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Documento aggiunto il 11 Novembre 2016 alle ore 08:05

Il terremoto, viscido assassino.

Con calma, quella che è rimasta, cerco di fissare qui alcune considerazioni derivanti da una brutta esperienza.

Mi permetto di fare alcune suddivisioni per poter inquadrare al meglio possibile quella che ritengo la situazione attuale nel mio Comune, e mi piacerebbe che a seguire Voi indicaste le vostre considerazioni ed esperienze, senza scendere in facili pietismi che non contribuiranno ad approfondire l’argomento.

Il terremoto in genere è un evento naturale che non risente dell’aiuto o  intervento dell’uomo, ma spesso, fin troppo spesso, ci punisce perché pur avendo avuto a che fare con esso, noi non abbiamo considerato le possibili conseguenze, continuando spesso a costruire le nostre case secondo canoni soliti  e mirando solo al risparmio e senza tenere conto che in qualsiasi momento potremmo incappare con le ire dell’assassino!

Dai sopralluoghi di verifica fatti finora ho constatato che l’azione distruttiva degli eventi più devastanti verificatisi il 24agosto e il 30 ottobre che i maggiori danni si sono verificati in :                                                                                

A - edifici costruiti dagli anni 50-60 in muratura di pietrame di forma irregolare spesso con fondazioni inadeguate.
B - edifici costruiti dagli anni 70-80 in struttura di cemento armato.
C - edifici costruiti in murature varie spesso di varia natura ed anche miste a strutture in CA con scarsa attenzione alle più normali regole dell’arte edificatoria.

Per gli edifici individuati nel gruppo A nella stragrande maggioranza dei casi esaminati si riscontra che la muratura di pietrame calcareo di forma irregolare, detta volgarmente “a sacco” perché costituita da una parte di muro esterno malamente legata con la parte di muratura interna, con frapposto all’interno scapolame di risulta , legata con malta cementizia, spesso inidonea.
Risulta frequente che  lo scapolame fu utilizzato per riempire i vuoti, rendendo di fatto scollegate le due murature, esterne ed interna, che compongono la struttura con le conseguenze che oggi riscontriamo.
Si evidenzia che il peso della struttura dei piani superiori grava su due muri inidonei per sezione e nemmeno collaboranti fra loro a causa delle sconnessioni della continuità che lo scapolame, frapposto fra la parte esterna e quella interna, ovviamente genera.

Inoltre, ciò che aggrava la situazione di fatto è la inadeguatezza delle fondazioni, spesso poco profonde, di sezione spesso uguale alla larghezza del muro sulle stesse edificato.

Per gli edifici individuati nel gruppo B nella stragrande maggioranza dei casi esaminati si riscontra che le strutture in C.A. hanno sufficientemente sopportato le azioni del sisma.
In qualche caso si riscontra la inefficace o inadeguata posizione delle armature metalliche spesso di acciaio non ad aderenza migliorata.
Fin troppo spesso si nota l’ insufficiente spessore del calcestruzzo copri-ferro!
In alcuni casi si nota l’assenza delle staffe o la loro posizione troppo distante l’una dall’altra. In alcuni edifici si riscontra la inefficace o inadeguata posizione delle armature metalliche spesso di acciaio “liscio” non ad aderenza migliorata, tipico del tempo,.

Data la loro eccessiva elasticità dovuta alla minima sezione ed inadeguatezza delle armature metalliche, sia per diametro dei ferri, sia per la inadeguata posizione delle staffe, durante le oscillazioni hanno schiacciato i tamponamenti spesso di laterizio molto fragile di natura vetrificata e li hanno fatti o esplodere verso l’esterno o implodere verso l’interno.
Fin troppo spesso si nota l’ insufficiente spessore del calcestruzzo copriferro!
In alcuni casi si nota l’assenza delle staffe o la loro posizione troppo distante l’una dall’altra.

Per gli edifici individuati nel gruppo C  nella stragrande maggioranza dei casi esaminati si riscontra la muratura mista a C.A. dove i pilastri e le travi sono posizionate all’interno, pressoché nella mezzeria del fabbricato.
Ovviamente in questi edifici le due strutture differenti hanno reagito autonomamente arrecando danni particolarmente nelle zone più deboli delle murature agli estremi dove spesso le travi di C.A. sono state poggiate senza nemmeno particolari accorgimenti di cautela.

Ho notato che gli edifici di antica costruzione in mattoni di laterizio o pietrame di gesso o calcarea, di forma parallelepipeda,  nel centro storico ed in alcune frazioni, non sono stati particolarmente danneggiati.

Tengo a ricordare che in gran parte furono spesso oggetto di RIPARAZIONE DANNI, in qualche caso di MIGLIORAMENTO SISMICO e quasi mai di ADEGUAMENTO SISMICO come sarebbe stato logico imporre in conseguenza dei terremoti del 1997 e seguenti.

