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Autore Qualche considerazione su etica didattica, etica professionale, ...

Leo
Leonardo Gualandi (leometra@gmail.com)
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 0 -  0 - Inviato: 14 Settembre 2016 alle ore 17:34

Stimati Colleghi,
alcune situazioni che vedo prosperare negli ultimi tempi mi inducono a considerare la distinzione fra etica didattica e etica professionale, e forse non soltanto. Premetto espressamente di voler evitare gli aspetti morali che coinvolgerebbero il “bene” e il “male” come valori assoluti, perché escludo che etica e morale siano sinonimi e mi pare che soltanto la prima sia adeguata all'ambito tecnico di cui si occupa questo forum e la si possa trattare riferendosi a legittimità e correttezza su cui ognuno di noi a mio modo di vedere ha il dovere di interrogarsi razionalmente.

Qualche volta, a proposito di riconfinazioni, anche su questo forum ho proposto una riflessione sul comportamento di un Consulente di Parte che rinviene elementi svantaggiosi per il proprio Committente: l'etica professionale consente, impone o proibisce a chi tutela specifici interessi di Parte di rivelare tali elementi? Gli consente, impone o proibisce di applicare artifici retorici atti a evidenziare o nascondere specifici argomenti?

Oltre a quella degli argomenti ha considerevole rilevanza anche la liceità degli atteggiamenti, che possono essere consentiti, necessari o proibiti. A questo proposito troviamo nelle relazioni di parte e ancor più nelle memorie legali attacchi alla persona della controparte o del Collega che la assiste: è consentito, necessario o proibito farne uso per tutelare gli interessi specifici del Committente? Faccio osservare che screditare un testimone può essere elemento fondamentale di un procedimento. Il fine giustifica i mezzi? Li giustifica tutti?
Ho posto tutte queste domande in chiave generale, per tentare di individuare principi etici che non risulterebbero affatto scalfiti da esempi nei quali sono stati elusi o addirittura stravolti: un errore giudiziario, anche se non isolato, non inficia la necessità dell'istituzione giuridica; tuttalpiù ne può ridurre l'autorevolezza. Perciò preferirei opinioni generali, a sostegno o in contrasto, e non mi interessano eventuali esempi volti a lamentare un torto subito o vantarne uno compiuto, ma gli esempi (sempre eventuali perché troppo spesso parziali o equivocabili) hanno peso soltanto se corroborano considerazioni generali.

D'altra parte quasi tre decenni di attività “didattica” (potremmo discutere il virgolettato, ma ci porterebbe OT) condotta in parallelo alla professione, nel momento in cui è esplosa la “didattica” (dovremmo discutere questo virgolettato, ma ci porterebbe – un po' meno – OT) mi inducono a pormi una domanda analoga anche in questo ambito: quali argomenti e comportamenti consente, impone o proibisce l'etica didattica a chi tratta valori generali?

Domando se sono legittimi, oltre a determinati argomenti, determinati atteggiamenti. Più specificatamente, è possibile che argomenti e atteggiamenti adeguati a un ambito professionale non lo siano in uno didattico?
Nascondere qualche elemento ha un peso nella professione e un altro nella didattica?
Ci sono casi in cui screditare o addirittura aggredire l'interlocutore è lecito, necessario o proibito?

Vedete (anche voi) una differenza fondamentale fra interessi particolari (concreti) oggetto dell'attività professionale e interesse generale (astratto) oggetto dell'attività didattica?

Come corollario io vedo ulteriormente diversa la posizione etica del funzionario pubblico, che ha anch'egli il compito di tutelare specifici interessi, non di rado concreti, ma si tratta di interessi pubblici che differiscono nettamente da quelli privati riguardo al profitto e all'imparzialità.

La ricaduta dei cenni che ho fin qui proposto sulle discussioni nei forum, e in questo in particolare, è almeno duplice: in ordine ai comportamenti da suggerire a chi pone un quesito e in merito al rapporto da tenere nel confronto con altri partecipanti. Il quesito specifico può trattare un interesse concreto, la cui tutela segue un'etica pratica, privata o pubblica, ma può trattare anche questioni teoriche generali: quali comportamenti è lecito, concesso o necessario suggerire nelle varie situazioni?

