TIPO MAPPALE - LA MODESTA ENTITÀ
La modesta entità è una metodo semplificato per la predisposizione e il trattamento degli atti di aggiornamento (soltanto tipi mappali) relativi a costruzioni di scarsa rilevanza cartografica o censuaria.
COSTRUZIONI DI SCARSA RILEVANZA CARTOGRAFICA O CENSUARIA
Sono quelle stabilite dall’art. 6 del dm 28/98, e cioè:
a) le costruzioni realizzate in aderenza a fabbricati già inseriti in mappa e comportanti un incremento di superficie coperta £ 50% della superficie occupata dal corpo di fabbrica preesistente.
Il corpo di fabbrica preesistente a cui si fa riferimento, non è detto debba essere sulla particella dove ricade l’ampliamento, può essere posizionato anche sulla particella limitrofa e appartenere ad un’ altra proprietà (esempio 26).
Pur non essendo trattata esplicitamente la demolizione parziale di un fabbricato può considerarsi modesta entità purchè, in analogia a quanto previsto per l’incremento, "la superficie di demolizione" risulti £ 50% della superficie occupata dal corpo di fabbrica preesistente (esempio 27).
b) le unità afferenti fabbricati già censiti o nuove costruzioni aventi superficie minore o uguale a 20 mq;
c) i manufatti precari in lamiera o legname, le costruzioni in muratura di pietrame a secco, le tettoie, le vasche e simili, purché abbiano modesta consistenza plano-volumetrica.
Queste caratteristiche vanno descritte in relazione tecnica altrimenti non è possibile sapere dagli altri elaborati di pregeo cosa si intende rappresentare.
Purtroppo al termine "modesta consistenza planimetrica" non è seguito un valore di metri quadrati e metri cubi, lasciando al professionista e all’ufficio più una interpretazione corretta in italiano dell’aggettivo "modesta" anziché un’univoca interpretazione numerica. Ci sono però nell’art.3 comma e) del dm 28/98 dei riferimenti per tettoie, porcili, casotti, concimaie"... che (a meno di un’autonoma ordinaria suscettibilità reddituale) non devono essere dichiarati se di altezza utile inferiore a 1,80 mt e di volumetria inferiore a 150 mc. Pertanto nel caso in cui gli immobili del punto c) costituissero unità immobiliari o accessori di unità immobiliari, e dovessero essere dichiarati al catasto, ed avessero volumetria inferiore a 150 mc potremmo dire di trovarsi di fronte a quella "modesta consistenza plano-volumetrica" e di poterli rappresentare in modesta entità. Per esempio una tettoia di 5 x 10 x h = 3 mt che ha un volume di 150 mc si potrebbe trattare in modesta entità.
d) le costruzioni non abitabili o agibili o comunque di fatto non utilizzabili, a causa di dissesti statici, di fatiscenza o inesistenza di elementi strutturali e impiantistici, ovvero delle principali finiture ordinariamente presenti nella categoria catastale cui l’immobile è censito o censibile, ed in tutti i casi in cui la concreta utilizzabilità non è conseguibile con soli interventi edilizi di manutenzione ordinaria o straordinaria.
In tali casi, oltre alla descrizione del caso specifico in relazione tecnica, alla denuncia deve essere allegata una apposita autocertificazione, attestante l’assenza di allacciamento alle reti dei servizi pubblici dell’energia elettrica, dell’acqua e del gas.
MODALITA’ DI PRESENTAZIONE
Le modalità semplificate per denunciare al catasto le costruzioni che soddisfano i suddetti requisiti prevedono in luogo dei punti fiduciali un libretto misure, contenente le coordinate dei punti dell’oggetto di rilievo comunque ottenute (dalle foto aree, aerofotocarta, carta tecnica, o da qualsiasi metodologia di rilievo) ovvero con misure atte a posizionare il fabbricato rispetto ai confini di particella o capisaldi della mappa.
In pratica si prescinde dall’utilizzo dei punti fiduciali sostituendoli con "punti di inquadramento del rilievo" costituiti da particolari topocartografici individuabili sul posto (come ad esempio spigoli di fabbricato e vertici di confine), dei quali si forniscono in riga 8 le coordinate cartografiche catastali. Una volta individuati questi "punti" il rilievo può essere effettuato con il metodo degli allineamenti, con il metodo strumentale o fornendo direttamente le coordinate dei vertici dell’oggetto di rilievo.
METODO PER ALLINEAMENTI (RIGHE 4/5)
È il metodo più usato per piccoli ampliamenti del fabbricato, per ampliamenti che interessano solo uno o due lati del fabbricato, per nuove costruzioni o unità afferenti vicine a "punti di inquadramento" in modo da potere essere rappresentate per allineamenti e squadri.
I punti si individuano con misure riferite ad un allineamento principale (di cui si misura la distanza) tra due vertici che spesso sono gli spigoli del fabbricato stesso e che spesso sono scelti anche come "punti di inquadramento", dei quali si trascrivono in riga 8 le coordinate.