Come anche ho notato che fabbricati di due piani costruiti in muratura di blocchi antisismici sia di laterizio che in calcestruzzo o argilla espansa hanno sopportato egregiamente l’evento sismico detto.

Premesso tutto ciò ora si tratta di risolvere il più grande rebus che l’argomento ci pone:
Come provvedere a risolvere i problemi causati dal sisma con celerità e correttezza, la più ampia possibile per realizzare un sicuro adeguamento sismico della struttura ? 

Risposta:
Prima,  valutare bene i danni subiti e poi decidere se adeguarlo, oppure se demolire l’edificio e ricostruirlo.
Poi nella scelta della ricostruzione, valutare attentamente se delocalizzarlo.
Non va trascurata la scelta se progettare un corretto metodo di adeguamento sismico, MAI affidarsi o consentire la semplice RIPARAZIONE.
Le leggi ci sono e vanno applicate anche quando non farà proprio piacere!


Novembre 2016                                                                                                         Geom. Gianni Tartabini
 

Commenti:

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26 Novembre 2016 alle ore 18:58 - dicleg48

Re: Re: Il terremoto, viscido assassino.
D'accordo con Carlo...: non è il terremoto l'assassino (perlomeno ai tempi nostri) ma il tecnico che non opera secondo coscenza e/o conoscenza (vedi della tecnica e/o della tasca del cliente). Però occorre aggiungere anche la ditta che, per risparmiare sulla realizzazione, riduce al massimo la sicurezzza sul materiale, certo che sia stata inserita una sicurezza massima nei calcoli...??? E' così per tutti i programmi di calcolo in c.a.?

Mi è capitato di osservare in qualche caso di strutture in c.a. degli anni '70, che i correnti verticali esterni dei pilastri estremali siano stati portati verso l'esterno (piegati) all'altezza del primo piano, essendo assente un numero sufficiente di correnti orizzontali e/o staffe nel detto luogo: l'edificio è stato destinato all'abbattimento...
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13 Dicembre 2017 alle ore 17:54 - michelonzo

Re: Il terremoto, viscido assassino.
Letto il post e sulla scorta delle esperienze di sopralluoghi in zone terremotate (L'Aquila, Emilia e ora Marche), trovo che l'analisi sia corretta e circostanziata. All'epoca del terremoto del '97 ero un geometra ventisettenne che cercava di capire cosa stava succedendo, con il mio collega (un architetto specializzato in effetti dell'attività sismica sulle strutture in muratura) facemmo a quell'epoca dei lavori in centro storico su strutture con piccoli danni da sisma (eravamo allora come oggi fuori dal cratere). L'interrogativo di difficile risposta è proprio quello quando demolire, quando "adeguare"?

Personalmente sono profondamente contrario alla delocalizzazione dei centri, vedi il Belice che ben conosco, dove l'effetto estraniante e la perdita d'identità sono gravissimi, ma il mantenere i centri dove si trovano non dovrebbe imporre l'obbligo (troppo spesso imposto per una troppo stringente storicizzazione dei luoghi) di riedificare pari all'antico. D'accordo sul mantenere le tipologie, i volumi, le forme, i colori, anche i materiali in parte, ma le tecnologie devono essere attuali, moderne, addiritturna studiarne di nuove! La fossilizzazione nel ricostruire uguale all'antico crea falsi storici. I nostri antenati non ricostruivano mai come era prima del crollo, sempre si usavano le tecniche aggiornate, nuove, quelle ottimali conosciute all'epoca della ricostruzione.

Quindi cosa dovremmo fare? Prendo ad esempio Amatrice, Pescara o Arquata, forse i centri che hanno subito la maggiore percentuale di crolli, ricostruire sullo stesso posto è fondamentale per l'identità di chi resta e lotta per la propria terra. Ricostruire in maniera seria, perchè i futuri eventi sismici non siano causa che di qualche piccola lesione. Per ciò, che sia c.a., acciaio, legno, muratura, creare (già ci sono) degli standard, fare proprie metodologie neanche troppo complicate, capaci di resistere ai nostri terremoti (per la verità neanche troppo violenti data la natura delle faglie esistenti in Appennino), utilizzando per le finiture e per le facciate materiali locali, che ricordino ciò che è stato, senza fossilizzarsi sul "pittoresco".

Un'ultima cosa che da tempo dico un po' a tutti, creare sul territorio vittima dell'ultimo terremoto, laboratori stabili di studio della ricostruzione post sisma. L'occasione è ghiotta, rendere un territorio oggetto di studio, esempio per chi vuole studiare e vedere "come si fa". La sfida sarebbe grande e avvincente, una possibilità di riscatto sociale ed economico, che potrebbe anche essere oggetto di corsi di laurea. Le Regioni potrebbero allearsi e prendere al volo questo momento, purtroppo qualcosa mi dice che nulla di questo avverrà.

Saluti
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