Salve a tutti e buon anno.
Provo a fare chiarezza e mi scuso se intervengo solo ora (non avevo la possibilità di accedere).
Da oltre un decennio, la questione degli impianti nella determinazione della rendita è stata motivo di contenzioso tra le società proprietarie degli opifici e l’amministrazione finanziaria o i comuni; prima discutendo se dovessero essere inseriti o meno nel calcolo della rendita, poi, una volta stabilito con diverse sentenze che andavano calcolati, il contenzioso si è spostato su come il valore dovesse essere considerato.
Da una parte (il privato) giustamente, sosteneva che un impianto non potesse mantenere inalterato nel tempo la sua capacità produttiva, dall’altro, non veniva condiviso quest’aspetto e si badava pressoché a stabilire un valore che tenesse conto solo della vetustà e dell’obsolescenza al momento della stima.
In ogni caso, molto spesso l’amministrazione non aveva nemmeno le capacità per poter correttamente attribuire un valore ad un impianto (si provi a stabilire, ad esempio, un valore di una turbina per la generazione di elettricità e quanti fattori incidono sul tale valore).
Sul metodo si è cercato di porre rimedio con la circolare 6/12, divenuta di fatto legge, con la manovra di stabilità varata nel 2014.
In pratica veniva riconosciuto una sorta di valore medio costante per la parte componentistica, riferito al periodo infracensuario (10 anni).
Ciò ovviamente non ha ridotto i contenziosi, poiché il privato attribuiva un valore con cognizione e l’ufficio l’accertava con pretese spesso assurde e mai supportate da elementi validi a dimostrare la scelta di certi valori (ma questa è un’altra cosa).
Con la crisi, la pressione fiscale elevatissima sulla produzione, e con la ormai costante produzione a singhiozzo, si è cercato di porre rimedio instaurando un tavolo tecnico, da una parte l’ADE e rappresentanti del governo, dall’altra i rappresentanti degli industriali, per cercare di capire se fosse stato possibile togliere dalla rendita gli impianti.
A quanto pare ciò è avvenuto.
In verità ci credevo poco che avvenisse, visto che solo un anno fa si ribadivano per legge i concetti della circ. 6/12. Ma tant’è.
Orbene, cosa fare ora?
Certamente in questi ultimi 10/15 anni, chi ha inoltrato un docfa per una categoria D o E, avrà certamente considerato gli impianti, se esistenti o quanto meno, l’ufficio li avrà accertatati, per cui, il passo da compiere è quello di inoltrare un variazione per togliere tale valore dalla rendita. Pare che sia in via di rilascio una nuova versione del docfa che contempli tale modalità.
E’ evidente che il caso riguarda tutte le categorie D e E, ma in particolar modo la questione riguarda i grandi opifici, in cui, molto spesso, il valore degli impianti supera/va il valore degli immobili o ne rappresenta/va una fetta considerevole.
Infine, quando si parla di suolo e costruzioni, si fa riferimento a ciò che si è sempre considerato per determinare la rendita nelle categorie speciali, ovvero valore del suolo (quello di mercato ad esempio) e delle sistemazioni laddove esistenti, valore dei fabbricati (magari determinato mediante il costo di ricostruzione).
Credo che ci sia poco da interpretare, chi ha una categoria D o E con rendita comprensiva di impianti, ha la possibilità di presentare la variazione entro giugno 2016 con effetto dal 1/1/16.
Saluti
ps. aggiungo, è ovvio che chi dovrà presentare oggi una variazione o una denuncia di n.c., non dovrà considerare gli impianti.