Salve.
Bel tema, le mappe "numeriche"...
Spesso leggiamo il termine "numerizzate", che io preferisco perché ritengo che una mappa numerica debba nascere come tale, e perciò potenzialmente affetta dai soli errori di misura.
Quella vigente deriva normalmente da una mappa grafica, che è stata resa numerica per informatizzarne la gestione.
C'è una bella differenza!
Le situazioni variano da zona a zona, spesso anche all'interno della stessa provincia, ma l'esempio di Bologna può chiarire il perché dei problemi che sono assolutamente evidenti anche ad occhio.
Mi raccomando, non considerate la mia una descrizione rigorosa dell'accaduto: vuole soltanto illustrarlo!
La mappa d'Impianto nacque in Cassini-Soldner, e fu poi trasposta in Gauss-Boaga. Forse si pensava che il diverso sistema fosse più "di moda"... Fatto stà che si trascurò, ad esempio, che i due sistemi hanno coefficienti di deformazione differenti da punto a punto, e si procedette a calcolare la posizione dei nuovi incroci dei parametri sul vecchio sistema; si tracciarono graficamente le nuove parametrature (quindi senza neppure la precisione di base dei fogli d'origine) e si lucidarono le matrici da cui poi trarre i copioni di visura.
L'aggiornamento avveniva poi su questi ultimi, e si producevano da essi le nuove matrici "al bisogno", ossia quando il foglio aveva subito tanti aggiornamenti da non essere più efficacemente leggibile.
Poi venne il Catasto Numerizzato.
Per fare un "buon lavoro", da intendersi unicamente come buona riproduzione dei documenti già gravemente degradati, si sarebbe dovuto procedere con doppia digitalizzazione e confronto automatico delle tolleranze e delle rispondenze degli identificativi, ma l'impegno sarebbe stato inaffrontabile, soprattutto per la necessità di... correggere tutti gli errori trovati. Ergo, si fece la digitalizzazione con un solo passaggio manuale, collaudando il tutto come si poteva, e rinviando le correzioni al famigerato "caso d'uso".
Ciliegina: poiché si erano numerizzate le matrici (perché più precise, giustamente), mancavano comunque tutti gli aggiornamenti presenti sui copioni di visura ancora vigenti.
Non vi tedio con l'inserimento degli aggiornamenti.
Infine sono arrivati gli aggiornamenti Pregeo, e il Wegis ha consentito di spostare a piacere gli oggetti: sono stato testimone di un "ripristino" della posizione di un edificio, in quanto, disse l'operatore, "lo avevo spostato perché me lo chiese un tecnico". Ok. Allora lo trascinò più o meno dove sembrava che fosse stato in precedenza.
Di tutta questa bella festa, la cosa che mi sconvolge di più è proprio quest'ultima, aggravata da un'altra avventura che mi occorse inserendo un modesto ampliamento in uno stabilimento: ritirai il TM approvato in cui c'era l'ampliamento, ma era sparito lo stabilimento!
Ooops - disse l'operatore - ho bisogno di ferie.
Ma così scoprii che, per recuperare una geometria, la si doveva reinserire con nuove misure.
Alla faccia dei doppi trattini rossi con cui cancellavamo (non cassavamo) gli elementi non più validi! La mappa numerizzata NON conserva la storia, come invece faceva la carta. Secondo me, sarebbe giusto, per ogni tratto, indicare come attributi le due date di "nascita" e "morte", ma evidentemente ciò non è considerato significativo.
In definitiva, non credo che sia grave il fatto che la mappa non sia precisa: il Catasto ha una enorme importanza storica, e la precisione che non c'era non può comparire da un momento all'altro, perché dovremmo buttare il collegamento col passato. Sarebbe bene che non peggiorasse!
Qualcuno crede ancora alla "ricomposizione cartografica"?
La mappa va rifatta; come il Catasto, probabilmente. Ma non si possono trovare i quattrini. Perciò possiamo soltanto sperare che un giorno qualcuno si accorga che possiamo distinguere le linee numerizzate da quelle numeriche. QUeste potranno (dovranno) essere precise.
Leonardo