I punti da determinare obbligatoriamente sono quelli dell’oggetto di rilievo, dell’allineamento di riferimento e di inquadramento; pertanto non c’è necessità di rideterminare tutto il perimetro del fabbricato specialmente se di grandi dimensioni o con molte sporgenza e rientranze.
Nel caso in cui l’ampliamento faccia tutt’uno con lo spigolo del fabbricato scelto come vertice n. 2 dell’allineamento 1-2 e non consenta più di individuarlo, l’allineamento scelto va bene lo stesso occorrerà però rispetto ad esso determinare la distanza di un altro spigolo del fabbricato, vertice n.3, e inserire in riga 8 le coordinate dei "punti" 1 e 3 anziché 1 e 2 (esempio 28).
Il metodo per allineamenti è stato lungamente adoperato come sostituto di un libretto tutto in righe 8 che il pregeo non accettava. Quindi più che una versione ortodossa di allineamento e squadro, le righe 4/5 significavano una serie di misure dell’oggetto di rilievo comunque riferite purchè fornissero tramite la loro elaborazione le coordinate dei vertici.
Adesso pregeo accetta la versione di tutte righe 8 per cui chi vuole usare tale metodo può farlo. Ciò consente di ricondurre le righe 4/5 alla normativa d’origine prevista per gli allineamenti e squadro (seppur con una certa elasticità visto che stiamo parlando sempre di modesta entità) e consente di utilizzarle per rappresentare le effettive canneggiate dell’ampliamento o del fabbricato di nuova costruzione opportunamente riferite ad allineamenti reali.
Gli elaborati da presentare per il tipo mappale sono:
-mod. 3spc correttamente compilato;
-tipo mappale lucido ;
-libretto misure redatto in maniera tradizionale: riga 0, riga 9, righe 4/5, riga 7, relazione tecnica, righe 8, modello integrato.
In riga 9 nel campo nota si trascriverà "scarsa rilevanza censuaria-cartografica".
In riga 8 si riporteranno le coordinate cartografiche dei due punti di inquadramento. Non c’è necessità di riportare altre coordinate di punti provenienti dall’elaborazione del libretto, mentre si possono riportare le coordinate cartografiche di altri punti oltre quelli di riferimento;
-elaborati grafici: oggetto di rilievo comprendente punti d’inquadramento;
-dischetto (esempio 29).
METODO STRUMENTALE (RIGHE 1/2)
È un metodo che può essere usato quando, i "punti di inquadramento" non sono nelle vicinanze dell’oggetto di rilievo, non è possibile determinare facilmente e con certezza un allineamento di riferimento, sul fabbricato insistono ampliamenti di varie forme su tutti i lati, sul fabbricato ci sono contemporaneamente ampliamenti e demolizioni.
I punti si determinano con rilievo celerimetrico da una o più stazioni e sono obbligatoriamente quelli dell’oggetto di rilievo e di inquadramento.
Chiaramente la possibilità di utilizzare lo strumento consente di scegliere i punti di inquadramento anche su spigoli di fabbricati limitrofi e non necessita che tra di loro si possa realizzare un allineamento.
Nel caso di più stazioni lo "schema di rilievo" che si origina deve essere vincolato ai punti d’inquadramento come se questi fossero fiduciali e quindi non si devono avere stazioni svincolate o isolate non opportunamente collegate (esempio 30).
Gli elaborati da presentare per il tipo mappale sono:
-mod. 3spc correttamente compilato;
-tipo mappale lucido;
-libretto misure, compilato sempre nel quadro pregeo di modesta entità, redatto in maniera tradizionale: riga 0, riga 9, righe 1/2 (e se necessarie 4/5 per integrare punti), riga 7, relazione tecnica, righe 8, modello integrato.
In riga 9 nel campo nota si trascriverà "scarsa rilevanza censuaria-cartografica".
In riga 8 si riporteranno le coordinate cartografiche dei due punti di inquadramento. Non c’è necessità di riportare altre coordinate di punti provenienti dall’elaborazione del libretto, mentre si possono riportare le coordinate cartografiche di altri punti oltre quelli di riferimento;
-elaborati grafici: oggetto di rilievo comprendente punti d’inquadramento e stazioni;
-dischetto (esempio 31)
METODO PER COORDINATE (RIGHE 8)
È il metodo meno usato sia perché non è stato per un periodo accettato da pregeo sia perché di difficile applicazione pratica: se un ampliamento di fabbricato si misura con canneggiate è più semplice compilare un libretto con righe 4/5 che, disegnarlo posizionarlo sulla mappa catastale e determinare le coordinate dei punti da trascrivere in riga 8, oppure trascrivere le coordinate dei punti provenienti dall’elaborazione del medesimo libretto già compilato in righe 4/5.
