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Argomento: INFO SUL PROGRAMMA GEOCAT DELL TECNOBIT
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geoermann
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"georox" ha scritto:
Quello che suggerisci circa l'adattamento del raster è esattamente quello che stiamo facendo e d'altra parte è quello che il programma fa già sui quadrati delle mappe parametrate, per le quali rigenera il raster di ogni singolo quadrato deformato adattandolo al quadrato rettificato (200 x 200) risultante dalla georeferenziazione, il tutto mediante un algoritmo di ricampionatura dei pixel. Gianni Rossi In buona sostanza, e per spiegarmi meglio, la nuova funzione dovrebbe deformare il raster ricompreso entro i corrispondenti punti rilevati mediante adattamento a questi ultimi dei corrisponenti punti di mappa e "stirando" sui triangoli che si formano il resto delle linee. Non è un'operazione facile ma se ci riesci sei un genio ! In tal caso ti consiglio di brevettare la soluzione perchè potrebbe interessare a molti .... ADT compresa !
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geobetto
geometra
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"georox" ha scritto: Ciao Ermanno, ti ringrazio della tua sempre pronta disponibilità a collaborare. Quello che suggerisci circa l'adattamento del raster è esattamente quello che stiamo facendo e d'altra parte è quello che il programma fa già sui quadrati delle mappe parametrate, per le quali rigenera il raster di ogni singolo quadrato deformato adattandolo al quadrato rettificato (200 x 200) risultante dalla georeferenziazione, il tutto mediante un algoritmo di ricampionatura dei pixel. Naturalmente nel caso delle mappe senza parametri è tutto estremamente più complicato perché i punti possono essere disposti “a caso” e di conseguenza nascono una serie di problemi, bisogna infatti eseguire prima una rototraslazione baricentrica per eliminare quelli fuori tolleranza, stabilire il criterio di come formare i triangoli, applicare l’omografia, rigenerare i raster dei singoli triangoli. Quest’ultimo poi è un aspetto molto complesso da risolvere perché le funzioni software che manipolano le immagini “ragionano” su rettangoli e non su triangoli. Ma siamo sulla buona strada, mi faccio vivo appena siamo pronti per organizzare il seminario. A presto, Gianni Rossi Le mie perplessità sulla deformazione del raster le ho già espresse qui, www.pregeo.it/modules.php?name=Forums&fi... rimando al disegno allegato al post del 2 giugno 2008. In questo caso le patch sono triangolari anzichè quadrate, a cui probabilmente applicherete una trasformazione affine, ma il dubbio non cambia. Se mi posso permettere, da ammiratore anche se non utente del suo software, consiglierei di mantenere il raster così comè, affidando al software il calcolo delle coordinate dei punti identificati sulla mappa, compensandole rispetto alle deformazioni. Oppure visualizzare la mappa non deformata quanto l'utente deve digitalizzare una parte delle linee della mappa, in modo da poter valutare senza incertezze i punti dei cambi di direzione delle linee. Saluti.
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georox
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Ciao Geobetto, sono andato a vedermi il topic “Rasterizzazione dei fogli di mappa d'impianto”, è lunghissimo, me lo sono stampato tutto e me lo leggerò con passione. Tuttavia mi preme già chiarirti che il mio software, anche nella funzione attuale che agisce sui quadrati parametrici, esegue sempre un calcolo analitico che produce quale risultato le coordinate dei punti di mappa digitalizzati, corrette della deformazione del quadrato nel quale ricadono. Dopodiché, con tali coordinate corrette, il programma genera un disegno ex-novo (DXF) contenente i quadrati rettificati ed i punti posti su dette coordinate analitiche corrette. È solo a questo punto che Geomap si occupa anche del raster, nel senso che preleva ogni singolo pseudo-quadrato del raster iniziale e lo adatta al corrispondente quadrato rettificato, applicando un algoritmo di ricampionatura dei pixel. Quindi, il raster rettificato non incide sui punti calcolati dal programma, ma credo che sia comunque utile averlo rettificato, specialmente nelle situazioni tipo Varese. D’altra parte, non vedo alternative a questa soluzione, a parte quella di rilevare nuovamente ex-novo tutto e rifare le mappe di sana pianta, cosa che del resto mi sembra hanno fatto in un Comune del Varesotto (mi pare Saronno). La procedura di cui sopra è la