Diversi anni fa mi capitò uno strano caso.
Un fabbricato, esempio particella 100, diviso in 4 subalterni rurali, presentava al C.F. 2 subalterni urbani destinati ad opificio (frantoio oleario) e relativo magazzino (deposito olio) come da visure e planimetrie da me richieste (con delega dell'erede dell'intestatario catastale il quale erede possedeva solo una porzione rurale uso abitativo ereditata dal padre).
Il frantoio oleario e relativo magazzino di fatto, fino al 1960, ricadeva su particella confinante, esempio particella 200 (in realtà confinante con la corte comune del suddetto edificio con 4 subalterni rurali) ma dopo tale data era stata stata cambiata la destinazione a rimessa.
Preciso che detta particella (200) con frantoio oleario effettivamente ivi ricadente fino al 1960 era posseduta fino al 1963 anche dall'intestatario catastale dei due subalterni del C.F. di altra particella (100) come sopra specificato.
Negli anni '60 ho scoperto che quando si stipulavano gli atti (almeno quelli di divisione) i Notai scrivevano nell'atto che le particelle, unità ecc. erano già regolarmente intestate al soggetto che ne diveniva proprietario a seguito dell'atto.
Insomma mi risulta che le volture venivano eseguite prima di stipulare l'atto di divisione.
Non ti dico le domande di rettifica (anche in bollo), solleciti, ecc. (senza esiti) che ho presentato.
In occasione della ristrutturazione della rimessa (particella 200 la quale preciso che era censita come fabbricato da accertare all'urbano) per cambio di destinazione d'uso ad abitazione, nel fare i rilievi, nonostante alcune modifiche di tramezzature ed ampliamenti eseguiti dopo il 1963, ho scoperto che planimetricamente le planimetrie catastali del frantoio oleario e magazzino particella 100, si sovrapponevano quasi perfettamente alla planimetria del fabbricato particella 200.
Il bello avviene quando un mio cliente, dopo aver acquistato tutti i 4 sub rurali della particella 100, a seguito di demolizione e ricostruzione dell'edificio in questione, è stato costretto ad accatastare dal C.T. al C.F. le ormai ex 4 porzioni rurali.
Contestualmente ho presentato varie pratiche Docfa fra le quali una o due per soppressione dei sub urbani ex frantoio e magazzino, allegando al Docfa tutte le copie delle rettifiche presentate e mai evase (relativi estremi protocolli e date), relativi allegati, anche grafici.
Docfa bocciati con la motivazione che mi dovevo recare in Catasto per definire la materia.
Sono andato in Catasto e, dopo aver dimostrato che la particella 200, nella quale vi ricadeva di fatto il frantoio oleario e relativo magazzino, era già stato accatastato con la destinazione abitativa corrente (oltre che intestato catastalmente ad altro soggetto condividente), finalmente e dopo tanti anni mi hanno soppresso i due sub urbani erroneamente ricadenti sulla particella 100.
Mi hanno inoltre ritrasferito da fabbricato promiscuo a fabbricato rurale diviso in subalterni la particella 100.
Ho quindi proceduto a censire al C.F. i 4 sub rurali ormai della stessa ditta, ottenendo unica unità abitativa derivata a seguito della demolizione e ricostruzione.
Le stranezze del Catasto....... Purtoppo a spese del mio cliente ed anche mie perché non è che poi alla fine ho riscosso per l'intero tempo prezioso che ho impiegato, per le spese varie, ecc. occorse per risolvere la materia.
Quindi mi fa sorridere, per non dire di peggio, quando il Catasto applica (come da altro post di questi giorni) le sanzioni (pochi, si fa per dire, Euro) per i T.M. non presentati, quando se dovesse risarcire gli utenti per tutti i casini che ha creato in passato (anche ora tipo una voltura cartacea del 2018 introdotta male e che ho dovuto far rettificare con tanto di spese visure, tempo e denaro), non basterebbero nemmeno le sanzioni dei Docfa riscosse nel 2017.