Emanuele, evidentemente non ho dato ancora abbastanza risalto all'intenzione di indicare elementi generali di discussione; che credo siano sempre importanti in un forum dal momento che altrimenti si tratterebbe di semplici consulenze per lo svolgimento di uno specifico lavoro.

L'indicazione generale voleva essere: tieni conto di tutte le possibilità, questa compresa.

E la possibilità di un accordo a "stretta di mano" non è affatto remota. Riconosco che non sia materia squisitamente tecnica, e perciò non deve rientrare nell'attività del CTU di cui si tratta in questo caso; ma nella posizione di CTP sono favorevolissimo al fatto che il Tecnico indaghi sull'eventualità e la segnali al proprio Avvocato.

Mi si potrà dire che, trattando qui la condizione di CTU o suo coadiutore, sono uscito dal tema; ma non è affatto prudente esprimere giudizi inappellabili nella forma "non può assolutamente valere...".

Il Diritto e la Topografia sono materie che non possono essere fatte coincidere, pur se è bene metterle in costante ed efficace correlazione.

Leonardo

Leonardo, io capisco quello che vuoi dire perchè per me la volontà delle parti è cosa sacra, l'ho già scritto e va presa in considerazione. Ma tale volontà non può contraddire quello che è stato scritto e sottoscritto poco prima dalle stesse parti, a meno che non si verifichino fatti che impediscano la validità dell'accordo preso e sottoscritto. Se vi è contraddizione tra l'atto trascritto e la stretta verbale, un terzo chiamato a verificare di chi sia la ragione quando le stesse due parti vanno in lite proprio sull'accordo preso prima in maniera formale e poi verbalmente e i due patti sono contrastanti tra loro, diventa un problema scegliere a quali dei due accordi fare affindamento. Ecco perchè dobbiamo prendere la decisione meno dolorosa nell'interesse di entrambe le parti in lite, considerando che magari c'è stato un accordo verbale ma che però la validità del verbo non può essere superiore all'atto scritto,proprio perchè le parti che verbalmente si sono accordate o suoi dante causa, per l'appunto sono andate in lite e proprio sul fatto per il quale si sono accordati verbalmente..E' proprio qui il punto: sono le parti stesse che invalidano il loro accordo verbale nel momento in cui entrano in lite e una delle due rifiuta il consenso che aveva promesso col verbo, assumendo un comportamento si molto scorretto nel rimangiarsi la parola, ma che rimanda quindi prepotentemente alla ribalta l'atto scritto che diventa l'unico documento che non può venir messo in discussione visto che è scritto e trascritto sotto gli occhi di tutti.

Saluti.

Non vorrei che, rimanendo su un singolo punto marginale per il caso specifico, ci trovassimo sostanzialmente fuori dal tema. Ma replico solo per precisare che l'invito a tenere in seria considerazione gli accordi è soltanto un'invito alla prudenza: non mi lascia tranquillo dare per assodate delle valutazioni giuridiche. Definire, da geometro, assolutamente non valido un accordo...

Mentre si può dar per certo che una contestazione imponga di rifarsi al precedente accordo dimostrabile, non sono così tranquillo nel dire che la stessa impone di rifarsi al primo accordo e non al secondo, per una semplice questione di forma: il primo accordo sarebbe più importante solo perché scritto e trascritto...

In realtà non mi sembra solo "pane per avvocati", bensì logica abbastanza concreta, sostenere che sia opportuno in caso di contestazione risalire all'ultimo accordo in ordine di tempo. Se poi il difetto di forma sia sufficiente ad invalidarlo sarà motivo di altra discussione; ma non vedo perché, altrimenti e senza alcuna verifica in tal senso, costringere le parti a "tornare" ad un accordo precedente se l'ultimo è stato liberamente preso!

Ricordiamo che la trascrizione ha valore solo per l'opponibilità a terzi: fra le parti vale anche un accordo non trascritto, purché dimostrato.

Leonardo