stessa che il programma applicherà nell’omografia, solo che sarà basata sui triangoli anziché sui quadrati parametrici. Il risultato effettivo saranno sempre le coordinate numeriche corrette dei punti digitalizzati. Stamattina ho parlato a lungo di questo argomento con Carlo Cinelli, lui è contrario all’omografia perché dice che deforma le figure della mappa originaria basandosi su punti che (taluni) potrebbero essere scorretti in mappa. Quindi Carlo preferisce la più semplice rototraslazione baricentrica con variazione conforme di scala perché questa non altera le figure. Può darsi abbia ragione lui (è questione di “scuole di pensiero”) ma, secondo me, la semplice variazione conforme di scala presenta il difetto che “spalma” la deformazione su tutti i punti di inquadramento (teoria dei minimi quadrati applicata a tutti i punti omologhi); mentre l’omografia corregge la deformazione effettiva di ogni triangolo. Certo, si dovrà cercare di non avere triangoli troppo estesi o anomali (troppo schiacciati). L’idea su cui sto lavorando, suggeritami da Leonardo Gualandi, è quella di applicare entrambi i calcoli: dapprima la rototraslazione baricentrica per individuare i punti da scartare (quelli che secondo Carlo Cinelli possono inficiare il risultato) e poi l’omografia applicata solo a quelli “buoni”. Naturalmente qualsiasi suggerimento ed osservazione sono molto apprezzati. A presto, Gianni Rossi
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geoalfa
(GURU)
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"georox" ha scritto: Ciao Geobetto, sono andato a vedermi il topic “Rasterizzazione dei fogli di mappa d'impianto”, è lunghissimo, me lo sono stampato tutto e me lo leggerò con passione. Tuttavia mi preme già chiarirti che il mio software, anche nella funzione attuale che agisce sui quadrati parametrici, esegue sempre un calcolo analitico che produce quale risultato le coordinate dei punti di mappa digitalizzati, corrette della deformazione del quadrato nel quale ricadono. Dopodiché, con tali coordinate corrette, il programma genera un disegno ex-novo (DXF) contenente i quadrati rettificati ed i punti posti su dette coordinate analitiche corrette. È solo a questo punto che Geomap si occupa anche del raster, nel senso che preleva ogni singolo pseudo-quadrato del raster iniziale e lo adatta al corrispondente quadrato rettificato, applicando un algoritmo di ricampionatura dei pixel. Quindi, il raster rettificato non incide sui punti calcolati dal programma, ma credo che sia comunque utile averlo rettificato, specialmente nelle situazioni tipo Varese. D’altra parte, non vedo alternative a questa soluzione, a parte quella di rilevare nuovamente ex-novo tutto e rifare le mappe di sana pianta, cosa che del resto mi sembra hanno fatto in un Comune del Varesotto (mi pare Saronno). La procedura di cui sopra è la stessa che il programma applicherà nell’omografia, solo che sarà basata sui triangoli anziché sui quadrati parametrici. Il risultato effettivo saranno sempre le coordinate numeriche corrette dei punti digitalizzati. Stamattina ho parlato a lungo di questo argomento con Carlo Cinelli, lui è contrario all’omografia perché dice che deforma le figure della mappa originaria basandosi su punti che (taluni) potrebbero essere scorretti in mappa. Quindi Carlo preferisce la più semplice rototraslazione baricentrica con variazione conforme di scala perché questa non altera le figure. Può darsi abbia ragione lui (è questione di “scuole di pensiero”) ma, secondo me, la semplice variazione conforme di scala presenta il difetto che “spalma” la deformazione su tutti i punti di inquadramento (teoria dei minimi quadrati applicata a tutti i punti omologhi); mentre l’omografia corregge la deformazione effettiva di ogni triangolo. Certo, si dovrà cercare di non avere triangoli troppo estesi o anomali (troppo schiacciati). L’idea su cui sto lavorando, suggeritami da Leonardo Gualandi, è quella di applicare entrambi i calcoli: dapprima la rototraslazione baricentrica per individuare i punti da scartare (quelli che secondo Carlo Cinelli possono inficiare il risultato) e poi l’omografia applicata solo a quelli “buoni”. Naturalmente qualsiasi suggerimento ed osservazione sono molto apprezzati. A presto, Gianni Rossi salve! è una discussione che mi appassiona, ma... per ora debbo consigliare di fare attenzione e NON fare di ogni erba un fascio! nella situazione catastale italiana ci sono casi e casi di cartografia, ed a questi casi non si deve necessariamente applicare pedissequamente i metodi, anche se ottimali! quindi in materia farei delle sacrosante distinzioni! ora però chiudo qui, con l'impegno di continuare in tempi più propizi. cordialità
