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abolizione ordini professionali |

luigi091959
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15 Gennaio 2020 alle ore 09:12
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Buongiorno, mi sto battendo per l'abolizione degli ordini professionali ovvero la non obbligatorietà di iscrizione, per l'esercizio della professione libera stabilita da un diploma e da un esame di abilitazione. in rete ho trovato questa petizione mandata all'allora ministro di grazia e giustizia che non ha sorbito effetti. in parlamento giace una proposta di legge in tal senso ormai dal 2013. egregio sig. ministro: PREMESSO CHE l’istituzione degli Albi delle professioni regolamentate risale al Regio Decreto Legge del 24 gennaio 1924, n. 103 che all’art.3 recita: “il regolamento per la singola professione potrà stabilire che il relativo albo sia costituito per ogni provincia ovvero sia nazionale”; il Decreto legislativo luogotenenziale del 23 novembre 1944, n. 382 ha poi stabilito all’art.1: “le funzioni relative alla custodia dell'albo e quelle disciplinari per le professioni di ingegnere, di architetto, di chimico, di professionista in economia e commercio, di attuario, di agronomo, di ragioniere, di geometra, di perito agrario e di perito industriale sono devolute per ciascuna professione ad un Consiglio dell'Ordine o collegio, a termini dell'art. 1 del R.D.L. 24 gennaio 1924, n. 103; la recente riforma delle professioni introdotta dal DPR n. 137 del 2012 ha ribadito che “l’esercizio della professione è libero e fondato sull'autonomia e indipendenza di giudizio, intellettuale e tecnico. La formazione di albi speciali, legittimanti specifici esercizi dell'attività professionale, fondati su specializzazioni ovvero titoli o esami ulteriori, è ammessa solo su previsione espressa di legge”; CONSIDERATO CHE gli Ordini Professionali, storicamente originati dalle corporazioni medievali, sono presenti nella società moderna per tutelare gli utenti e i cittadini; organizzazioni simili a quelle italiane sono presenti in Francia, Germania, Spagna, Paesi Bassi, Belgio, mentre sono viceversa del tutto libere nel resto dell’Unione Europea con differenziazioni da Stato a Stato per singole attività; nel mondo anglosassone gli Ordini Professionali si sono evoluti in libere associazioni di professionisti di tipo sindacale;
CONSTATATO CHE il Parlamento negli anni ha legiferato in materia di professioni per tentare un allineamento con gli altri Stati europei e demandando agli Ordini Professionali, in qualità di enti emanazione del Ministero di Giustizia, il compito di regolamentare; in seguito all'abolizione delle tariffe minime professionali, che dovevano garantire un compenso adeguato alle prestazioni professionali, si è verificata una grave perdita di qualità dei servizi professionali di Architettura e di Ingegneria. Il confronto concorrenziale, in nome del libero mercato, si è attestato unicamente sul ribasso dei prezzo offerto per eseguire la prestazione richiesta, senza alcun controllo di fatto su chi ha eseguito prestazioni professionali con tariffe anomale, perdendo completamente di vista il concetto dell' "equo compenso", oggi ripreso dal "Job Act per i lavoratori autonomi"; la gestione degli Ordini Professionali non ha conseguito gli obiettivi statutari previsti a garanzia della qualità delle attività professionali e nemmeno gli interessi dei liberi professionisti, che sono costretti, anche in assenza di incarichi e/o di pagamento degli onorari, a pagare iscrizione all’Albo, formazione obbligatoria, assicurazione professionale, contributi previdenziali e tutti gli oneri derivanti dalla tassazione della categoria, che ha raggiunto livelli da parecchio tempo insostenibili; non si riscontrano risultati in termini di tutela della committenza e degli interessi dello Stato, ma è evidente che l’assenza di controllo e di sanzioni sui prezzi anomali e la conseguente diminuzione della qualità dei servizi tecnici hanno arrecato gravi danni alla collettività;
VISTO che gli ordini professionali sono istituzioni di autogoverno di una professione riconosciuta dall'art. 1, D. Lgs. lgt. n. 382/1944, che perseguono il fine precipuo di garantire la qualità delle attività svolte dai professionisti (Corte Cost. 284/86); RITENIAMO che la rappresentanza della categoria debba essere appannaggio esclusivo di libere associazioni e di sindacati, mentre la tutela della committenza e la regolamentazione della professione debba essere prerogativa dello Stato in contraddittorio con le forme sindacali. CHIEDIAMO che le nostre professioni siano adeguate agli standard europei e vengano regolamentate esclusivamente attraverso il superamento dell'esame di abilitazione e l'iscrizione ad un Albo Unico Nazionale, gestito dal Ministero di Giustizia, con la conseguente abolizione degli Ordini provinciali e dei relativi organi di gestione. Restiamo in attesa di un Suo pronto riscontro. Cordialmente. Comitato Professioni Tecniche. cosa ne pensate?
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uccellino
» ACCOUNT NON PIU' ATTIVO
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15 Ottobre 2008
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1) per "adeguare le nostre professioni agli standard europei" prima di tutto si dovrebbe assicurare lo stesso livello qualitativo delle prestazioni professionali ma dobbiamo dire che siamo tutti bravi e onesti, questo non si può scrivere; 2) vengano regolamentate esclusivamente attraverso il superamento dell'esame di abilitazione? E da quando si regolamentano le professioni con un esame, fra l'altro condotto come il nostro? E da chi, poi, sapendo che partecipano il residuo dei diplomati, dato che i migliori se ne vanno all'Università e quelli che hanno bisogno/voglia di lavorare se ne vanno nelle Imprese? Ragazzotti che non sanno nemmeno cos'è e come si usa un goniometro dovrebbero regolamentare le professioni? 3) sono quarant'anni che sento e leggo queste proposte, salvo poi scoprire che c'è sempre un bassissimo motivo pratico e molto molto banale, di solito legato a soldi non pagati da dritti a cui hanno messo il sale sulla coda. 4) Penso che alle guerre private altrui, indette per sostituire un gruppo di dritti ad un altro (di drittoni), non mi iscrivo: chi è questo "comitato professioni tecniche", da chi è composto?
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