Considero proficuo confrontarsi sui temi che ho proposto perché mi pare di osservare un progressivo sbilanciamento delle attività professionali verso il come si fa qualcosa rispetto al perché lo si fa. Imparare il come assicura maggior produttività, mentre capire il perché favorisce la qualità. Non sono in grado di dire quale sia l'equilibrio ottimale fra le modalità, probabilmente variabile da settore a settore, ma considero collettivamente rischioso non prestarvi attenzione.

Ringrazio chi vorrà contribuire.

Leonardo

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Autore Risposta

laudani

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 0 -  0 - Inviato: 14 Settembre 2016 alle ore 21:19

.

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Leo
Leonardo Gualandi (leometra@gmail.com)
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 0 -  0 - Inviato: 22 Settembre 2016 alle ore 16:59

Grazie, Gionata, per il contributo inerente in particolare il corollario che avevo tratteggiato riguardo all'etica del funzionario pubblico.

Nel tuo commento attribuisci all'intera PA l'atteggiamento che la Cassazione ha indicato sbagliato: (tentare di) far valere più la propria forza che le proprie ragioni. Anzi: a prescindere da queste. È un tentativo che ha enormi probabilità di riuscire, proprio perché la forza è spropositatamente maggiore di quella del singolo “bersaglio”, motivo per cui è giustificata la rabbia che suscita e sarebbe ancor più giustificato lo zelo nel contrastarlo.
Ma ritengo che le responsabilità rimangano in capo alle persone, e ogni singolo funzionario abbia un certo margine di autonomia, potendo nello specifico dare le più complete spiegazioni delle proprie valutazioni. Anche perché dovrebbe farlo!

Se questo accade di rado o non accade affatto non penso che si possa attribuire alla mancanza di formazione o a una formazione sbagliata; mi pare più probabile che si tratti di una mentalità prevalente, molto influenzata anche dall'accorpamento all'Agenzia delle Entrate che ha favorito una vera e propria sudditanza agli aspetti fiscali e la prevalenza dei soggetti con mentalità amministrative su quelli tecnici che avevano avuto più spazio nell'epoca precedente. Da qui a prendere una piega inquisitoria, il passo è stato breve.

Ma tutto ciò rileva nell'ambito che avevo indicato come complementare nel discorso introduttivo sulle diverse etiche: quello del funzionario pubblico.

Mi rendo conto di aver aperto un argomento vastissimo che potrebbe non aver senso discutere, ma il punto di partenza era la differenza fra etica professionale e etica didattica, che penso abbia un peso nelle risposte su questo forum: a una domanda tecnica (Come si calcola la superficie di un poligono? Come compenso una poligonale? Come trasformo coordinate geografiche in geocentriche?) si può ben dare una risposta didattica, magari offrendo più opzioni, ma sempre in ossequio a presupposti teorici univoci; mentre nella risposta a una domanda professionale (Come rispondo al vicino che contesta la recinzione?) credo che non esistano risposte incontestabili.


Mi balena anche l'idea che sia abbastanza facile insegnare la geometria, mentre “insegnare la professione”, più che difficile, potrebbe addirittura non essere possibile…

Conseguenze?

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Leo
Leonardo Gualandi (leometra@gmail.com)
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 0 -  0 - Inviato: 21 Novembre 2016 alle ore 08:15

Salve a tutti,
riapro il discorso perché in altra discussione www.geolive.org/forum/pregeo-e-docfa/geo... è stata ventilata una differenza fra un post qui su Geolive e una perizia, e questo mi solleva una perplessità riguardo alle responsabilità nei due casi: un post, intendo uno tecnico-dimostrativo, comporta responsabilità diverse da una perizia? E se sono diverse, sono inferiori, superiori o equiparabili?

Non è, Geolive, un sito “didattico” in cui molti cercano e trovano riferimenti utili alla propria attività?
L'autorevolezza, anche soltanto presunta, di chi scrive un consiglio o un parere, può indurre altri in errore, ferma restando la responsabilità personale di chi pone la propria firma (e dunque la necessità di non “spegnere” il senso critico)?
Le risposte a queste due domande potrebbero dare a Geolive una rilevanza addirittura superiore a quella di una perizia...

Buon lavoro
Leonardo

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