Come prima cosa ringrazio tutti ma analizzando le vostre risposta mi rimangono dei dubbi...
Sicuramente ho dato poca importanza ad alcuni termini usati (destinazione d'uso o destinazione urbanistica) ma a dire il vero non vedo tutta questa differenza.
In realtà, la disciplina del mutamento d'uso, a livello nazionale, è principalmente contenuta nell'articolo 10 del Dpr 380/2001 (Testo unico edilizia), che tuttavia affida alle Regioni il compito di stabilire quali
mutamenti d'uso, connessi o non connessi a trasformazioni fisiche dei fabbricati,
sono subordinati a permesso di costruire o a denuncia di inizio attività. Le Regioni, a loro volta, normalmente demandano l'identificazione delle specifiche ricadute delle singole tipologie di mutamento d'uso agli strumenti urbanistici comunali.
Quindi, riassumendo, la sola distinzione da farsi credo sia "cambio destinazione d'uso"
con o senza opere. Ma in ogni caso, il mutamento d'uso di un immobile in favore di una determinata destinazione è ammesso solo se questa rientra in quelle consentite per l'area dallo strumento urbanistico generale: prima di procedere ad un cambio d'uso occorre, quindi, verificare la compatibilità della funzione rispetto alla regolamentazione comunale. Per quanto attiene al profilo economico, il mutamento sarà oneroso se c'è passaggio tra categorie urbanistiche funzionalmente autonome, sia che si tratti di mutamenti d'uso
con opere, sia che si tratti di mutamenti senza opere. Questo vuol dire che a dettare l'eventuale cambio sono gli strumenti urbanistici e regolamenti edilizi comunali che possono anche imporre l'impossibilità al cambio, il dover eventualmente pagare oneri, realizzare o monetizzare parcheggi e che in ogni caso pretenderanno comunque che l'eventuale modifica di destinazione gli venga comunicata.
(http://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2013-10-14/cambio-scattare-pagamento-064803.shtml?uuid=AbNHt5tI.[/size]
Detto ciò credo che il "
cambio d'uso" come inteso da
geosaca e
totonno non sia altro che, in assenza di opere, "usare" l'immobile come ufficio privato e personale senza costituire eventuale trasformazione/aumento del carico urbanistico In questo caso l'immobile urbanisticamente rimarrebbe destinato a civile abitazione (residenziale) senza che sia necessario variare la destinazione urbanistica in Comune. Non capisco però perchè questo non possa avvenire anche con opere regolarmente denunciate... E quanto dice
totonno sul fatto chela rendita e il reddito siano legati all'utilizzo del bene più che alla sua destinazione urbanistica a logica mi torna anche se non riesco a differenziare la destinazione urbanistica dall'utilizzo che se ne fa. Infatti credo che se affittassi a professionisti il mio immobile di 120 mq a destinazione residenziale e ad uso ufficio si potrebbe sicuramente parlare anche di trasformazione/aumento del carico urbanistico anche in assenza di opere. Comunque questo non è il mio caso perchè negli elaborati del condono, come ho già detto, si evidenzia la mancanza di una cucina e alcune alcune opere sono state fatte... e certamente non voglio prendermi alcuna responsabilità...
In risposta a
camillo12 concordo pienamente...anche se la mia idea era quella di redigere ora un Docfa per variazione destinazione facendo riferimento alla problematica presentata e all'incongruenza tra Comune e Catasto, presentare in comune la pratica per variazioni interne e ripresentare a fine lavori la nuova planimetria per diversa distribuzione degli spazi interni. In alternativa altrimenti presenterei un unico docfa per variazione destinazione e diversa distribuzione degli spazi interni.
Infine
totonno concordo pienamente con la tua prima affermazione ed è per questo che chiedo aiuto e consiglio.....
Saluti