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negozio comunicante con laboratorio: fusione? |
ginevra
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Buongiorno a tutti, sto per sanare a livello urbanistico la situazione di un negozio-panetteria e del suo retro (forno). Negozio e forno sono due unità distinte, stesso foglio, ma due mappali e subalterni differenti; stessa proprietà. Sono comunicanti attraverso una porta. Nelle planimetrie a livello catastale (richiesto da Sister direttamente) c'è un'anomalia particolare: nella scheda degli anni 50 del negozio appare anche tutto il forno per intero, ma è stato cerchiato e a mano scritto C/3; nel negozio è stato scritto accanto C/1. Poi vi è la scheda anni 80 del forno, corrispondente all'attuale. Parlando con dei colleghi mi anticipavano che dovessi unire tutto sia a livello urbanistico che catastale, quindi (visto che devo sanare anche una finestra) intanto pensavo a una SCIA. Sapreste dirmi qual è la normativa che mi impone effettivamente di fondere le due unità? Vorrei esserne sicura perchè la proprietà non è molto propensa ed è bene essere certi; da sola non sono riuscita a trovare niente. Grazie mille
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CESKO
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"ginevra" ha scritto: Vorrei esserne sicura perchè la proprietà non è molto propensa Infatti (a mio avviso) deve rimanere tutto come è, sia urbanisticamente che catastalmente. Che c'è una porta che rende i due locali intercomunicanti, cosa importa? saluti
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ginevra
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urbanisticamente ci sono diverse incongruenze, e farò un'unica pratica segnando ognuno con i relativi subalterni. Mi han detto che essendo un'unica attività (panetteria) con vani comunicanti è necessario... Un geometra e anche un architetto con cui ogni tanto collaboro, ma non hanno fatto riferimento a leggi. in questi casi quale normativa si consulta?
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CESKO
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"ginevra" ha scritto: urbanisticamente ci sono diverse incongruenze, e farò un'unica pratica segnando ognuno con i relativi subalterni. Mi han detto che essendo un'unica attività (panetteria) con vani comunicanti è necessario... Un geometra e anche un architetto con cui ogni tanto collaboro, ma non hanno fatto riferimento a leggi. in questi casi quale normativa si consulta? nessuna! le due attività a mio avviso possono essere separate, una è un negozio (C/1).... e l'altro un laboratorio (C/3). Quindi sconsiglio qualsiasi intervento di natura catastale, salvo la situazione urbanistica (da verificare) **p.s. è un suicidio fondere il laboratorio C/3 (retrobottega del negozio) ai vani principali antistanti dove avviene la vendita vera e propria. saluti
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ginevra
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ciao Cesko, guarda sono contenta al riguardo, per me è sicuramente più semplice aggiornare singolarmente le singole unità catastalmente. Urbanisticamente già verificato con accesso atti, c'è di tutto e di più da sistemare purtroppo, ma tutto regolarizzabile. Unico dubbio è: quale normativa posso utilizzare per giustificare una scelta o l'altra? Chi dice che due unità DEBBANO essere unite o meno in caso di certe caratteristiche?
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CESKO
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"ginevra" ha scritto: ciao Cesko, guarda sono contenta al riguardo, per me è sicuramente più semplice aggiornare singolarmente le singole unità catastalmente. Urbanisticamente già verificato con accesso atti, c'è di tutto e di più da sistemare purtroppo, ma tutto regolarizzabile. Unico dubbio è: quale normativa posso utilizzare per giustificare una scelta o l'altra? Chi dice che due unità DEBBANO essere unite o meno in caso di certe caratteristiche? Devi basarti solo sulla sitazione urbanistica e non su quella fiscale (catastale), se vi sono difformità da sanare, allora occorre presentare una S.C.I.A. in sanatoria con tanto di pagamento della sanzione minima di Euro 516,00 (poi dipende dal Comune che Tariffa applicare). Fermorestando questo, i due locali separati non dovrebbero influire sulla/e autorizzazione/i sanitarie rilasciate dall'ASL. Mi permetto di dirti questo perchè mi è capiato un caso simile non meno di un anno fà (e non ho avuto problemi sia col Comune che con l'ASL in sede di sopralluogo). Saluti
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ginevra
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grazie davvero! Un'ultima domanda allora visto che ci sei già capitato: a livello comunale posso far pagare un'unica tassa, facendo un'unica pratica o si tratta di una tassa per subalterno? grazie mille
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CESKO
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"ginevra" ha scritto: grazie davvero! Un'ultima domanda allora visto che ci sei già capitato: a livello comunale posso far pagare un'unica tassa, facendo un'unica pratica o si tratta di una tassa per subalterno? grazie mille Veramente non è una Tassa, ma trattasi di sanzione pecuniaria! Il comma 4 dell'art. 37, recita testualmente: Ove l’intervento realizzato risulti conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente sia al momento della realizzazione dell’intervento, sia al momento della presentazione della domanda, il responsabile dell’abuso o il proprietario dell’immobile possono ottenere la sanatoria dell’intervento versando la somma, non superiore a 5.164 euro e non inferiore a 516 euro, stabilita dal responsabile del procedimento in relazione all’aumento di valore dell’immobile valutato dall’agenzia del territorio Quindi una chiacchieratina con il responsabile del procedimento, preventivamente la farei.... prima di presentare la pratica. Comunque il mio consiglio, se gli abusi non sono influenti, ma lievi..... (non hai detto di che tipi di abuso trattasi), lascia perdere tutto, perchè l'unica cosa che andrebbe rifatta successivamente alla SCIA in sanatoria, è l'Agibilità (oggi Segnalazione Certificata di Agibilità) saluti
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ginevra
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si tratta di differente configurazione interna; semplici tavolati; più una finestra da regolarizzare. in questo comune la sanzione sarebbe di 1000 euro. Sì sono stata imprecisa.
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Tango
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22 Febbraio 2024 alle ore 19:12
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Ho ereditato una casa a Roma di 47 mq (zona PRG non soggetta a vincoli paesaggistici) e spero che qualcuno possa darmi un consiglio. Ho notato una difformità tra il progetto edilizio autorizzato dal Comune (1961, privo di varianti) e la planimetria catastale d'impianto (del 1964 e conforme allo stato attuale dei luoghi). In particolare, nel progetto edilizio risulta che uno spazio di appena 0,25 mq nella mia cucina sarebbe un ripostiglio del disimpegno all'ingresso della u.i. adiacente. Anche nella planimetria catastale d'impianto della vicina questa rientranza non risulta. In effetti, in entrambi gli immobili non vi è e non vi è mai stata. Trattandosi di una difformità inferiore al 2% della superficie coperta, di cui ai parametri dell'art. 34-bis del T.U. DPR 380/2001, può rientrare nelle cd. "tolleranze costruttive"? Cosa mi suggerite di fare?
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