Buongiorno a tutti,
avrei una domanda sulla procedura corretta da adottare per non fare errori.
Per un amico devo fare una scia in sanatoria per regolarizzare le planimetrie del fabbricato da lui abitato. Comprò l'immobile più di 10 anni fa (non seguito da me come professionista) e si è ritrovato oggi ad ereditare delle differenze rispetto a quanto autorizzato in comune. Ce ne siamo accorti in quanto vorrebbe fare dei lavori interni autorizzabili con CILA per poter accedere al 50% di detrazione e da raffronto con i disegni autorizzati ho notato delle differenze. Differenze che riguardano modifiche della distribuzione interna e dello spessore dei muri perimetrali più qualche serramento spostato.
Il tecnico comunale in seguito a confronto in Comune in ufficio tecnico mi ha detto di procedere con una scia in sanatoria delle planimetrie (bon essendoci incidenza sui volumi) e relativo DOCFA.
Ho proceduto in seguito a fare un accurato rilievo per verificare bene la situazione.In fase di rilievo ho optato per una verifica totale dell'immobile e delle sue misure per scongiurare eventuali sorprese su altri piani e/o zone del fabbricato. Risultato su tutti e tre i piani (seminterrato, rialzato e sottotetto (abitabile autorizzato) risultano modifiche interne sanabili con la scia indicatami.
Il mio dubbio riguarda il DOCFA, in particolare al piano seminterrato mi ritrovo ad avere una "taverna" con altezza 2.30 m indicata a catasto. Nella varaiazione posso lasciarla con il nome "Taverna" pur avendo un altezza di 2.30 m anche se in contrasto con le norme ingienico/sanitarie che prescrivono altezze dei locali 2.70 per i vani principali e 2.40 per bagni e disimpegni? Ai tempi (anno 1980) era stato autorizzato così il progetto. Se io accatasto così posso avere dei problemi oppure posso andare sereno?
Il fabbicato era tutto su una sola scheda autorimesse, cantine, abitazione, in variazione posso lasciare una sola scheda sempre mi pare vero?
Nelle verifiche delle misure sono emerse anche piccole differenze di altezze, in particolare in una cantina al piano seminterrato nel progetto licenziato era indicata altezza di 2.30 m mentre in realtà a seguito della realizzazione di un pavimento (ereditata già all'acquisto 10 anni fa e mai verificata o sistemapa pre atto) l'altezza in realtà è di 2.15, come pure in parte della tavernetta. Al piano rialzato l'altezza interna anzichè 2.70 m risulta 2.80m mentra il sottotetto abitabile ha uno scostamento di 5 cm in aumento credo a seguito della rimozione di un rivestimento di legno che era inchiodato alla soletta inclinata.
Come devo comportarmi? Devo / posso indicare le nuove altezze oppure conviene limitarsi alla pura regolarizzazione in pianta ignorando le altezze? Di fatto il cliente vorrebbe regolarizzarsi per evitare problemi in fututo e poter accedere a detrazioni fiscali per un futuro lavoro di sistemazione interna (e il comune vuole giustamente la corrispondenza tra situazione esistente e licenziata).
Vorrei avere le idee chiare su come procedere prima di andare in ufficio tecnico e confrontarmi col tecnico per non avere problemi ed avere una strategia chiara in mente.
Il fatto è che il cliente non vuole spendere dato che i lavoretti per il 50% della CILA sono piccola cosa è già in dubbio se valga la pena fare la regolarizzazione dovendo spendere 516 euro di regolarizzazione. Io gli ho consigliato che in ogni caso un immobile regolare poi lo è sempre e non hai più problemi. Ora se a seguito di quanto è emerso dalle altezze lievemente differenti devo anche fare in Comune una pratica differente per volumi diversi e mettere il cliente nella condizione di dover pagare molto di più per essere aposto....mi sa che opta per non fare nulla.
Io vorrei solo capire la procedura corretta ed eventualmente a cosa si va incontro se non considerassi le altezze e mi limitassi alla restituzione planimetrica corretta e coerente essendo una situazione ereditata e non creata dal mio cliente.
Grazie a tutti per le indicazioni, resto a disposizione per eventuali chiarimenti e spiegazioni.