Il trovarmi con differenze tra superficie nominale e grafica eccedenti il famoso 5% (che però non è cifra fissata da nessuna circolare), mi ha portato a riflettere su un grosso problema del sistema, soprattutto per le sue possibili conseguenze al lungo termine (che si dice possano comportare rifacimenti di atti notarili o atti di rettifica o precisazione - non riesco mai ad afferrare queste necessità).
Sviluppo il punto semplificandolo.
Abbiamo un TF del 1966 ed uno del 1975 che insieme determinano l'andamento di una linea di confine che corre allincirca parallelamente ad una strada pedonale d'impianto.
I due TF vengono redatti entrambi appoggiandoli a due fabbricati d'impianto ancora esistenti.
Le misure effettuate da me non chiariscono se si tratta di TF rigorosi o adattati alla mappa, perchè le misure a volte sono concordi con lo stato dei luoghi e difformi dalla mappa, a volte concordano con la mappa e non con lo stato dei luoghi.
Ma considerandoli rigorosi, riscontro che se vado ad inserire la linea sulla mappa d'impianto, come avrebbe fatto il disegnatore catastale a suo tempo ottengo una determinata posizione delle nuove linee, e determinate superfici cartografiche. Inserendovi il mio rilievo con il massimo scrupolo ottengo una distanza della nuova cinta dalla linea in mappa che va da circa zero al centro, fino a 1 metro sugli estremi. Cioè forma una specie di arco, come pure il confine ha un andamento di quel tipo.
Se vado a ricostruire la linea sul posto, cioè in pratica a riconfinare ottengo la stessa linea spostata ad ovest di circa 90 cm, per effetto della diversa relazione che la mappa d'impianto ha con i luoghi rappresentati ( differenze rientranti in quel metro e mezzo che misura l'affidabilità della mappa).
Il problema che sto sollevando, nella speranza che qualcuno lo definisca inesistente, è che se il geometra confinatore ha agito bene, con misure prese sul posto, per effetto dell'imprecisione della mappa, sarà imprecisa sia la posizione del confine in mappa, sia la superficie nominale in atti (pur in presenza di un lavoro da manuale).
Paradossalmente quei geometri (e sono tanti a giudicare dai TF che mi sono passati per le mani, e per le testimonianze raccolte sui metodi del passato), che hanno adattato le misure sulla mappa per ottenere una grafica più rispondente ai luoghi, sembrerebbero, finchè non si va a riconfinare, meno problematici.
In definitiva, il sistema mi pare marcio, perchè vuol tenere insieme l'analitico con il grafico. Il maestro elementare ci diceva che non si possono sommare le pere con le mele, cioè non si possono mescolare elementi disomogenei.
Ma la cosa in se potrebbe anche essere accettata se non vi fosse il fantasma della messa in crisi degli atti notarili eseguiti e cioè se le superfici potessero essere corrette con soli semplici atti catastali e non notarili. Su questo punto però vado in tilt e non riesco a capirci nulla.