Erano le 19.35 del 23 novembre 1980, quando due scosse sismiche a distanza di pochi secondi una dall'altra sconvolsero per un interminabile minuto e venti secondi una vasta area dell'Appennino meridionale, a cavallo tra l'Irpinia e la Basilicata.
Scosse del decimo grado della scala Mercalli che causarono oltre 2.000 morti, 10.000 feriti, 300.000 senza tetto.
Furono cancellate oltre 77mila costruzioni in 686 comuni ed altre 275.000 rimasero gravemente .
Lioni, Laviano, Sant'Angelo dei Lombardi, Conza, Lioni, Teora, Pescopagano... interi paesi scomparvero in pochi istanti.
Paesi dai nomi quasi sconosciuti, fino a ieri; ora scolpiti nella memoria.
Migliaia furono i volontari accorsi da ogni parte d'Italia e del mondo.
Le sovvenzioni per la ricostruzione (60.000 miliardi di vecchie lire se si include anche la zona di Napoli) causarono in seguito altri terremoti, quelli politici per gli scandali per la ricostruzione.
Ma la verità "vera" è che fu proprio Napoli e non l'Irpinia a beneficiare di quasi tutti quei soldi.
"Non vi dimenticheremo" disse ai terremotati il Presidente della Repubblica Sandro Pertini. In queste zone a distanza di venticinque anni si parla ancora di Terremoto.
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