Ciao Piercarlo.
"topogeo" ha scritto:
georeferenziazione automatica dei fogli di impianto mediante riconoscimento automatico dei crocicchi ( con algoritmo sviluppato dall' Ing Cina del POLI di Torino- vedi ultimo bollettino SIFET-)
Intervengo in questo thread solo su questo argomento della georeferenziazione automatica (e non) del quale, come saprai, mi occupo da diversi anni.
Tra l’altro, giusto un anno fa (fine Febbraio 2010) sono anche venuto al Collegio di Cuneo per parlarne con i tuoi colleghi geometri Corrado Fino e Carlo Cane, colleghi che, mi accorgo solo ora, hanno preferito seguire altre strade (una telefonatina per dirmelo me la sarei aspettata, ma tant’è).
Ho letto con molto interesse sull’ultimo bollettino SIFET le pagine dedicate a questo progetto (ammesso che di progetto si possa trattare, vedi sotto), in particolare la descrizione dell’algoritmo sviluppato dall’Ing. Cina e/o altri illustri cattedratici.
Si tratta effettivamente di uno studio condotto con le eccellenti cognizioni scientifiche di cui è dotato chi l’ha svolto ma che, come rilevato da Carlo Cinelli, si ferma ad un livello solo teorico.
Dico questo sulla scorta dell’esperienza che mi sono fatto in tanti mesi dedicati a questa procedura coadiuvato da un matematico che, da una vita, si occupa di raster e problematiche annesse. Un lavoro sviluppato su un significativo insieme di mappe raster provenienti da tutta Italia (come diceva Carlo, la situazione è oltremodo eterogenea).
La conclusione di tutto questo lavoro è stata che non esiste un algoritmo in grado di garantire risultati sufficienti (numero di crocicchi rilevati entro la tolleranza richiesta) per una percentuale sufficientemente alta della totalità dei fogli di una Provincia. Anzi, il numero di fogli in cui questo non avviene è in quantità tale da comportare una fase manuale costosissima, perché deve essere svolta da personale altamente competente in materia. N.B.: parlo sempre di test su mappe provenienti da tutta Italia, non solo del Piemonte o di Pavia.
Senza contare che è comunque indispensabile una fase manuale di pre-processamento delle mappe, come del resto si evince anche dallo studio di cui all’articolo SIFET che recita (pag. 46 del bollettino):
All’operatore rimane da inserire il numero di parametri decimetrici in ascissa ed in ordinata e le ascisse ed ordinate delle croci collimate nel sistema cartografico di Cassini. Attraverso tale procedura e possibile acquisire decine di mappe in un’ora di lavoro. A parte qualche dubbio sulle "decine di mappe in un’ora di lavoro", ma lavoro di chi e pagato da chi?
Io ho provato a chiedere ad un paio di Collegi (Cuneo ed un altro) il corrispettivo di quest’opera, …. non mi hanno nemmeno risposto.
Però leggo nel bollettino SIFET (alla fine dell’articolo) che:
Questi studi sono stati condotti nell’ambito del progetto di ricerca PRIN2007 finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR). Quindi può essere che trovino i soldi anche per finanziare il costo di tali fasi manuali …., beati loro che hanno di queste possibilità.
"geocinel" ha scritto:
Sugli altri progetti che anch'io ho letto sul Bollettino Sifet vorrei stendere un velo pietoso. Si vede come questi soggetti che conducono queste sperimentazioni siano lontani dal problema. Semplicemente perché non lo conoscono, semplicemente perché non sono mai stati sul campo e da bravi teorici riescono a metter su soltanto progetti che stanno a mezz'aria.
Dimostrazione: a pag. 53 del bollettino SIFET si legge:
La sovrapposizione tra raster e vettoriale delle particelle, invece, rivela errori planimetrici che, in questa zona, sono di circa 1.8 metri, vale a dire da 4 a 5 volte I’errore di graficismo. In un’altra parte della mappa questi errori sono minori, nella parte opposta cambiano di segno e, in sintesi, sono poco spiegabili con modelli fisici deformativi semplificati (ad esempio, una dilatazione costante). A cosa è probabilmente dovuta questa deformazione? Siccome dobbiamo escludere deformazioni residue superiori al graficismo nelle mappe originali di impianto, possiamo ipotizzare che le deformazioni del prodotto vettoriale siano dovute sia alle deformazioni delle mappe di visura utilizzate sia a quelle introdotte nel processo di vettorizzazione successivo. Un qualsiasi Geometra che si occupa di catasto terreni avrebbe dedotto facilmente che la difformità, eterogenea, tra raster e vettoriale è stata generata dai numerosi processi di riporto degli atti di aggiornamento delle mappe stesse: lucidatura dell’impianto (Arcasol) e sua elio-copiatura (le due fasi sono state ripetute N volte), riporto degli aggiornamenti dai lucidini dei Tecnici mediante spillatura, scansione AGEA delle mappe di visura a soli fini agrari e non catastali (Wegis), etcetera, etcetera.
Sogni d’oro.
Gianni Rossi
Tecnobit S.r.l.