Buonasera a tutti
L'anno scorso mio padre è deceduto e mi ha lasciato un appartamento che costituiva residenza coniugale
La moglie (che non è mia parente) aveva intenzione di rimanere ad abitare in quell'appartamento fino al 30 settembre in attesa che se ne liberasse uno di sua proprietà che aveva affittato, la cui superficie e le spese di gestione sono decisamente inferiori
Il notaio che ha redatto la dichiarazione di successione ha quindi inserito nella trascrizione del testamento una clausola in cui segnalava che io avrei concesso l'uso dell'appartamento fino a tale data e che a lei sarebbero spettate tutte le spese sostenute fino a quel momento
Dopo che la moglie si è trasferita, ho contattato il Comune per sapere cosa avrei dovuto fare per pagare l'IMU spettante, ma mi hanno risposto che:
– per loro il diritto di abitazione permane, malgrado il cambio di residenza di lei,
– quanto scritto sulla trascrizione non ha alcun valore in quanto si menzione un diritto s'uso e non un diritto di abitazione
– avremmo dovuto redigere e trasmettere un atto notarile dove lei rinuncia a tale diritto, che tra l'altro non risulta né sulla visura, né su nessun altro documento catastale, né sulla dichiarazione di successione
A questo punto vi chiedo:
- è corretto che il notaio abbia calcolato le imposte di successione a mio carico per il 100% della proprietà, senza detrarre il valore del diritto di abitazione?
- è necessario redigere un atto di rinuncia visto che lei ha cambiato residenza ed ha trasferito presso la sua abitazione tutti i mobili (o almeno la maggior parte di essi), atto che tra l'altro è soggetto al pagamento di numerose imposte?
- ai fini della vendita dell'immobile a quali problemi potrei andare incontro?
Voi in questa situazione cosa mi consigliate di fare?
Siamo entrambe abbastanza provate dal verificarsi di questa situazione e, pur avendo contattato il notaio che si è occupato della successione, vorremmo avere qualche altra opinione in merito
Vi ringrazio di qualunque consiglio vogliate darmi