Architetti al servizio dei geometri, parola del Tar
29/04/2013 Il Tar di Brescia ha stabilito che l’Ordine degli Architetti non può rifiutare di fornire una rosa di nomi per il collaudo di opere in cemento armato progettate da geometri. La sentenza riequilibra i rapporti tra le due figure professionali. La vicenda all’origine della diatriba tra gli Ordini vedeva gli Architetti di Bergamo rifiutarsi di offrire collaudatori a imprese edili della provincia per alcune opere in cemento armato. La motivazione? Erano state progettate da geometri.
Poiché nell'elenco di legge le
attività di progettazione e direzione lavori riguardanti le costruzioni civili in cemento armato non compaiono - restando così di competenza esclusiva di ingegneri e architetti - questi ultimi non potrebbero partecipare al collaudo di tali opere se disegnate da geometri. Facendo riferimento alle differenti competenze tra le due categorie, gli architetti eludevano le richieste delle imprese.
L’Ordine dei Geometri, però, non ha accettato la posizione, chiamando in causa il Tar. Il tribunale ha deciso che il regolamento non va interpretato alla lettera ma va attenuato dalla prassi. Se lo scorporo delle attività professionali (progettazione e direzione lavori) riguardanti le opere in cemento armato è effettivo, con il solo vincolo di coordinarsi con gli altri professionisti dato il carattere unitario dell’edificazione, si apre la via verso una soluzione ragionevole.
Inoltre, affinché il titolo edilizio sia legittimo è sufficiente che i calcoli del cemento armato siano effettuati da un ingegnere o architetto, e il progetto redatto dal geometra non oltrepassi la tipologia delle modeste costruzioni civili. A queste condizioni, gli architetti devono prestarsi al collaudo.