta dell'uno o dell'altro non inficia i risultati di entità superiori ai 15/20 cm. Ci possiamo confrontare su queste differenze in modo costruttivo? Penso di si. Perchè preferire l'uno o l'altro schema? Quali sono i vantaggi dell'uno o dell'altro? Credo che ne abbiamo parlato così tante volte che ormai questo forum non accetta più considerazioni così ripetitive. Vi riporto in sintesi qual'è il mio pensiero attuale e il mio modus operandi. Io credo che il tecnico debba, riguardo ai punti di inquadramento, batterne un congruo numero (che non è 2 e non è 50). Una volta fatto ciò deve verificarne la bontà intrinseca e a quel punto fare delle scelte restringendo l'utilizzo a pochissimi di loro in ragione della loro posizione e, appunto, della loro bontà. Capite bene che a valle di questo processo poco conta la rotazione perché potrei scegliere per la ricostruzione della linea due soli punti che mi stanno a cavallo dell'oggetto e che hanno mostrato nel calcolo a priori una elevata bontà in concorrenza degli altri e una elevata omogeneità con la linea da ricostruire. E comunque riguardo alle rotazioni potrebbe essere utile rilevare, nelle vicinanze, tratti rettilinei di manufatti in pietra, di stradelli, di fiumi e quant'altro possa evidenziare delle anomalie. Cordialmente Carlo Cinelli
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