La domanda è complessa, manca di dati di fatto, ed anche curiosa.
Se un tecnico è stato incaricato dai proprietari (tutti i coeredi) di stimare il valore di determinati beni, ed il contratto d'opera professionale è basato sulla fiducia, non si capisce perchè un erede dovrebbe contestare le risultanze peritali.
Comunque, proviamo a mettere un po di ordine.
1) Bisognerebbe sapere se il tecnico stimatore nella sua stima ha già tenuto conto della servitu di passaggio sulla corte o meno. Il passaggio non abbisogna di un titolo (diritto) ma basta anche il solo possesso della servitù di passaggio per essere esercitato. Bisognerebbe sapere se la corte è comune o meno, la sua estensione, la porzione di essa assoggettata a servitù, ecc.. Comunque ritengo che la stima del possesso della servitù sia marginale rispetto al valore dei terreni, di fabbricati rurali e di una casa.
2) Per quantificare l'omissione della servitù di passo, registrata e trascritta, sulla stima bisognerebbe conoscere il tipo di terreno, la superficie sul quale si esercita la servitù, l'indennita corrisposata al proprietario del fondo servente per la costituzione di tale servitù, ecc.
3) Quanto tempo si avrebbe per fare che cosa ? Se ti riferisci al tempo necessario per la correzione di eventuali errori, bisognerà chiederlo al tecnico previo suo riconoscimenti di tali presunti errori.
Infine per contestare l'operato di un tecnico ci vorrebbe almento un altro tecnico, con altri esborsi in denaro, e non mi sembra che il coerede pignolo lo sia visto che si ricorda solo a cose fatte della presenza di siffatti "errori" e non li evidenzia durante i sopralluoghi e le operazioni di stima. Questo nel diritto si chiama "culpa in viglilando" ed è a carico del coerede pignolo.
Laddove tali critiche avanzate dal coerede si dovessere dimostrare fondate, tutti gli eredi sarebbero responsabili per "culpa in eligendo", ossia di aver commisionato ad un tecnico "inesperto" l'incarico di stima.