Però è anche vero che avendo già a disposizione il disegno del fabbricato ampliato, da progetto o da carta aerofotogrammetrica, con metodi speditivi si possono determinare le misure per ottenere le coordinate dei punti da rappresentare o direttamente le coordinate stesse. Si ricorda che tra i punti da rappresentare rientrano almeno due punti d ‘inquadramento.
Gli elaborati da presentare per il tipo mappale sono:
-mod. 3spc correttamente compilato;
-tipo mappale lucido ;
-libretto misure, compilato sempre nel quadro pregeo di modesta entità, composto da: riga 0, riga 9, riga 7, relazione tecnica, righe 8, modello integrato.
In riga 9 nel campo nota si trascriverà "scarsa rilevanza censuaria-cartografica".
Nella relazione tecnica si riporterà la fonte cartografica dalla quale sono state prese le misure. Per esempio: " le misure dell’ampliamento del fabbricato sono state desunte dalla mappa aerofotogrammetrica", " le misure del fabbricato sono state individuate da foto aeree", "le coordinate sono state rilevate adattando la carta aerofotogrammetrica alla mappa catastale tramite due punti d’inquadramento" ;
-elaborati grafici: oggetto di rilievo comprendente punti d’inquadramento;
-dischetto (esempio 32)
In questo caso l’elaborazione del libretto fornisce uno sqm su tutti i punti di 4 mt. che comunque non invalida né il lavoro fatto né l’accettazione al pregeo.
CARATTERISTICHE DEI PUNTI D’INQUADRAMENTO
Già dalla lettura dell’art.7 del dm 28/98 dove si parla di misure atte posizionare il fabbricato rispetto ai confini di particella o capisaldi della mappa e dall’esempio dell’allegato 3 alla circ 96T/98 si deduce che le caratteristiche di questi punti sono di poter essere individuati sul posto e sulla mappa.
Come già detto il loro scopo è di inquadrare il rilievo nel sistema di riferimento catastale e per tale motivo vengono trascritte le loro coordinate in riga 8.
Possono coincidere o meno con i punti scelti come vertice di allineamento o come punti d’appoggio per rilievo celerimetrico, ed è bene che non siano coincidenti con punti oggetto di ampliamento o demolizione che non si distinguono più in mappa dopo l’aggiornamento cartografico (vedi esempio 28). Tra l’altro anche la misurazione di una distanza di allineamento tra vertici di cui uno ampliato può non essere precisa per l’incertezza nel determinare la posizione del vertice precedentemente all’ampliamento subito.
Nel caso in cui un vertice coincida con un punto fiduciale occorre individuarlo con una numerazione indipendente perché le sue coordinate grafiche potrebbero non coincidere con quelle analitiche. Inserirlo in pregeo con la propria denominazione porterebbe a delle discrepanze con il coefficiente di scala. In relazione tecnica si trascriverà che il punto 1 corrisponde al pf 4.
COEFFICIENTE DI SCALA
Il coefficiente di scala è un rapporto tra due distanze. Al numeratore c’è una distanza analitica calcolata come differenza tra le coordinate cartografiche trascritte in riga 8 dei punti d’inquadramento. Al denominatore c’è la distanza misurata sul posto tra gli stessi punti.
Quanto più questo rapporto è prossimo ad uno tanto più le due distanze sono uguali, tanto più la posizione cartografica dei punti è corretta, tanto più l’oggetto del rilievo inquadrato su quei punti è ben introdotto in cartografia.
In virtù di quanto sopra risulta evidente che il coefficiente di scala è un elemento per valutare se il lavoro è fatto bene.
Quando il suo valore differisce in modo apprezzabile da uno (e questo scostamento è in funzione della scala della mappa dove si determinano le coordinate grafiche e della lunghezza della misurata) possono essersi verificati degli errori nella misura della distanza, degli errori nella determinazione delle coordinate grafiche oppure se la misura e le coordinate sono giuste significa che il fabbricato in mappa non è rappresentato come in realtà (esempio 33).
Non c’è necessità di riportare altre coordinate di punti provenienti dall’elaborazione del libretto in riga 8. Il loro inserimento non aggiunge elementi ulteriori di controllo anzi semmai ne "falsa" i risultati perché il rapporto tra le coordinate provenienti dall’elaborazione che sono state calcolate in funzione della distanza misurata e la distanza misurata stessa fornisce rapporti di per sé già vicinissimi ad uno. È più utile avere altri punti di coordinate grafiche in riga 8.
Tutto quello sopra riportato è tratto da:
il docfario
suggerimenti pratici per
conoscere la normativa, per
presentare documenti DoCFa, e altro,
senza dover tornare in catasto più di una volta
e per fregare il computer
a cura di
Emilio Ciampa (catasto terreni) & Perluigi Pepe (catasto fabbricati)
per la parte tecnica
&
Ephraim Pepe per la parte informatica
tutti i diritti sono dei signori sopra menzionati. Saluti e buon lavoro