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geocinel
Carlo Cinelli
» ACCOUNT NON PIU' ATTIVO (GURU)
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Lamporecchio (PT) - geocinel@tin.it
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Visto che sono stato chiamato in causa dall’amico Gianni vorrei riportare quello che è il mio “attuale” pensiero al riguardo di questa tematica. Devo fare come premessa un complimento a Gianni che oltre che cominciare a scrivere cose interessanti su Pregeo.it è anche, negli ultimi tempi “molto ma di molto migliorato”, sarà sicuramente per le frequentazioni. :lol: :lol: :lol: Perdonatemi la battuta toscanaccia. Passo al tema. Si dibatte su quale sistema sia migliore o “meno peggiore” per riportare la mappa di Impianto il più vicino possibile alla realtà. Questo è utile in tante applicazioni ma soprattutto nelle riconfinazioni. Innanzitutto bisogna, come sempre, ripartire dall’inizio. Come furono fatti i rilievi, come furono compensate le poligonali e soprattutto come furono disegnate le mappe? Grazie a Pier Domenico Tani e soprattutto Renzo Caponecchia ho abbastanza chiara la fase dei rilievi e compensazioni e mi si va chiarendo anche quella di disegno. Le operazioni di campagna furono eseguite attraverso poligonali che si diramavano dai Trigonometrici. Non tutto fu battuto direttamente ma molto fu anche canneggiato. Furono canneggiate le strade, i fossi, i retri dei fabbricati e furono misurati direttamente con longimetri anche interi campi, dividenti di coltura ecc. Furono anche verificate forme geometriche degli stessi. La precisione del disegno, seppur elevata, non è per tutti i punti ugualmente coerente e corrispondente. Può darsi che all’interno della mappa stessa ci siano dei particolari meno importanti come vertici di particelle riportati in maniera migliore degli stessi spigoli di fabbricato. E qui ovviamente la domanda sorge spontanea: si può con l’omografia far dipendere punti di dettaglio e geometria delle figure dall’attendibilità di punti (spigoli di fabbricato presi come inquadramento) che potrebbero essere stati riportati in mappa anche in maniera peggiore? A mio parere è una bestemmia. Ricordo che l’omografia è quel sistema che deforma tutto al suo interno (angoli e distanze) riportando a 0 gli scarti tra i punti di Inquadramento cartografici e quelli reali. Se pensiamo inoltre che un calcolo preliminare possa individuare quali siano i punti fallaci, io dico che non sempre è così. Proprio in questi giorni mi è capitato il caso di una riconfinazione dove su un lato e vicino al confine c’era un fabbricato lungo ml. 30 e profondo realmente 10m da un lato e 12,5 da un altro. In mappa è un rettangolo perfetto con il lato di 11 metri. Dal calcolo della rototraslazione con altri 6 punti disposti sull’altro lato i due punti sul lato libero lungo realmente 12,5 m (l’altro lato è in adiacenza a fabbricato recente) hanno dato scarti ambedue di 0,75 m. Qual è quello riportato bene in mappa? Sono stati riportati male tutti e due? Posso far dipendere la geometria delle particelle interne a quest’area di lavoro dall’attendibilità di questo? Io penso che proprio per queste ragioni non possono esistere, in cartografia catastale, metodi di calcolo risolutivi al 100%. Ecco perché preferisco la rototraslazione rigorosa ai minimi quadrati con variazione conforme di scala che sì mi lascia degli scarti residui, ma non mi modifica le figure all’interno della mia area di lavoro. Sto parlando ovviamente per le mappe della mia zona che corrispondono per caratteristiche (metodo di rilievo, metodi di compensazione, disegno e parametratura, ecc.) al 80% delle mappe Italiane. E’ del tutto evidente che in realtà come Varese tutto ciò va modificato sulla base della realtà locale. Sarei un presuntuoso se in questa sede dessi delle soluzioni senza conoscere a fondo quella realtà e quelle caratteristiche che si porta con sé ogni mappa. Carlo Cinelli
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geoermann
(GURU)
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"georox" ha scritto:
