Prendo spunto da precedenti interventi per confrontare il malfamato catasto con la proba (nel senso di probatoria) conservatoria e per sfatarne il mito.
Il catasto è costretto, per la sua stessa impostazione e non perché sia abitato da santi, a confrontare la denuncia in ingresso (pregeo, docfa, voltura) con la banca dati presente in atti.
Per il catasto (ovviamente per catasto intendo anche il professionista) il nuovo deve essere congruo con il vecchio.
E’ così che saltano fuori, appunto, le inconguenze che tutti conosciamo e con le quali quotidianamente ci confrontiamo.
E tutti concludiamo: meno male che il catasto, con tutti gli errori che ha, non è probatorio.
Alle incongruenze, agli errori, si pone rimedio, generalmente, con le istanze di correzione (mi risulta che a Padova si presentino - e si evadano - circa 6.000 istanze l'anno) ma a volte sembra una fatica di Sisifo; è vero che sani l’errore ma nel mentre se ne formano altri. La barca fa sempre acqua e nostro compito è gavottare e non ci passa per la mente che non ci saranno, un giorno, più errori.
Andiamo alla conservatoria, sorry, alla Pubblicità Immobiliare.
La P.I. accetta il nuovo senza verificare se è congruo con il vecchio.
Non controlla perchè non rientra nelle incombenze, perchè non può, perchè non vuole, perchè ... non so il perchè ma so che non controlla.
Quindi se vende Mario e in banca dati c’è Maria va bene lo stesso.
Se Mario possiede il mapp. 10 sez. B foglio 14 ma nell’atto sparisce la sez. B, va bene lo stesso.
Se l’immobile è nel comune A ma nell’atto è nel comune B, va bene lo stesso.
E che dire poi se nell'atto si racconta una cosa e nella nota di trascrizione se ne racconta un'altra?
Credetemi, ci sono montagne, un Himalaya, di atti fatti così.
Adesso ve ne racconto un’altra.
Sapete cosa fanno i notai quando hanno sbagliato un atto e il catasto (ripeto il catasto, non la conservatoria) lo fa presente?
Mica rifanno l’atto (forse costa molto ..), si limitano a presentare una nota di trascrizione in rettifica (forse costa molto di meno…) mentre l'atto sbagliato era e sbagliato rimane.
Conclusione.
In Italia la proprietà si trasferisce con un atto mentre la conservatoria si limita a pubblicizzarlo limitandosi a conservarlo così come glielo hanno consegnato.
Quindi se l'atto (scusate intendo il "documento traslativo") fa schifo la P.I. conserva lo schifo e pubblicizza lo schifo.
I visuristi della conservatoria fotografano quello che c’è, non possono criticare, non possono proporre istanza di correzione e i funzionari ipotecari, nell’eventualità che qualcuno facesse constatare un errore, hanno la risposta pronta: si rivolga al notaio.
In sostanza il catasto è "costretto" a fare pulizia mentre la conservatoria mette la sporcizia sotto il tappeto e nessuno parla, nessuno fiata.
Quando entri nella “casa catasto” vedi la sporcizia ma vedi anche qualcuno (catastale+professionista) che cerca di pulire mediante l’istanza di correzione; quando entri nella “casa conservatoria” tutto splende (purchè non ficchi lo sguardo sotto il tappeto).
Quindi, da tecnici, guardiamoci bene dalla probatorietà della P.I. perché probatorietà (della P.I.) non significa affatto qualità e ricordiamoci che la P.I. rende probatorio anche un bel cumulo di errori che nessuno corregge.