Stamattina ho parlato a lungo di questo argomento con Carlo Cinelli, lui è contrario all’omografia perché dice che deforma le figure della mappa originaria basandosi su punti che (taluni) potrebbero essere scorretti in mappa. Quindi Carlo preferisce la più semplice rototraslazione baricentrica con variazione conforme di scala perché questa non altera le figure. Gianni Rossi In linea di principio sono d'accordo con Cinelli ma sulla mia realtà locale non si può proprio fare diversamente. La capacità del tecnico sta nel capire quali siano i punti "buoni" da utilizzare per l'applicazione del calcolo omografico considerando che i punti presenti nella mappa del 1860 avevano una buona valenza per i contorni dei possessi ma scarsissima attendibilità sulle divisioni colturali. Le mappe che abbiamo scontano: - il limite dei mezzi di rilievo dell'epoca (1860) ovvero tavoletta pretoriana; - la bontà degli orientamenti (molte linee e zone di mappa risultano traslate di parecchi gradi rispetto alla realtà); - la dislocazione della particella, rilievi più precisi nelle zone di partenza delle operazioni di campagna e sempre meno verso l'esterno per l'accumularsi di errori; - e per finire con un buon grado di ironia (ma non gratuita) la considerazione che operazioni di campagna eseguite nel pomeriggio in zone servita da rinomate osterie risultano più facilmente afflitte da errori di misura. Tutti elementi che un buon topografo deve tenere in considerazione e che portano il suo operato a contraddistinguersi da coloro che per fare una riconfinazione sovrappongono rigidamente il lucido con il rilievo su 2/3 punti che corrispondono della sottostante mappa e da lì calcolano le coordinate dei vertici mancanti.
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georox
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Ciao Ermanno, anch’io in linea di principio sono d’accordo con Carlo, ma solo in linea di principio, perché alla fine ti deve sempre scontrare con la realtà, e quella di Varese e ben diversa da quella di Pistoia dove opera Carlo. Recentemente, come Tecnobit, ho curato la masterizzazione delle mappe di alcuni Collegi e, tramite i convegni, ho avuto modo di vedere le mappe di alcuni altri (Padova, Lucca, Treviso, Pisa tanto per citarne alcuni). Pur non trovando mai la situazione di Varese, ho comunque appurato che quelle di Pistoia sono sicuramente le migliori che io ho visto finora. Carlo ai convegni fa vedere un esempio dove gli scarti della rototraslazione sono di qualche centimetro, ti credo che a lui basta e avanza una semplice variazione di scala. Poi lui ha ragione nel dire che per ricavare correttamente i punti dalla mappa bisogna conoscere bene come quella mappa è stata creata all’origine. Ma sono convinto che un bravo topografo questa conoscenza ce l’ha relativamente alle mappe della sua Provincia. Infatti, tu stesso hai elencato in dettaglio i criteri di formazione delle mappe di Varese e mi ricordo che quella sera del convegno anche il vostro presidente Geom. Mentasti ha dimostrato una approfondita conoscenza della loro genesi. Quindi è fuori discussione che nel vostro caso, ad esempio, il topografo cercherà i punti di inquadramento tra i confini di possesso e non certo su quelli di coltura, oppure darà maggior valenza ai fabbricati vicini ai centri abitati piuttosto che quelli periferici (in questo caso è anche possibile applicare i pesi, altra cosa che Carlo dice di non considerare, ma in effetti lui non ne ha bisogno). Pertanto, data per scontata questa indispensabile perizia del Tecnico nella scelta dei punti di inquadramento, resto dell’idea che la soluzione ideale (leggi “la meno peggiore”) per le vostre mappe sia quella che sto implementando nel programma e che qui riassumo: - viene dapprima eseguita una rototraslazione rigorosa su tutti i punti di inquadramento in modo da rendere evidenti quelli palesemente inattendibili che possono quindi essere scartati dal Tecnico; - sui punti rimanenti viene applicata l’omografia che riporta i punti di inquadramento della mappa sui corrispondenti del rilievo e, nel contempo, calcola di conseguenza (attenzione, sempre analiticamente) le coordinare corrette dei punti di mappa da ricostruire (confini); - l’omografia viene applicata anche al raster che viene così anch’esso “adattato” (ricampionatura dei pixel) ai punti di inquadramento del rilievo. Va da sé che la bontà del risultato è data sempre dai punti digitalizzati sul raster originario e calcolati (corretti) analiticamente dal software tramite l’algoritmo. Resta invece a discrezione del Tecnico l’eventuale utilizzo del raster rettificato, il quale comunque, come minimo, ha una sua valenza se non altro come “mappa di sfondo rettificata” per una comoda valutazione della zona di intervento (per capirci, un po’ come in Pregeo nella Proposta di Aggiornamento. A presto, Gianni Rossi
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